Tremonti: Nessun tesoretto ma ridurremo il deficit senza alzar le tasse

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Tremonti: Nessun tesoretto ma ridurremo il deficit senza alzar le tasse

17 Luglio 2008

Quella sul tesoretto era una favola. A stoppare il vociare in merito a fantasiosi extragettiti capaci di rimpinguare le casse dello Stato è  il ministro dell’Economia Tremonti che senza mezzi termini parla di “mitologia del tesoretto”.  Attenzione a parlare di risorse inesistenti, quindi, anche in previsione del fatto che "la crisi economica in atto nel mondo e nell’Italia può aggravarsi".

Il numero uno di via XX Settembre vede nell’attuale sistema economico mondiale "effetti di progressiva e complessiva instabilità caotica. Non credo sia possibile prevedere un equilibrio sistema per cui per metà della ricchezza l’inflazione supera il 10%. È evidente che siamo oltre una possibile soglia di rottura". Da qui la riflessione del ministro:  "Il mondo è cambiato in modi profondamente negativi, opposti rispetto a quelli che erano state in qualche modo configurati. Quell’80% di ricchezza controllato da 700 milioni di soggetti è sceso al 50 per cento. L’altro 50% è controllato da soggetti che hanno caratteristiche opposte, non sono caratterizzati dallo stesso codice di governance. Giusto o sbagliato, il vecchio G7 era molto più forte di quanto sia oggi il G8. Sono soggetti che hanno spinte storiche, dimensioni anarchiche, a volte democratiche a volte no".

Poi l’analisi dettagliata dei conti pubblici e delle misure contenute nmella manovra che porta la sua firma. Tremonti ha ricordato che nel 2007 il rapporto deficit-Pil era all’1,9% e la crescita era stimata a +1,5%; e che a giugno 2008 i dati erano già peggiorati al 2,5% e allo 0,5%.

“Il Governo Berlusconi non ha ereditato nessun tesoretto, nessuna ricchezza giacente o nascosta. Da tutte le parti ci sono numeri col segno meno”, ha detto il numero uno di via Nazionale intervenendo il Aula alla Camera all’inizio della discussione sulla manovra. E sulla lotta all’evasione assicura che l’effettivo contrasto " arriverà dall’introduzione del federalismo fiscale". Il ministro ha però tenuto a sottolineare che federalismo fiscale "può essere fatto solo con il consenso generale" e che la convinzione sulla sua utilità si sta diffondendo anche nel Mezzogiorno, dove si registra una "caduta di diffidenza. Sarà fondamentale – ha aggiunto – un accordo tra tutti noi sulla preventiva costruzione di una ‘base di dati’ condivisi sulle grandezze di finanza pubblica. È fondamentale prima di fare scelte politiche, trovare un punto d’incontro su entrate uscite, stock, flussi, dinamiche aggregate".

Le riforme istituzionali sono invece "strategiche" per il paese e la sua economia. Per quanto la riforma che riguarda la modifica della Costituzione e la struttura del governo, il ministro Tremonti ha sottolineato come possa essere considerato valido come riferimento di partenza la "bozza Violante", messa a punto durante la scorsa legislatura quando Violante era presidente della Commisione affari costituzionali.

In merito alla Robin Hood Tax, la tassazione straordinaria sui profitti delle compagnie petrolifere, Tremonti ha assicurato che la misura non avrà alcuna ricaduta negativa sulle famiglie, anzi, i quattro miliardi che si recupereranno "andranno tutti al settore sociale". Secondo il ministro, con la nuova tassa si esclude "ogni forma di traslazione sugli utenti. Anzi ci sarà un appesantimento fiscale a carico delle imprese. Abbiamo preferito – ha aggiunto – tassare l’industria petrolifera. Tremonti è poi tornato a difendere la decisione di tassare il settore petrolifero, banche e assicurazioni affermando che la Robin tax "ha un valore civile profondo".

Il ministro rivendica  il nuovo metodo inaugurato con l’anticipo delle misure della finanziaria che prima “occupava nove su 12 mesi” mettendo in evidenza come, grazie al nuovo sistema, si interrompa “una storia finanziaria negativa che ci ha portato ad avere il terzo debito pubblico al mondo senza essere la terza economia mondiale”. Del resto, se avere blindato il bilancio pubblico prima dell’estate e per tre anni "è una colpa è una ‘felix culpa’ ", ha detto, aggiungendo che "in questo modo si è messo al riparo da potenziali criticità sistemiche. Speriamo che non ci siano, ma è stato fondamentale".

Nel corso del suo intervento mattutino sul decreto legge sulla manovra Tremonti ha anche parlato dei conti pubblici: “Ridurre il deficit non aumentando le tasse”: è questo l’obiettivo in cui il Governo “si riconosce perfettamente”.

Per la sicurezza invece sono in arrivo 400 milioni di euro. E sulla sanità, nel 2009 e nel 2010 non ci sono interventi riduttivi ma è stata finanziata l’abolizione del ticket sulla diagnostica. Solo per gli anni successivi arrivano "misure di contenimento" della spesa.

Le polemiche sulla manovra, oggi alla Camera, non sono mancate. All’inizio della seduta il presidente, Gianfranco Fini, ha annunciato l’intenzione del governo di porre il voto di fiducia su un maxiemendamento al decreto. Dure e immediate le proteste dell’opposizione che ha subito contestato il metodo adottato da maggioranza e governo.

"L’emendamento per l’Aula comprende le modifiche che la commissione aveva esaminato ma non inserito" per accelerare i propri lavori lasciandone il compito al governo”, ha detto il ministro per i Rapporti con il parlamento Elio Vito intervenendo in aula alla Camera e rilevando che la presentazione del testo "è un fatto di trasparenza". Il ministro ha dichiarato che, rispetto al testo della commissione, le novità consistono "nella stesura dell’articolo 60 che modifica la disciplina della legge Finanziaria. Sono state inserite alcune misure come quelle sulla copertura dei ticket, la totale esclusione delle autorità indipendenti dalla nuova disciplina, semplificazioni alla documentazione richiesta in materia di privacy".

Nel maxiemendamento ci sono solo aggiunte parziali, "davvero parziali", al testo della Commissione, ha assicurato lo stesso Tremonti.