E’ ora che le due sponde dell’Atlantico si avvicinino
13 Giugno 2008
Le due sponde dell’Atlantico devono avvicinarsi. Fino a qualche mese fa l’idea – pur suggestiva – era brandita soprattutto con intenti retorici.
Su questa sponda dell’Atlantico, quella europea, in pochi si sgolavano per segnalare l’importanza strategica e non formale del processo di convergenza politica ed economica tra Europa e Stati Uniti.
Quanto sia importante, questa convergenza, lo sta mostrando il dollaro debole.
Il biglietto verde depotenziato, infatti, crea non poche difficoltà ai traffici commerciali del Vecchio Continente, come denuncia Judy Shelton sul Wall Street Journal.
Le differenze sui tassi di cambi – sia chiaro – non sono tutto.
Il libro – scambiato erroneamente per un pamphlet da Andrea Gilli su Epistemes, in una lettura frettolosa e nozionistica del testo – era arrivato mentre si posavano le polveri dello scorso G8.
Un G8 che, alla vigilia della scossa subprime, aveva suggellato la nascita di un asse nippo-occidentale, che vede UE, USA e Giappone uniti sull’agenda strategica mondiale di questi anni.
Berlino, Londra e Parigi stanno definendo assieme una serie di tavoli di lavoro transatlantici (nome in codice: TAFTA, Trans-Atlantic Free Trade Agreement, poi rinominato più TEC, Trans-Atlantic Economic Community) per rinsaldare i legami euroamericani e pensare in grande.
L’idea di fondo – tenuta sottotraccia per non turbare le anime belle – è che il confronto diretto con
Già oggi Pechino spacca l’America tra chi vuole mantenere il comando finanziario del pianeta e chi pragmaticamente sostiene che sia meglio riconoscere la realtà ed allearsi con i cinesi.
Sul versante europeo, l’obiettivo della cabina di regia anglo-franco-teutonica è quello di muovere verso un accordo progressivo e lento.
Ma l’attivismo dei fondi sovrani cinesi in America e il dollaro debole non consentono i tempi lunghi che la classe politica europea avrebbero desiderato.
Urgono tempi rapidi e interventi energici.
E’ un messaggio al governo tedesco, che dei tavoli ha la gestione, seppur mediata dalla UE.
Un’altra proposta è quella del Premio Nobel Robert Mundell, il quale suggerisce un’unione monetaria e di valuta tra il dollaro, l’euro e lo yen che potrebbe essere portata avanti allo stesso modo di quella europea.