
Top Gun, l’Europa voli alto

07 Ottobre 2022
Si narra che nel pieno della crisi finanziaria del 1929, l’allora presidente americano Franklin D. Roosevelt, durante una riunione d’urgenza alla Casa Bianca per prendere provvedimenti davanti al disastro economico che si stava verificando abbia detto: “Bisogna non dimenticarci di finanziare con i pochi soldi disponibili la cultura, l’etica. Raccontare i valori di questo paese, ciò che ci unisce”. Già , i valori dell’Occidente. Sono passati quasi 100 anni da quella che fu la più grave crisi finanziaria che si ricordi. La storia ha continuato a raccontare un mondo in perenne trasformazione.
Oggi si riparla di quei valori grazie a un film, per la verità il sequel di una pellicola di grande successo di quasi 40 anni fa, che per di più è il nuovo campione d’incassi a livello planetario. E continua a macinare spettatori su spettatori anche nella pay per view casalinga. Il film è Top Gun Maverick con il sorriso eterno di Tom Cruise, tornato sul volto di un pilota ormai più che sessantenne. In questi tempi abbiamo affrontato il virus del Covid, i vaccini arrivati dai soliti scienziati americani, o che lavorano negli Usa, la guerra in Ucraina. L’invasione russa. Diceva Winston Churchill alla fine della guerra mondiale: “Prima o poi bisognerà fare i conti con l’impero russo”. E’ passato qualche anno e adesso ci siamo.
Ma, Top Gun, Maverick che fa intendere che il nemico è dell’Est, guarda caso, non è solo un film di successo girato in maniera magistrale, con un ricco cast di attori e attrici, mezzi incredibili. Aerei, duelli in volo, sequenze spettacolari inchiodano lo spettatore, ma non basta a spiegarne il boom, anche televisivo se è vero che su Sky prima fila batte tutte le altre pellicole per 20 a 1. No, qui c’è qualcosa di più. Riprende la storia del primo “Top Gun” di 36 anni prima. Riparte da lì. Ci sono i moderni F18 invece degli F14, le portaerei, le motociclette, i pub dove si beve e si gioca a freccette, le battute in gergo militare. Eppure la chiave per capire questo fenomeno è racchiusa in una sola parola spesso abusata: “Valori”.
In un mondo fatto di relativismo, politicamente corretto, mancanza di ideali, impegno, doveri, improvvisamente arriva qualcuno che racconta con una storia dei nostri giorni i valori, appunto. Il maturo pilota Tom Cruise ha ancora qualcosa da insegnare ai giovani avviatori di caccia dell’ultima generazione. Nel film è stato scelto per questa ultima missione dal suo grande amico di 36 anni fa, gravemente malato, l’ammiraglio interpretato magistralmente dall’attore Val Kilmer. Una vera amicizia che dura e, durerà per sempre.
Un primo bel valore da ricordare, da non scordare lungo le sfide e le stagioni della vita: amicizia, da non confondersi con conoscenza da social. Più che insegnare Tom Cruise-Maverick vorrà trasferire la sua esperienza di pilota a giovani piloti, uomini e oggi anche donne. Vita, professionalità da trasferire da un esperto alle nuove generazioni. Dopo le prime titubanze, dopo l’inevitabile conflitto generazionale, saranno lì ad ascoltarlo per affrontare una sfida che sembra impossibile. Imparare, apprendere, attraverso l’esperienza di un anziano. Gli anziani hanno molto da raccontare, i giovani da imparare.
Altro grande valore da ricordare: passato e futuro vanno insieme. Nel film uno dei protagonisti principali è il figlio di Goose, il grande amico di Maverick morto in un incidente, rispetto al quale Tom Cruise non riesce a superare i sensi di colpa. Perché era lui ai comandi dell’F14 che precipitò. Interpretato dall’attore Miles Teller, aviatore a sua volta, ancora la metafora di due generazioni che si incontrano. Un ponte da costruire per ritrovarsi ancora una volta. Non è poco.
