C’è qualcuno che non si vede dietro le inchieste contro Berlusconi?
10 Febbraio 2011
Per cercare di comprendere un Paese come l’Italia è innanzitutto necessario non farsi distrarre dal discromatico e dissonante teatrino quotidianamente imbastito da gran parte della nostra stampa, molto più simile all’assordante e petulante chiacchiericcio dei pappagalli delle giungle tropicali che all’atmosfera asciutta e rarefatta delle foreste delle Alpi e dell’Europa continentale.
Il teatrino quotidiano confonde anche gli osservatori stranieri i quali, spesso, oltre a non comprendere l’Italia, commettono anche l’errore di sottovalutarla. Si tende, in particolare, a dimenticare che anche la storia dell’ultimo secolo ha dimostrato chiaramente che molti importanti fenomeni politici, iniziati in Italia ed erroneamente ritenuti peculiari al nostro Paese, si sono poi propagati al resto dell’Europa.
Gli esempi recenti, sia positivi che negativi, del nostro Paese quale laboratorio politico europeo sono macroscopici. Il più importante è stato il fascismo. Dopo neanche 15 anni dalla marcia su Roma, oltre metà dell’Europa era fascista o filofascista. L’ondata raggiunse anche Paesi che rimasero complessivamente estranei: ad esempio, nelle elezioni politiche del 1931, i fascisti inglesi di Sir Oswald Mosley, che si ispiravano dichiaratamente a Benito Mussolini, raggiunsero il 16% dei consensi. Nel 1922, pochi avevano previsto tali sviluppi.
Negli anni 60, l’apertura della Democrazia Cristiana al Partito Socialista e la nazionalizzazione dell’industria elettrica fu certamente un altro segnale dall’ impatto fortemente innovativo per altri Paesi europei. Ancora, il terrorismo di estrema sinistra sembrava un fenomeno sostanzialmente italiano (le Brigate Rosse) ed un po’ tedesco (la RAF), ma verso la fine degli anni 70 la moltiplicazione di gruppi e gruppuscoli violenti raggiunse Francia, Belgio ed altri Paesi europei. Il sequestro e l’uccisione di Moro chiusero barbaramente il 68 italiano – durato ben 10 anni, e non qualche mese come in Francia.
Il fenomeno più recente è il ritorno della destra italiana nei primi anni Novanta. Ricordiamo tutti le “ondate di sdegno” in vari Paesi europei, fino alle mancate strette di mano ai nostri Ministri, dal Belgio alla Grecia. Guardiamoci intorno oggi, ben 16 anni dopo: la destra italiana è più radicata e generalmente più moderata di altri partiti di destra che nel frattempo sono arrivati al governo in Danimarca, Olanda, Svizzera, Ungheria ed Austria, e che si trovano all’opposizione in Finlandia, Francia e Svezia.
Alcuni di questi partiti non sono moderati, molti sono sorti nell’ultimo decennio ed hanno alterato il quadro politico interno, anche nei Paesi storicamente più tolleranti d’Europa, quali Olanda e Svezia. Nel 1994, pochi avevano anticipato tali sviluppi. Con buona pace di molti osservatori europei affetti da miopia analitica o da pregiudizi nei confronti del nostro Paese, una domanda sensata da porsi è la seguente: quanto sta succedendo in Italia è specifico e peculiare al nostro Paese o è altresì anticipatorio di una tendenza europea?
La risposta non è facile, anche perché dipende dal giudizio su cosa stia effettivamente accadendo nel nostro Paese. Secondo la nostra opposizione politica-giudiziaria-mediatica, in Italia sarebbe in corso una rivolta pacifica e civile contro gli abusi di Silvio Berlusconi. L’ipotesi appare veramente peregrina, dato che la rivolta non appare né pacifica e né civile, tanto nei suoi risvolti giudiziari che mediatici, e sopratutto resta in capo ad una minoranza; mentre i presunti abusi di Silvio Berlusconi, dal punto di vista della maggioranza, sono pure invenzioni.
Quanto ai comportamenti nella (sacrosanta) sfera privata, basterebbe ricordare i Presidenti statunitensi Kennedy e Johnson, il Presidente francese Mitterrand, nonché vari politici di casa nostra, di ieri e di oggi.
L’altra lettura vorrebbe, invece, è che una parte della magistratura italiana miri in realtà ad una forma di Esecutivo inedita in Occidente: il Governo dei Giudici. Possiamo rimanere relativamente tranquilli: primo, non ci riuscirà mai, secondo, tale fenomeno non sarebbe anticipatorio di una tendenza europea.
Negli altri Paesi europei, infatti, non esistono correnti organizzate di giudici che predicano il cambiamento dei “rapporti di classe” e la trasformazione progressista della società a colpi di procedimenti e sentenze; i giudici appaiono per lo più onesti ed imparziali; ed i Pubblici Ministeri non dipendono da un organismo corporativo quale il CSM, ma dai relativi Ministeri della Giustizia, senza che nessuna persona sensata si azzardi a sproloquiare di neofascismo.
