Basta con il sistema anglosassone: nella crisi subprime è stato un autentico disastro. La Bundeskanzlerin si fa avanti con una proposta tutta europea: un’agenzia di rating targata UE. Basterà?
Prima di involarsi per il G-8 a Osaka, Angela Merkel, al termine del vortice di incontri di questi giorni (Medvedev prima, Sarkozy poi) ha lanciato un messaggio inequivocabile: l’attuale assetto di agenzie di rating indipendenti ha fallito.
Il sistema non ha fatto, cioé, quello per cui era concepito – segnalare i rischi al mercato e consentire agli investitori un adeguato apprezzamento – e ha solo gravato di costi aggiuntivi imprese e investitori.
Le varie Standard&Poor’s, Fitch, Moody’s, ecc ecc si comportano come un cartello. Le commissioni che percepiscono sono molto laute – come è tipico di mercati drastificati – e rappresentano (meglio: dovrebbero rappresentare) il prezzo dell’indipendenza e della libertà di giudizio.
Ma i frantumi dei mercati finanziari smentiscono ogni accattivante proclama delle agenzie stesse.
Il sistema attuale ha fallito e non dà segno di miglioramento: basta vedere i continui aumenti di capitale di Lehman Brothers per rinfrescarsi le idee. Le agenzie non hanno saputo, potuto o voluto vedere il marcio nei bilanci. E quindi hanno fallito in pieno.
Ora, Angela Merkel è una donna da sempre pratica. Non le sono mai piaciuti i proclami astratti e lontani dalla realtà, e preferisce un approccio metodico per arrivare alla soluzione dei problemi.
Se, come ha fatto con la sua intervista al Financial Times, attacca frontalmente i “guardiani del sistema” finanziario, ha le sue buone ragioni per farlo.
La crisi subprime e il tonfo della finanza strutturata hanno certamente rivelato centinaia di miliardi di euro di crediti marci annidati nei bilanci delle banche e dei loro veicoli non consolidati, il mercimonio finanziario di titoli “impacchettati” sui mercati secondari, le spericolate acrobazie dei sistemi di tesoreria finanziaria, e mille altri sgradevoli dettagli che i più ignoravano.
In un crescendo intensissimo, la struttura aperta dei mercati finanziari, la caduta dei controlli e le nuove tecniche della finanza hanno infatti sancito la rottura del vecchio equilibrio tra rischio e responsabilità, aprendo una tragica asimmetria, quella tra origine del rischio e responsabilità per il rischio.
Questa stessa asimmetria, manifestandosi in tutto il suo fragore ha messo a nudo il fallimento dei “guardiani del sistema”: organi di vigilanza, istituzioni comunitarie, funzioni di controllo interno, revisori esterni e agenzie di rating.
Tutti, ma proprio tutti, amorevolmente uniti nella gara a chi ha più fette di salame sugli occhi.
L’effetto simbolico è quello maggiormente devastante – nonostante sia quantificabile solo con grande difficoltà – dell’intera crisi: la radicale perdita di fiducia nelle istituzioni da parte degli investitori.
In Germania, tanto per dare l’idea, la perdita di fiducia è la crisi stessa: prima ancora delle centinaia di miliardi di euro che volano dalla finestra fa orrore la scoperta che le agenzie di rating sono buone solo a far carta e che i veicoli pieni di crediti marci non figurano nei bilanci.
Pur di restituire fiducia ai mercati a Berlino hanno già iniziato a lavorare team della gloriosa Bundesbank. Non a caso la soluzione proposta dalla Merkel è quella di una mega-agenzia di rating europea – verosimilmente con una forte impronta tedesca – per avere un occhio europeo sui mercati.
Servirà? Tutto sta a vedere se, passando dalla teoria ai fatti, non diventerà l’ennesimo carrozzone di euro-burocrati oppure una macchina efficiente.