DDR e nazismo? Mai sullo stesso piano

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DDR e nazismo? Mai sullo stesso piano

20 Giugno 2008

Che la memoria storica della DDR sia ancora meno "condivisa" di quella già abbastanza controversa della Germania nazista, lo dimostra non soltanto la presenza sullo scacchiere politico tedesco di un partito come Die Linke, che si richiama neanche troppo velatamente a modelli propri del socialismo reale, bensì anche il verificarsi di alcuni episodi che, a seconda del colore politico cui sono riconducibili, suscitano reazioni molto diverse, se non addirittura opposte. E’ in questo contesto che si inserisce il mai sopito dibattito sulla pericolosità di quello strisciante neo-nazismo che a detta di alcuni si sarebbe ormai insinuato tra le pieghe della moderna società tedesca.

Stando ad un recente studio condotto dalla Friedrich Ebert Stiftung, fondazione culturale vicina ai socialdemocratici, sempre più tedeschi con tendenze centriste mostrerebbero in effetti di condividere i forti sentimenti xenofobi che animano l’Npd, piccola formazione nazional-democratica della quale molti vorrebbero sic et simpliciter la messa al bando. Dei cinquemila individui intervistati, circa il 39% si dice preoccupato per l’eccessivo numero di stranieri presenti nel paese, mentre dal gruppo di lavoro cui hanno partecipato intorno a sessanta comuni cittadini, emerge "uno spiccato senso di intolleranza verso gli immigrati", tra i quali vengono distinti "quelli buoni e quelli cattivi". In particolare, le riserve più severe rimangono quelle nei confronti di russi e turchi, questi ultimi percepiti quasi come una comunità a sé stante.

Alla radice di tale reviviscenza dell’ostilità verso gli extracomunitari, gli autori dell’indagine individuano, tra le altre ragioni, la scarsa considerazione di cui gode il sistema democratico, valutato negativamente dal 50% degli abitanti dell’Ovest e dal 75% di quelli dell’Est, nonché generalmente avvertito come un vero e proprio corpo estraneo utile esclusivamente a "coloro i quali occupano posizioni di comando". Se dunque la carente vena democratica dei tedeschi è unanimemente riconosciuta come possibile terreno di coltura per una rinascita dell’estremismo di destra, l’invito degli studiosi è quello di proseguire con sempre maggior determinazione, sulla strada della Erinnerungskultur (cultura della memoria) nelle scuole e nelle università, in modo tale da estirpare definitivamente un cancro sociale sempre incline a rigenerarsi sotto nuove forme.

Più nello specifico – ed è qui che, come si suol dire, casca l’asino – gli autori della ricerca spronano le istituzioni a vigilare sui reiterati tentativi da parte di alcuni cittadini di "porre sullo stesso piano regime nazional-socialista e dittatura comunista". A dover destare allarme sociale sarà quindi esclusivamente il fatto che alle ultime elezioni comunali, svoltesi la scorsa settimana in Sassonia, i neonazisti abbiano fatto il pieno di voti; assai meno, invece, la circostanza per la quale il leader della Linkspartei, Gregor Gysi, sia nuovamente nell’occhio del ciclone per i ripetuti contatti avuti con la Stasi, il ministero della sicurezza di Stato ai tempi della DDR. Secondo quanto riportato dal settimanale Der Spiegel, ad inchiodare Gysi sarebbero gli archivi stessi dell’organizzazione, dai quali risulta con una certa evidenza che l’attuale esponente della sinistra radicale sarebbe stato arruolato come IM (Informeller Mitarbeiter), ossia in qualità di collaboratore della Repubblica democratica.

Figlio dell’ambasciatore della DDR in Italia Klaus Gysi, Gregor era già stato tacciato di spionaggio una decina di anni fa dallo scrittore e pittore Thomas Klingenstein, senza però che le rivelazioni di quest’ultimo riuscissero a metterlo più di tanto alle strette. Ora, invece, le pubblicazioni dello Spiegel, alle quali Gysi ha tentato fino all’ultimo di opporvisi per vie legali, non sembrerebbero lasciare più spazio a dubbi. Eppure, che un uomo di primo piano sulla scena politica tedesca abbia avuto stretti rapporti con uno degli apparati più barbaramente retrivi della storia del Novecento pare destare assai meno interesse rispetto all’ipotesi di una surreale presa del potere di uno sparuto gruppo di nostalgici del Führer. Forse perché l’estremismo di sinistra non fa notizia.