I Kirchener finiscono i soldi e in Argentina si torna al baratto

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I Kirchener finiscono i soldi e in Argentina si torna al baratto

12 Luglio 2008

Torna il baratto in Argentina. Mai del tutto smobilitati, i nodi della Red Global de Trueque dopo il boom seguito alla crisi economica del 2001 nel 2002 si erano però fortemente ridimensionati: un po’ per l’ondata di falsificazioni che ne aveva reso inaffidabile il sistema di pagamento; un po’ perchè la situazione economica si era ristabilita, ed aveva consentito alla maggior parte degli “utenti” di tornare alle reti di distribuzone più consuete. Ma da marzo il Paese è di nuovo sull’orlo del collasso, per lo sciopero dei produttori agricoli contro il nuovo sistema fiscale introdotto da Cristina Kirchner, che fa aumentare le aliquote al crescere dei prezzi internazionali dei principali prodotti dell’agroexport nazionale. E l’agroindustria, col 10% del Pil, rappresenta però metà dell’export, e un terzo della popolazione attiva. Il governo non ha ceduto, e così nelle maglie del braccio di ferro l’economia è venuta giù. Un quinto in meno delle vendite, un 1% in meno nelle transazioni con carte di credito, scomparsa dei crediti a tasso fisso, aumento di quelli variabili del 5-8%. Il consumo e il risparmio degli argentini sono ai livelli più bassi dal 2005, la caduta delle aspettative dei consumatori ai massimi dal novembre del 2003, l’inflazione al 23%, il rischio default è passato dai 200 punti di inizio anno a ben 591, e molti giornali e analisti parlano di un nuovo rischio default. In particolare, per la corsa degli argentini all’acquisto di dollari, che a maggio ha costretto il governo a spendere un miliardo in due settimane per sostenere il peso. 

Il guaio maggiore è che in questo momento l’Argentina non ha praticamente più credito. La decisione di Kirchner di non pagare gli ormai famigerati tango bond ai piccoli risparmiatori ha sì risolto il problema del debito argentino, anche perché coi soldi così risparmiati è stata poi azzerata l’altra pendenza che c’era col Fondo Monetario Internazionale. Ma ovviamente da allora in poi più nessuno si è azzardato a sottoscrivere al governo di Buenos Aires nuovi titoli. Unica eccezione Chávez, che per evidenti ragioni politiche ha comprato ai Kirchner, prima il marito e poi la moglie, bond per ben 50 miliardi di dollari: l’ultimo miliardo a maggio, a scioperi già iniziati. Un condizionamento che probabilmente pesa a sua volta, nella scarsa flessibilità con cui i Kirchner  hanno risposto alla rivolta della campagna. 

Ma il segnale più inquietante è appunto il raddoppio degli utenti alle reti di baratto che si è avuto appunto da marzo, periodo di inizio dell’agitazione. Come si ricorderà, per sostenere un rapporto di parità tra peso e dollaro nel 2001 il governo di Fernando de la Rúa aveva imposto un congelamento dei conti in banca che aveva provocato una sollevazione generale e la cacciata del Presidente. Ma per rispondere al problema della scomparsa del circolante la gente aveva inventato il “credito”: una vera e propria moneta autogestita il cui valore dipendeva dallo scambio volontario di beni e servizio attraverso i 10.000 nodi delle “reti solidarie” di treque, “baratto”. Tanto si apportava ai mercatini, tanti “crediti” si ricevevano in cambio, attraverso ricevute garantite dagli organizzatori del “nodo”. Le inchieste rivelavano che il 58% dei clienti dei “nodi” era disoccupato, e che il 66% diceva di temere la fame senza questa estrema ancora di salvezza. Ma, come già ricordato, la polizia aveva scoperto bande di falsificatori di “creditos”, e non era bastato ordinare negli Stati Uniti macchinari speciali per garantirne l’autenticità in modo da recuperare la fiducia degli utenti. 

Poiché ora il problema potrebbe ripresentarsi, si sta già pensando di sostituire ai buoni cartacei fiches, più difficilmente falsificabili. Ma la soluzione vera è per il momento quella di evitare il gigantismo dei nodi dai 10.000 o 20.000 utenti che si erano creati nel 2002, mantenendo le dimensioni a un livello in cui si conoscano tutti: 100-200 persone. Nei nodi si acquistano soprattutto generi alimentari e vestiti: i primi in gran parte autoprodotti; i secondi fatti in casa o di seconda mano. Ma, ovviamente di seconda mano, si trovano anche libri, cd, dvd, perfino computer. E non manca la possibilità di ottenere servizi come il taglio di capelli da parte di un barbiere. Non solo i consumatori ma anche gli imprenditori sono interessati, per rispondere al crollo della domanda.  “Valor humano energético” è scritto sui buoni, sotto al numero. Molti “Nodi” sono ospitati in vecchie fabbriche ormai chiuse, i cui proprietari magari ne approfittano per sbolognare le giacenze rimaste in magazzino. Come spiegano i gestori “viene sempre più gente perché per molti certi prodotti è ormai impossibile comprarli in pesos”, dallo zucchero all’olio. Insomma, lo “shopping dei poveri”. E qualcuno porta pure i figli, che guardano i genitori, e poi si mettono a loro volta a scambiare biglie per figurine.