Se Juncker non se la beve

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Se Juncker non se la beve

04 Aprile 2017

Il closing di Forza Italia. “Fosse un azienda, il partito da oggi porterebbe i libri in tribunale” scrive Carmelo Lopapa sulla Repubblica del 4 aprile. Ma non si trova nessuno a Pechino che se lo compri ‘sto partito? Non ci si potrebbe inventare un Forza Italia/Cina?

Se Juncker non se la beve. “L’Europa non sarà ingenua” così il Corriere della Sera del 30 marzo riporta una battuta di Jean-Claude Juncker. Non ci sarà sulla Brexit un’Europa ingenua? Ci sarà dunque un’occasione in cui Juncker non se la beve? 

Quanto è nero l’umorismo in toga. “Attenti ai paradossi, fuori i magistrati dal Parlamento, dentro i condannati” dice Eugenio Albamonte alla Repubblica del 3 aprile. Il nuovo presidente dell’Anm non vuole far sentire nostalgia per il predecessore, il “duro” Piercamillo Davigo e così spiega come la sua associazione presenterà un progetto di legge sulle incompatibilità che metterà le cose a posto, mentre sul Corriere della Sera sempre del 3, e insieme invoca “i politici” perché non “costringano” i magistrati a svolgere ruoli di supplenza. Si avverte un tono sarcastico, un humour noir in dichiarazioni di questo tipo che danno bene la misura di un ordine costituzionale che sembra quasi aver superato qualsiasi argine.

Il monopolio della verità ti fa male. Non te lo ricordi, Salman? “I media devono dire la verità e basta” dice Salman Rushdie in un’intervista pubblicata dalla Repubblica del 3 marzo. Rushdie ha avuto i suoi bei guai con certi detentori della “verità” che lo hanno inseguito per mezzo mondo perché questa “verità” era stata da lui infangata. Forse, nonostante il suo odio per Donald Trump, dovrebbe pensare alle sue esperienze e considerare  come sia meglio un sistema di media polifonico dove la verità esce dal contrasto delle idee, piuttosto che la pretesa di un conglomerato giornalistico di avere il monopolio del vero. Anche perché idolatrando i possessori del “vero” si prendono un sacco di bufale. Lo stesso Rushdie racconta come nella notte dei risultati delle presidenziali del 2017  il verissimo New York Times (che poi si è autocriticato per avere creduto a certi sondaggi e trascurato altri) preparava titoli sulla vittoria di Hillary Clinton.