
Kherson torna in Occidente

11 Novembre 2022
I soldati con la bandiera Ucraina avvolta sul braccio destro, sorridenti, stanchi, si perdono tra le ali di folla che li circondano. Pacche sulle spalle. C’è chi offre dell’acqua, qualche donna porta da mangiare. Visi pieni di gioia a far da collante ad un giorno di festa in una delle piazze principali, storiche della città di Kherson. Il calendario segna la data 11 novembre del 2022. La fine dell’incubo. Iniziato con l’occupazione da parte dei carri armati della Russia mandati dal dittatore Putin.
Giovani civili diventati troppo presto soldati rispondono ai saluti, agli abbracci. La tensione sembra volteggiare nell’aria che annuncia il freddo inverno per disperdersi nell’aria in alto come la paura, la tensione, il terrore portato dagli occupanti venuti dall’est. Nelle tante case distrutte o no, non è rimasto nessuno. Sono tutti in strada nelle vie a festeggiare la liberazione con i loro militari. Donne, bambini, uomini.
Lacrime di gioia a Kherson
Un signore alto, sui 40 anni si volta indietro. Con il suo sguardo abbandona i canti, i sorrisi. Si volta e porta le mani sul proprio viso. Si tocca il volto quasi a cancellare le immagini di violenza che ha dovuto vedere durante i mesi passati. Pochi istanti e i suoi occhi rivelano lacrime di gioia. Prima di voltarsi di nuovo verso i liberatori e perdersi tra i suoi concittadini. Kherson è tornata in Ucraina. Gli invasori russi sono ormai al di là del fiume Dnipro.
Spartiacque tra Occidente, la città liberata e le truppe di Mosca ad Oriente. Immagini che raccontano più di tante parole che cosa ha dovuto subire questa città di 300mila abitanti. Cuore d’ingresso verso la penisola di Crimea. E’ stata, Kherson, una delle prime città occupate dai russi nella loro avanzata. La cronaca racconta di centinaia di soldati e carri armati con la Z ben in vista sui blindati avanzare nelle strade deserte. Poi le immagini cambiano soggetto.
Pochi giorni dopo gli abitanti di Kherson si fanno coraggio e a mani nude sfidano al grido “fascisti” i carri armati russi. La storia torna indietro, occupazioni di altre città sospese tra Occidente e Oriente. Praga, Budapest. E, anche qui la storia si ripete, gli occupanti sparano sulla folla. Morti e feriti. La rabbia deve aspettare, tornare nelle case, nelle famiglie. Bisogna attendere perché la speranza non muoia. Fuori c’è l’esercito, uno dei più forti del mondo. Così sembra almeno.
A Kherson la vita si ferma
Sarà dura resistere. I giorni passano. La paura attanaglia. La vita sembra fermarsi. Un prete ucraino che si rifiuta di collaborare viene brutalmente ucciso. Mancano i generi di prima necessità . Pane, medicine. Da Kiev, distante oltre 500 chilometri verso nord arriva la notizia che il popolo ucraino è diventato esercito. Arretra, chiede armi che tardano ad arrivare. In Occidente si discute di gas e sanzioni. Qui a Kherson si vive nel terrore. Quando non si viene uccisi.
Kherson divide la tragica sorte con i territori ucraini invasi dai russi. Ma Kiev non è caduta e resiste. Forse arrivano i primi aiuti, vale a dire le armi che l’esercito e il presidente chiedono a gran voce. L’Ucraina sarà il baluardo dell’Occidente. contro la Russia. Le notizie fanno fatica ad arrivare come le armi. Iniziano ad essere approvate le sanzioni dell’Unione europea contro Putin e i suoi oligarchi. I leader occidentali fanno visita alla capitale sotto assedio.
Gli americani iniziano a muoversi. Piccole fiammelle di speranza. I russi sono troppo forti. Ma ci si aggrappa comunque ad una piccola, flebile speranza. Troppo brutte le notizie sulla città . Torture, violenze, uccisioni. L’Orso russo quando vuole sa essere spietato. Come è accaduto tante volte nella storia. E i popoli confinanti conoscono bene questa parte del racconto. Proprio in questo giorno in cui la città viene liberata, una televisione inglese porta al grande pubblico un filmato, un documentario della vita vissuta nei mesi di occupazione di una famiglia ucraina.
La Storia in presa diretta
Padre, madre e la loro piccola di pochi anni. E’ la storia in presa diretta dentro le mura della loro casa. Fuori c’è l’uomo cattivo, come dice la bambina. Si mette le mani sugli orecchi per non sentire i colpi di armi da fuoco. Parla piano. Ma non perde il sorriso, filo conduttore di ogni speranza. 40 minuti a testimonianza degli orrori della guerra. Il documentario inizia a fare il giro del mondo insieme con le notizie che arrivano dalla città di Kherson diffuse dai telegiornali di tutti paesi.
Il bollettino ufficiale dell’esercito di Mosca parla per bocca di un suo generale. Otto mesi dopo l’invasione, il 24 febbraio, l’alto ufficiale afferma: “La ritirata russa si è svolta in modo ordinato e strategico”. I blindati con la scritta Z sono tornati indietro. L’esercito ucraino con le nuove armi venute dall’Occidente comunque avanza e circonda Kherson. Testimoni indipendenti e alcuni filmati parlano e mostrano soldati russi a piedi che frettolosamente attraversano i pochi ponti rimasti sul fiume Dnipro. Forse sarebbe più appropriato parlare di una disordinata ritirata.
Sicurante nessuno nega ormai la fuga di uno dei più forti eserciti del mondo. Nella sua edizione dell’11 novembre, il giornale inglese The Times in prima pagina scrive che si tratta della liberazione di Kherson, come di una grande veloce avanzata dell’esercito di Kiev. Era previsto che tutto avvenisse in alcuni giorni ma non in maniera così repentina. E gli inglesi fin dai primi giorni dall’invasione hanno seguito gli avvenimenti in maniera puntuale e precisa.
La guerra deve finire
L’informazione dei giornali di Londra è lì a testimoniarlo. Chi non si è fatta cogliere impreparata è stata la popolazione ucraina di Kherson. Tutti in strada appena sono stati visti avanzare i soldati ucraini. L’informazione lascia per un momento quei sorrisi e quegli abbracci per passare all’analisi di quello che è accaduto. Non c’è dubbio che che la liberazione di Kherson rappresenta un punto di svolta nel conflitto.
L’esercito ucraino ha dimostrato con gli aiuti militari inviati dall’Occidente di saper contrastare e riprendersi territori invasi dai russi. La città di Kherson nella sua posizione geografica è strategica. Oltre che altamente simbolica. Forse questo vuol dire, come qualcuno afferma, che rappresenterà un nuovo impulso per l’inizio dei tanti agognati negoziati di pace? Certo è che la guerra deve finire. Troppe devastazioni, morti, soldati e civili, troppa violenza.
E’ un orrore che in Europa non avevamo più conosciuto da molto tempo. Ma anche la voglia di libertà , di autodeterminazione di un popolo che ha diritto democraticamente di decidere sul proprio futuro. Futuro appunto. Ad oggi rimane la notizia tanto attesa che l’esercito ucraino ha liberato la città di Kherson, al di là in occidente del fiume Dnipro. E che l’esercito russo è adesso al di là del fiume, sull’altra sponda fuori dalla città sulla riva orientale.