3/ Sull’aborto Ruini dice cose laiche che i laici non vogliono sentire

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

3/ Sull’aborto Ruini dice cose laiche che i laici non vogliono sentire

05 Settembre 2007

Superata di slancio la boa di metà percorso. Ieri per la
summer school è stata una giornata memorabile. I corsi nella mattinata sono
andati avanti senza intoppi, confermando il buon livello dei docenti e
l’interesse dei discenti. C’era già attesa, però, per l’intervento che avrebbe
inaugurato il pomeriggio: era in programma la lectio magistralis di S.E.
Reverendissima Cardinal Camillo Ruini.

L’attesa non è andata delusa. Nella prima parte, per
circa quaranta minuti, il cardinale ha intrattenuto l’auditorio sul suo libro
edito dall’editore Cantagalli, Verità di Dio e verità dell’uomo. Benedetto XVI
e le grandi domande del nostro tempo. Si tratta di un piccolo libro e non di un
libretto, come ha più volte ripetuto il cardinale. Perché affronta quanto meno
tre nodi epocali. Descrive, innanzi tutto, la sfida insita nella “nuova
questione antropologica”, che affonda fino alla messa in discussione
dell’essenza dell’uomo e dei suoi fondamenti. Delinea, quindi, i pericoli di
questa sfida individuati nella perniciosa alleanza, a suo tempo denunziata già%0D
da Giovanni Paolo II, tra democrazia e relativismo. Perché se persino i
fondamenti dell’uomo divengono materia di scontro politico e si determinano
secondo il principio di maggioranza, automaticamente si annulla la possibilità
di fondare il vivere sociale su un minimo di presupposti condivisi e
indisponibili. Quindi, al cospetto di questa sfida, il libro illustra la
risposta che il pontificato di Benedetto XVI sta provando a fornire: allargare
il concetto di razionalità a territori nei quali ragione e spiritualità possano
tornare ad incontrarsi.

A questa esposizione ricca e logicamente rigorosa ha
fatto seguito un’ora di domande da parte degli studenti e anche di qualche
docente. Ruini sui suoi appunti ne ha annotate 13. Non si è mai sottratto. Ha
parlato di principi previi, di Welby e dell’accanimento terapeutico,
dell’interpretazione del Concilio Vaticano II, della sfida demografica e ha
persino abbozzato il suo ideal-tipo di uomo politico. Molte delle risposte
contenevano una notevole carica polemica. Ad esempio, quella nella quale egli
ha stigmatizzato il tentativo ermeneutico di leggere il Concilio come un nuovo
inizio, in opposizione a tutta la precedente storia della Chiesa. Il
riferimento alla c.d. “scuola di Bologna” è stato implicito ma non oscuro.
Anche se non è stato colto.

Ciò su cui si è invece concentrata l’attenzione dei tanti
giornalisti convenuti è stato il riferimento all’aborto, a riprova che la 194
resta un nervo scoperto che fa perdere le staffe anche ai più placidi. Vale la
pena ricostruire la sequenza. Una ragazza ha chiesto al cardinale: se la
politica è l’arte del compromesso, come può un cattolico conciliarne la pratica
con il rispetto di principi non negoziabili? La risposta è stata da manuale:
esiste un ambito che, per chi ha fede, non può essere oggetto di trattative. Ma
ciò non significa che non vadano accettate, democraticamente, le decisioni
della maggioranza anche quando queste sono avverse a quei principi. In quei
casi, il credente deve saper restare in minoranza. Non significa neppure, però,
che nel caso vi sia la possibilità di migliorare le cose avvicinando ciò che la
fede richiede, ci si debba tirare indietro.

A questo punto, ho preso la parola cercando una
traduzione empirica delle parole del Cardinale. Gli ho chiesto: di fronte al
dramma dell’aborto selettivo e di pratiche eugenetiche che rischiano di
sfociare in un nuovo razzismo tanto più pericoloso in quanto legato al senso
comune e non a un’ideologia, non sarebbe auspicabile mettere da parte la divisione
tra abortisti e anti-abortisti per scrivere insieme dei nuovi principi guida
della 194 che tengano conto delle novità tecnico-scientifiche maturate nei
quasi quarant’anni che la legge è in vigore? Ruini ha aderito a questa
proposta, affermando chiaramente che per la Chiesa l’esistenza della 194 non è
in discussione, per quanto un cattolico non possa approvarla. Semmai lo è la
sua attualità rispetto a situazioni non previste al momento dell’approvazione.

Mi sarei atteso se non apprezzamento quanto meno
un’attenzione critica da parte dei c.d. laici nostrani al cospetto di
quest’apertura. E una loro preoccupazione di fronte a derive razzistiche
evidenti che dovrebbero turbare i sonni di tutti quanti. Ma, è una vecchia
storia, quando il dito indica la luna gli stolti guardano il dito. E così, poco
dopo, si è aperta la canea via agenzie di stampa: la Summer School di Magna
Carta si sarebbe prestata a una pericolosissima invadenza del potere Vaticano.

Come spesso accade in questi casi, chi vive in prima
persona gli avvenimenti dipinti con le tinte più truci li percepisce in
tutt’altra luce. A tutti noi Ruini è apparso nelle vesti di un anziano maestro
armato solamente della sua saggezza, di una incredibile chiarezza e dell’amore
per l’insegnamento. Resta la soddisfazione dei complimenti che ha fatto ai
ragazzi alla fine della sua lezione, che nessuna agenzia ha potuto scalfire. Mi
ha detto: “le domande non erano semplici. Dimostrano stoffa. State lavorando
bene, andate avanti”. E’ stato sufficiente per essere soddisfatti. Oggi
provvederemo a rispondere alle polemiche, almeno alle più insensate.