Poi, mentre sfilano divise scintillanti e giubbotti che hanno fatto costume per 40 anni, entra in scena il valore dell’amore. È lì presente nel volto dell’attrice Jennifer Connely. Non c’è parola più usata, trasformata in tremila declinazioni come questa: amore. Eppure è ancora, nonostante i talk televisivi, le fiction, uno dei sentimenti che continuano a muovere il mondo. A sottolinearlo la magistrale colonna sonora interpretata da Lady Gaga: “Hold my hand”. Tienimi la mano che passa accompagnata dalle immagini dei volti dei protagonisti, in attesa di incontrarsi, aspettarsi. “Hold my hand”. Mani che si giungono in gesti eterni. La figlia adolescente della Connely in uno strano incontro con Tom Cruise gli tende la mano e implora: stavolta non fare soffrire mia madre. Perché tra i due c’era già stata una storia nel passato. Promesse da rispettare. Impegni di vita. L’andare avanti insieme.
Pochi lo sanno, ma il celebre film prende le mosse da un libro che porta lo stesso nome, Top Gun. È la vera storia di Dan Pederson, una leggenda vivente dell’aviazione, primo responsabile e fondatore della scuola top gun. L’asso è oggi 86enne e nel suo libro racconta proprio come ritrova Mary, la donna che ha sempre amato e aveva perso nel tempo preso com’era dalla sua intensa attività di pilota istruttore. Queste sono le sue parole: “Avvertii una strana sensazione rivedendola dopo tanti anni. Il tempo e la distanza non avevano nessun significato in quel momento. Quando le nostre labbra si separarono vidi solo i suoi occhi marroni che guardavano i miei. E, capii che finalmente ero a casa”. E sì, l’amore come sentimento e valore che fa muovere il mondo, che dà un senso compiuto alle nostre vite.
C’è nel film un altro sentimento che viene rappresentato a livello essenziale in numerose pellicole hollywoodiane. In “Armageddon” con Bruce Willis, un altro film di enorme successo, il presidente americano cita davanti alla possibilità della fine del mondo il più forte sentimento che l’uomo ha per affrontare i grandi pericoli e le immense sfide. Vale a dire il valore del coraggio. Nel film i giovani piloti dell’astronave, uomini e donne latini, di colore, dovranno affrontare una sfida impossibile per compiere la loro missione, fermare un asteroide impazzito che può distruggere la terra. L’operazione riuscirà solo grazie al coraggio e all’abnegazione di Bruce Willis, che consegna la figlia rimasta sulla terra al suo vice che ne diventerà marito. Siamo nella finzione cinematografica, d’accordo. Ma meditare anche sulla storia recente, non fa male. Il coraggio aviatorio non è un valore soltanto americano o da film. I piloti della RAF inglese durante la Seconda guerra mondiale nei cieli inglesi avevano questo motto: “Chi osa vince”. La battaglia d’Inghilterra è stata non a caso uno dei punti di svolta contro la dittatura nazista.
Forse nel mondo odierno ci siamo dimenticati quanto coraggio hanno avuto le generazioni passate per affermare le parole libertà , democrazia, rispetto. Con coraggio hanno affrontato sfide apparentemente impossibili. Siamo pronti a trovarlo questo coraggio, anche senza metterci alla cloche di un jet? C’è un ultimo valore di Top Gun che ci appartiene nel profondo. Bisogna tornare al libro di Dan Pederson, alla vita reale, concreta.
Il libro della vita di quel pilota che ha combattuto in tante parti del mondo, ammiraglio, padre di famiglia oggi più che ottantenne conclude il suo racconto di vita con queste parole: “Quello che ho apprezzato di più è stato il tempo passato a Miramar con i Bros. Topgun rimarrà per sempre il fulcro della mia carriera e il risultato importante della mia vita. Niente di tutto questo sarebbe successo senza i bros e la presenza costante del buon Dio”. Bros tradotto dall’inglese vuol dire fratelli. La fratellanza a cui spesso si ispirano anche i valori cristiani. Se vogliamo vincere le sfide dobbiamo sentirci parte di una stessa famiglia, ma non a parole. L’Europa vada al cinema a vedersi Top Gun, prima di rimandare per l’ennesima volta la decisione sul Price cap del gas.