Fede e Ragione marciano insieme verso la Verità
21 Aprile 2008
OMELIA DI BENEDETTO XVI
Yankee
Stadium, Bronx, New York
V Domenica
di Pasqua, 20 aprile 2008
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,
nel Vangelo che abbiamo or ora ascoltato, Gesù dice ai suoi Apostoli di
riporre la loro fede in lui, poiché egli è “la via, la verità e la
vita” (Gv 14,6). Cristo è la via che conduce al Padre, la verità
che dà significato all’umana esistenza, e la sorgente di quella vita che
è gioia eterna con tutti i Santi nel Regno dei cieli. Prendiamo il Signore in
parola! Rinnoviamo la fede in lui e mettiamo ogni nostra speranza nelle sue
promesse!
Con questo incoraggiamento a perseverare nella fede di Pietro (cfr Lc
22,32; Mt 16,17), vi saluto tutti con grande affetto. Ringrazio il
Cardinale Egan per le cordiali parole di benvenuto pronunciate a vostro nome.
In questa Messa la Chiesa che è negli Stati Uniti celebra il 200° anniversario
della creazione delle sedi di New York, Boston, Filadelfia e Louisville dallo
smembramento della sede madre di Baltimora. La presenza, attorno a questo
altare, del Successore di Pietro, dei suoi confratelli Vescovi e sacerdoti, dei
diaconi, dei consacrati e delle consacrate, come pure dei fedeli laici
provenienti dai 50 Stati dell’Unione, manifesta in maniera eloquente la
nostra comunione nella fede cattolica che ci è giunta dagli Apostoli.
La celebrazione odierna è anche un segno della crescita impressionante che
Dio ha concesso alla Chiesa nel vostro Paese nei trascorsi duecento anni. Da
piccolo gregge come quello descritto nella prima lettura, la Chiesa in America
è stata edificata nella fedeltà ai due comandamenti dell’amore a Dio e
dell’amore al prossimo. In questa terra di libertà e di opportunità, la
Chiesa ha unito greggi molto diversi nella professione di fede e, attraverso le
sue molte opere educative, caritative e sociali, ha contribuito in modo
significativo anche alla crescita della società americana nel suo insieme.
Questo grande risultato non è stato senza sfide. La prima lettura odierna,
dagli Atti degli Apostoli, parla di tensioni linguistiche e culturali presenti
già all’interno della primitiva comunità ecclesiale. Nello stesso tempo,
essa mostra la potenza della Parola di Dio, proclamata autorevolmente dagli
Apostoli e ricevuta nella fede, per creare un’unità capace di trascendere
le divisioni provenienti dai limiti e dalle debolezze umane. Ci viene qui
ricordata una verità fondamentale: che l’unità della Chiesa non ha altro
fondamento se non quello della Parola di Dio, divenuta carne in Cristo Gesù
nostro Signore. Tutti i segni esterni di identità, tutte le strutture,
associazioni o programmi, per quanto validi o addirittura essenziali possano
essere, esistono in ultima analisi soltanto per sostenere e promuovere la più
profonda unità la quale, in Cristo, è dono indefettibile di Dio alla sua
Chiesa.
La prima lettura mostra, inoltre, come vediamo nell’imposizione delle
mani sui primi diaconi, che l’unità della Chiesa è
“apostolica”, cioè un’unità visibile fondata sugli Apostoli,
che Cristo ha scelto e costituito come testimoni della sua risurrezione, ed è
nata da ciò che la Scrittura chiama “l’obbedienza della fede”
(Rm 1,5; At 6,7).
“Autorità”… “obbedienza”. Ad essere franchi,
queste non sono parole facili da pronunciare oggi. Parole come queste
rappresentano una “pietra d’inciampo” per molti nostri
contemporanei, specie in una società che giustamente dà grande valore alla
libertà personale. Eppure, alla luce della nostra fede in Gesù Cristo –
“la vita, la verità e la vita” – arriviamo a vedere il senso
più pieno, il valore e addirittura la bellezza, di tali parole. Il Vangelo ci
insegna che la vera libertà, la libertà dei figli di Dio, può essere trovata
soltanto nella perdita di sé che è parte del mistero dell’amore. Solo
perdendo noi stessi, il Signore ci dice, ritroviamo veramente noi stessi (cfr
Lc 17,33). La vera libertà fiorisce quando ci allontaniamo dal giogo del
peccato, che annebbia le nostre percezioni e indebolisce la nostra
determinazione, e vede la fonte della nostra felicità definitiva in lui, che è
amore infinito, libertà infinita, vita senza fine. “Nella sua volontà vi
è la nostra pace”.
conversione alla sua verità, quella verità che ci rende liberi (cfr Gv
8,32). E tale libertà nella verità porta nella sua scia un nuovo e liberante
modo di guardare la realtà. Quando ci poniamo nel “pensiero di
Cristo” (cfr Fil 2,5), ci si aprono nuovi orizzonti! Alla luce
della fede, dentro la comunione della Chiesa, troviamo anche
l’ispirazione e la forza per diventare lievito del Vangelo in questo
mondo. Diveniamo luce del mondo, sale della terra (cfr Mt 5,13-14), a
cui è affidato l’“apostolato” di conformare le nostre vite ed
il mondo in cui viviamo sempre più pienamente al piano salvifico di Dio.
