1956. Tutto accadde in un anno

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1956. Tutto accadde in un anno

20 Aprile 2008

In un vecchio libro di memorie (Il rinnovamento del Pci), il capo
storico della “destra” comunista, Giorgio Amendola, ricorda le reazioni di
Pietro Nenni, leader storico dei socialisti ai tempi frontisti, davanti alla
diffusione del rapporto segreto di Krusciov.

Per l’occasione, l’esponente del
piccì, racconta di un incontro alla Camera, quando il capo socialista gli dice:
“Hai visto quell’irresponsabile di Krusciov cosa ha fatto? Non aveva il diritto
di distruggere un patrimonio comune del movimento operaio, mettendoci in
difficoltà, senza  nemmeno consultarsi
con noi. Perché voi certo non ne sapevate nulla”.

Sempre Amendola, qualche pagina
prima, fornisce altri dettagli sullo “stalinismo zelante di Nenni prima delle
rivelazioni del ’56, del XX congresso e del rapporto segreto”. Ricorda  “un episodio riguardante i giorni in cui
Nenni era a Mosca insieme con lui, Togliatti, Nilde Jotti, ed altri per i
funerali di Stalin, nel marzo del ’53. Andrarono insieme in delegazione e
condivisero il picchetto d’onore accanto alla salme di Stalin. Ci sono
fotografie dove Nenni appare molto impettito accanto al feretro.
Dopo di che ci furono cerimonie ufficiali. Tutta la delegazione fu invitata al
grande teatro Bolscioi per uno spettacolo di balletto. La cosa parve ad
Amendola, nei giorni dei funerali solennissimi e molto patetici di Stalin a
Mosca, un inizio di ‘ridimensionamento’. Davanti alle proteste vivaci di Nenni,
Amendola insiste: ‘Anche su Stalin un giorno ci sarà da rivedere il giudizio’.
A questo punto Nenni si indigna  e dice:
‘Non c’è nulla da rivedere; cosa vuoi rivedere?’”. La lunga citazione si trova
nel bel libro dedicato all’anno terribile 1956 da Luciano Canfora, che sulle
ambiguità, i realismi e le contraddizioni della sinistra italiana e non
insiste. E molto.

Le vicissitudini del XX congresso
sono seguite spesso attraverso le riflessioni memorialistiche (Diario del XX
Congresso) di un suo protagonista avvertito quanto minore. E’ Vittorio Vidali,
ai tempi leader del minuscolo ma autonomo piccì triestino, uno degli eroi fra
virgolette della ricostruzione proposta dallo storico e filologo pugliese.
Accanto al testimone oculare giuliano, Concetto Marchesi, di cui il celebre
intervento all’VIII Congresso di Botteghe Oscure, quando l’insigne latinista  paragonò Stalin a Tiberio, Krusciov a Tacito:
“A Tiberio , uno dei più grandi e infamati imperatori romani, toccò come
giudice Cornelio Tacito, A Giuseppe Stalin invece, meno fortunato, è toccato
Nikita Krusciov”. Per Canfora si tratta di un “giudizio fortemente limitativo,
anzi sprezzante, nei confronti della improvvisata storiografia revisionistica
contenuta nel rapporto segreto”. Infine, sempre lo studioso barese, aggiunge
che Togliatti “si alzò dal suo posto alla presidenza del congresso e andò ad abbracciare
Marchesi”. Un gesto significativo, osserva ancora il saggista, “non perché
Togliatti condividesse in toto quelle parole, né soltanto perché Marchesi era
una grande personalità, ma probabilmente per l’elemento storiografico contenuto
nelle parole di Marchesi, che cioè la storia… si fa coi documenti e con le
prove”.

In fondo, il libro di Canfora è
un po’ in questa nuance. Un misto di finezza intellettuale, gusto per il
dettaglio al limite del capriccio, e di realismo storiografico. Un  realismo, naturalmente, a tratti
opinabilissimo.

Luciano Canfora, 1956. L’anno
spartiacque, Sellerio, pagine 190, euro 12,00.