Sul federalismo fiscale il Pd sbaglia i calcoli e fa tanto rumore per nulla
28 Dicembre 2010
Nella categoria dei dilettanti allo sbaraglio un buon posto in graduatoria può certamente spettare al perito agrario Marco Stradiotto , senatore del Pd , membro della Commissione finanze e tesoro e di quella sul federalismo fiscale, eletto nel Veneto, che ha fatto uno suo studio sugli effetti del federalismo fiscale , con riguardo alla riforma tributaria, per i bilanci dei comuni italiani, soffermandosi solo sulla parte riguardante la tassa di registro e tasse ipotecarie, l’Irpef sugli immobili e sull’introito che dovrebbe venire dalla cedolare secca sugli affitti in cambio di trasferimenti in denaro ai medesimi.
Questo studio merita attenzione essenzialmente per due ragioni. Innanzitutto perché è stato riportato con grande enfasi da La Repubblica e da Il Corriere della Sera e altri giornali, in quanto esso lancia un grido di allarme fragoroso ma infondato: con questa riforma, dei 92 comuni capoluogo considerati, 52 otterrebbero benefici dalla soluzione proposta mentre gli altri 40 verrebbero penalizzati, e di conseguenza alcuni di questi Enti dovrebbero attingere dal fondo perequativo di riequilibrio per garantirsi le entrate necessarie a gestire i servizi .
Il Comune capoluogo che otterrebbe i maggiori benefici dalla riforma, sarebbe Olbia con un incremento delle entrate del 180%, seguito dal Comune di Imperia con un incremento del 122%, poi verrebbe il Comune di Parma con il 105% in più seguito da Rimini con il 74% mentre il Comune capoluogo più penalizzato sarebbe l’Aquila con un taglio del 66% rispetto al 2010, poi verrebbe Napoli con un taglio del 61% rispetto al 2010 , poi verrebbe Messina con un taglio del 59% rispetto al 2010. La seconda ragione per cui vale la pena di occuparsi di questo “studio” è che esso mostra quanta immaturità vi sia nel Pd con riguardo alla tematica tributaria del federalismo e, in genere, con riferimento ai principi del sistema di finanza pubblica favorevole alla crescita economica in una economia di mercato efficiente. Tralascio di aggiungere che questa critica si potrebbe estendere ai quotidiani che hanno rilanciato questa indagine con una enfasi immeritata, perché ritengo che i giornalisti che hanno messo in pagina la notizia e vi hanno fatto titoli allarmistici non siano entrati nel merito, abbiano semplicemente assolto a un compito strumentale di informazione contaminata da pregiudizio per cui ogni scelta del governo Berlusconi è sbagliata e va criticata. Esso sbaglia quando non fa le riforme, ma deve per forza sbagliare anche quando le fa.
La prima critica che fa il nostre senatore , che nella attività precedente al laticlavio si era dedicato al commercio agricolo , è che questo provvedimento comporterebbe per i Comuni una perdita di 445 milioni di euro. Poiché in Italia ci sono circa 60 milioni di abitanti, la perdita in questione è di 7,4 euro pro capite. Ma il calcolo è sbagliato. Infatti il gettito preso in considerazione riguarda tributi sulle operazioni immobiliari in un periodo non favorevole. Queste operazioni sono destinate ad accrescersi in quantità ed in valore con la ripresa dell’espansione del mercato. D’altra parte, la cedolare secca sul reddito sugli immobili, devoluta agli enti locali non darà un gettito equivalente a quello della tassazione attuale del loro imponibile nell’Imposta personale sul reddito, innanzitutto perché la sostanziosa riduzione dell’imposta indurrà i proprietari a far emergere gli affitti in nero, onde avere la certezza dei contratti, in cambio di una tassazione moderata.
Nel medio e lungo termine la minor tassazione renderà più conveniente l’investimento nell’edilizia abitativa, portando al recupero e al miglioramento degli edifici male utilizzati e dotati di scadenti manutenzioni. Inoltre i Comuni percettori del gettito saranno stimolati a far controlli degli immobili che evadono in tutto o in parte il tributo. Il federalismo fiscale, con la assegnazione agli enti locali dell’autonomia tributaria in cambio di trasferimenti predeterminati mira proprio a questo effetto: i Comuni virtuosi, che si daranno maggiormente da fare, otterranno un incremento di gettito differenziale rispetto agli altri e in confronto alla entità dei trasferimenti in precedenza ottenuti. E ciò consentirà loro di ridurre carichi tributari o di diminuire gli indebitamenti o di aumentare le spese. E i loro elettori giudicheranno tali scelte, premiando gli amministratori che fanno quelle migliori, dal punto di vista dei cittadini-contribuenti che pagano le imposte e ricevono i benefici delle pubbliche spese.
Così la graduatoria di chi ci perderà e di chi ci guadagnerà sarà molto diversa da quella che il senatore del Pd ha calcolato. Da questo punto di vista i Comuni meridionali come Napoli e Messina che secondo Marco Stradiotto avrebbero una perdita rilevante di gettito rispetto alla situazione attuale, potrebbero invece ottenere un guadagno netto. Infatti va tenuto presente che la perdita è valutata sulla base del gettito delle imposte indirette sugli immobili oltreché di quello della cedolare secca sugli affitti. Ora i comuni avrebbero interesse non solo a controllare il mercato dei fitti, ma anche quello delle compravendite immobiliari. E a ciò si aggiunge la prevedibile ripresa di questo mercato.
Quanto alla presunta perdita di gettito del Comune de l’Aquila, questa non sussiste, perché il sisma ha distrutto una parte rilevante del patrimonio immobiliare di questo comune e lo Stato ha disposto al riguardo, provvidenze particolari. Il grido d’allarme del senatore Stradiotto è, dunque, del tutto ingiustificato. Questo segmento di federalismo tributario darà perdite di gettito solo ai comuni irresponsabili. Ma occorre aggiungere che, comunque, è infondata l’illazione per cui i comuni che non riuscissero a ottenere un gettito equivalente per questi tributi dovrebbero ridurre i propri servizi pubblici, salvo qualora possano accedere a contributi del fondo perequativo, che è rivolto ad assicurare che ciascun ente regionale o locale abbia abbastanza risorse per fornire i suoi servizi pubblici essenziali, sulla base di standard minimi.
Infatti il sistema nel federalismo tributario, la tassazione degli immobili è solo una componente limitata. Il sistema include anche la devoluzione di altri tributi , nel campo delle imposte dirette ed indirette, in misure e con modalità che non sono ancora interamente definite. Quindi, attualmente, non è possibile una quantificazione complessiva. La disamina dell’indagine del senatore Stradiotto potrebbe finire qui, con la conclusione “tanto rumore per nulla”. Ma occorre aggiungere una ulteriore considerazione: di fronte alla cedolare secca sugli affitti delle persone fisiche, che comporta una sostanziale riduzione di carico fiscale, con il passaggio dalla attuale’aliquota progressiva a una moderata aliquota proporzionale, la reazione di questo esponente del Pd membro della Commissione Finanze e Tesoro oltreché di quella per la attuazione del federalismo fiscale, non è quella di elogio per una misura che mira ad assicurare un gettito eguale o maggiore grazie alla emersione di immobili sommersi e alla maggior dinamica dell’edilizia abitativa.
La reazione è quella della critica alla politica di riduzione delle imposte, con lo sguardo rivolto al primato della spesa pubblica. Se questa è la visuale economico-sociale del Pd, ciò significa che esso è rimasto alle vecchie idee della sinistra statalista.