La visione magnifica di un mondo trasformato dalla verità liberante del
Vangelo è riflessa nella descrizione della Chiesa che troviamo nella seconda
lettura di oggi. L’Apostolo ci dice che Cristo, risorto dai morti, è la
pietra d’angolo di un grande tempio che viene edificato ancor oggi nello
Spirito. E noi, membra del suo corpo, mediante il Battesimo siamo diventati
“pietre vive” di quel tempio, partecipando per grazia alla vita di
Dio, benedetti con la libertà dei figli di Dio, e resi capaci di offrire
sacrifici spirituali piacevoli a lui (cfr 1 Pt 2,5). Qual è questa
offerta che siamo chiamati a fare, se non quella di rivolgere ogni pensiero,
parola o atto alla verità del Vangelo e porre ogni nostra energia al servizio
del Regno di Dio? Solo così possiamo costruire con Dio, sul fondamento che è
Cristo (cfr 1 Cor 3,11). Solo così possiamo edificare qualcosa che sia
realmente durevole. Solo così la nostra vita trova il significato ultimo e
porta frutti duraturi.
Oggi ricordiamo i duecento anni di un lavacro nella storia della Chiesa
negli Stati Uniti: il suo primo grande capitolo della crescita. In questi 200
anni il volto della comunità cattolica nel vostro Paese è grandemente cambiato.
Pensiamo alle ondate successive di emigranti le cui tradizioni hanno così
grandemente arricchito la Chiesa in America. Pensiamo alla fede forte che ha
edificato la rete di chiese, di istituzioni educative, di salute e sociali che
da lungo tempo sono il marchio distintivo della Chiesa in questa terra.
Pensiamo anche a quegli innumerevoli padri e a quelle madri che hanno trasmesso
la fede ai figli, il ministero quotidiano dei molti sacerdoti che hanno speso
la propria vita nella cura delle anime, il contributo incalcolabile di così
numerosi consacrati e consacrate, i quali non solo hanno insegnato ai bimbi a
leggere e a scrivere, ma hanno anche ispirato in loro un desiderio di tutta la
vita di conoscere Dio, di amarlo e di servirlo. Quanti “sacrifici
spirituali graditi a Dio” sono stati offerti nei trascorsi due secoli! In
questa terra di libertà religiosa i cattolici hanno trovato non soltanto la
libertà di praticare la propria fede ma anche di partecipare pienamente alla
vita civile, recando con sé le proprie convinzioni morali nella pubblica arena,
cooperando con i vicini nel forgiare una vibrante società democratica. La celebrazione
odierna è più che un’occasione di gratitudine per le grazie ricevute: è
un richiamo a proseguire in avanti con ferma determinazione ad usare
saggiamente delle benedizioni della libertà, per edificare un futuro di
speranza per le generazioni future.
“Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa,
il popolo che Dio si è acquisito perché proclami le opere meravigliose di
lui” (1 Pt 2,9). Queste parole dell’apostolo Pietro non ci
ricordano soltanto la dignità che ci è propria per grazia di Dio, ma sono anche
una sfida ad una fedeltà sempre più grande alla gloriosa eredità ricevuta in
Cristo (cfr Ef 1,18). Ci sfidano ad esaminare le nostre coscienze, a
purificare i nostri cuori, a rinnovare l’impegno battesimale a respingere
satana e tutte le sue vuote promesse. Ci sfidano ad essere un popolo della
gioia, araldi della speranza che non perisce (cfr Rm 5,5) nata dalla
fede nella parola di Dio e dalla fiducia nelle sue promesse.
Ogni giorno in questa terra voi e molti dei vostri vicini pregano il Padre
con le parole stesse del Signore: “Venga il tuo Regno”. Tale
preghiera deve forgiare la mente ed il cuore di ogni cristiano in questa
Nazione. Deve portar frutto nel modo in cui vivete la vostra esistenza e nella
maniera nella quale costruite la vostra famiglia e la vostra comunità. Deve
creare nuovi “luoghi di speranza” (cfr Spe
salvi, 32 ss) in cui il Regno di Dio si fa presente in tutta la sua
potenza salvifica.