Il discorso cambia qualora si ritenga, invece, che in Italia alcune lobbies politiche, giudiziarie e mediatiche stiano da tempo cercando di rovesciare il Governo democraticamente eletto di Silvio Berlusconi, attraverso mezzi non democratici, e con il sostegno di non completamente identificate lobbie straniere. Possiamo certamente credere ad una logica essenzialmente endogena per alcuni protagonisti della nostra opposizione, quali ad esempio Pierluigi Bersani e Rosy Bindi.
Ma quando passiamo ai vari Fini, Di Pietro, De Benedetti, Santoro, Lerner, Travaglio, etc, e a certi spezzoni militanti della nostra magistratura, è difficile pensare che non ci siano sostegni internazionali. In tale ottica, purtroppo, né l’Italia e né l’Europa possono restare tranquille. Se l’Italia – dal Pil superiore a quella di Spagna, Irlanda, Grecia e Portogallo messi insieme – dovesse infatti essere spinta nel vortice speculativo da colpi di mano interni, la prima, ulteriore, vittima sarebbe, quasi sicuramente, l’Euro.
Ma, su un altro piano, qualora si riuscisse, in Italia, ad abbattere un Governo democraticamente eletto dal popolo, siamo proprio sicuri che il fenomeno non si estenderebbe, prima o poi, anche ad altri Paesi europei? E con quali esiti per le democrazie europee? Forse, oltre a leggere quello che scrivono i media, bisognerebbe conferire maggiore attenzione a quello che succede nei media. Ed osservare quello che accade in altri Paesi.
In Italia, si continua stranamente ad ignorare l’enorme scandalo delle intercettazioni telefoniche, ancora non chiarito in Gran Bretagna. Le segreterie telefoniche della Casa Reale britannica e di molti esponenti politici di primissimo piano quali Lord Peter Mandelson, ex Commissario Ue per il Commercio, Peter Kilfoyle, ex Ministro della Difesa, etc, a partire dal 2005-6 sono state intercettati da giornalisti del gruppo “News of the World”, di proprietà di Rupert Murdoch.
Ci sono stati alcuni arresti, le indagini sono ancora in corso e, secondo molti osservatori britannici, appare difficile che le intercettazioni abbiano rappresentato un iniziativa isolata da parte di giornalisti e dipendenti del colosso dei media di Murdoch (proprietario di Sky), la cui collaborazione con le autorità giudiziarie è inoltre ritenuta molto scarsa. Siamo sicuri che quanto sta accadendo in Italia nei confronti di Silvio Berlusconi non abbia proprio nulla a che vedere con lo scandalo britannico? Il fatto che le intercettazioni, in Italia, sono state ordinate da alcuni giudici, è assolutamente sufficiente ad eliminare questo dubbio?
Ove la giustizia britannica provasse che l’impero multinazionale dei media News of the World/Sky di Rupert Murdoch ha spiato la Casa Reale ed il Governo britannico, come solo un servizio segreto di un Paese ostile, tale fatto riguarderebbe solo il Regno Unito? E nella probabile ipotesi in cui la giustizia britannica non riuscisse a provare l’esistenza di un piano preordinato da parte di News of the World/Sky, la questione potrebbe considerarsi interamente risolta nei suoi risvolti politici anche internazionali?
Ancora. Perché i mass media nazionali ed internazionali dovrebbero essere esentati dai requisiti di democraticità e trasparenza ormai universalmente richiesti, in Occidente, ai partiti politici? E perché, mentre tutti sono a conoscenza del nuovo quotidiano digitale “Daily” appena lanciato da News of the World/Sky per iPad sul mercato statunitense, quasi nessuno, fuori dalla Gran Bretagna, è al corrente dell’agghiacciante sospetto di spionaggio sul Governo britannico?
Sono domande inadeguate o troppo complicate per il nostro Paese e per l’Europa? Non credo: al massimo potrebbero essere solo premature. Nel frattempo, sarà opportuno sorvegliare attentamente tutti gli sviluppi delle vicende in questione, senza incomprensioni e sottovalutazioni, in Gran Bretagna ed in Italia. Anche perché in Gran Bretagna si è “solo” spiato, mentre in Italia si cerca di abbattere un Governo democraticamente eletto, attraverso procedimenti giudiziari e l’illegale e diffamatoria divulgazione delle intercettazioni dagli uffici giudiziari alla stampa – fatto che in Gran Bretagna non potrebbe mai accadere, ma che in Italia, invece, continua ad accadere ed a restare assolutamente impunito.
Il sospetto che quella che oggi sembra una “commedia all’italiana” in realtà dissimuli un nuovo laboratorio politico sui rapporti di forza tra Governi democraticamente eletti e le lobbie dei mass media nazionali ed internazionali, dovrebbe richiamare vivissima attenzione anche da parte dei Governi democratici amici, specialmente in Europa. Parliamoci chiaro: oggi accade a noi, ma domani potrebbe accadere anche a voi. E nessuno parlerebbe più di “commedia all’italiana”.