Pregare con fervore per la venuta del Regno significa inoltre essere
costantemente all’erta per i segni della sua presenza, operando per la
sua crescita in ogni settore della società. Vuol dire affrontare le sfide del
presente e del futuro fiduciosi nella vittoria di Cristo ed impegnandosi per
l’avanzamento del suo Regno. Questo significa non perdere la fiducia di
fronte a resistenze, avversità e scandali. Significa superare ogni separazione
tra fede e vita, opponendosi ai falsi vangeli di libertà e di felicità. Vuol
dire inoltre respingere la falsa dicotomia tra fede e vita politica, poiché
come ha affermato il Concilio Vaticano II, “nessuna attività umana,
neanche nelle cose temporali, può essere sottratta al dominio di Dio” (Lumen
gentium, 36). Ciò vuol dire agire per arricchire la società e la cultura
americane della bellezza e della verità del Vangelo, mai perdendo di vista
quella grande speranza che dà significato e valore a tutte le altre speranze
che ispirano la nostra vita.
Questa, cari amici, è la sfida che pone oggi a voi il Successore di Pietro.
Quale “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa”, seguite
con fedeltà le orme di quanti vi hanno preceduto! Affrettate la venuta del
Regno di Dio in questa terra! Le passate generazioni vi hanno lasciato
un’eredità straordinaria. Anche ai nostri giorni la comunità cattolica di
questa Nazione è stata grande nella testimonianza profetica in difesa della
vita, nell’educazione dei giovani, nella cura dei poveri, dei malati e
dei forestieri tra voi. Su queste solide basi il futuro della Chiesa in America
deve anche oggi iniziare a sorgere.
Ieri, non lontano da qui, sono stato colpito dalla gioia, dalla speranza e
dall’amore generoso per Cristo che ho visto sul volto di tanti giovani
riuniti a Dunwoodie. Essi sono il futuro della Chiesa e hanno diritto a tutte
le preghiere e ad ogni sostegno che possiamo dar loro. Così desidero concludere
aggiungendo una parola di incoraggiamento per loro. Cari giovani amici, come i
sette uomini “ripieni di Spirito e di saggezza” ai quali gli
Apostoli affidarono la cura della giovane Chiesa, possiate anche voi alzarvi e
assumervi la responsabilità che la fede in Cristo vi pone innanzi! Possiate
trovare il coraggio di proclamare Cristo “lo stesso ieri, oggi e sempre”
e le immutabili verità che hanno fondamento in lui (cfr Gaudium
et spes, 10; Eb 13,8): sono verità che ci rendono liberi! Si tratta
delle sole verità che possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti
di ogni uomo, donna e bambino nel mondo, compresi i più indifesi tra gli esseri
umani, i bimbi non ancora nati nel grembo materno. In un mondo in cui, come Papa
Giovanni Paolo II parlando in questo stesso luogo ci ricordò, Lazzaro continua
a bussare alla nostra porta (Omelia
allo Yankee Stadium, 2 ottobre 1979, n. 7), fate in modo che la vostra
fede e il vostro amore portino frutto nel soccorrere i poveri, i bisognosi e i
senza voce. Giovani uomini e donne d’America, io insisto con voi: aprite
i cuori alla chiamata di Dio a seguirlo nel sacerdozio e nella vita religiosa.
Vi può essere un segno di amore più grande di questo: seguire le orme di
Cristo, che si rese disponibile a dare la propria vita per i suoi amici (cfr
Gv 15,13)?
Nel Vangelo odierno il Signore promette ai discepoli che faranno opere ancor
più grandi delle sue (cfr Gv 14,12). Cari amici, soltanto Dio nella sua
provvidenza sa che cosa la sua grazia deve ancora compiere nelle vostre vite e
nella vita della Chiesa negli Stati Uniti. Nel frattempo, la promessa di Cristo
ci riempie di sicura speranza. Uniamo perciò la nostra preghiera alla sua,
quali pietre vive di quel tempio spirituale che è la sua Chiesa una, santa,
cattolica e apostolica. Alziamo gli occhi a lui, poiché anche adesso sta
preparando un posto per noi nella casa del Padre suo. E rafforzati dallo
Spirito Santo, lavoriamo con rinnovato zelo per la diffusione del suo Regno.
“Beati quanti crederanno” (cfr 1 Pt 2,7). Rivolgiamoci a
Gesù! Lui soltanto è la via che conduce all’eterna felicità, la verità
che soddisfa i desideri più profondi di ogni cuore, e la vita che offre gioia e
speranza sempre nuove a noi e al nostro mondo. Amen.