Il giusto ricordo
10 Aprile 2007
Tra compagni di scuola può anche accadere di farsi del male. A Matteo in quella scuola di Torino ne avevano fatto tantissimo. La Preside, le insegnanti, la psicologa non se lo immaginavano proprio. Alla fine, chiedendo perdono ai suoi genitori e ai suoi fratelli, Matteo se ne è andato. Attorno a lui il pregiudizio contro gli omosessuali aveva scavato in profondità; si era arrivati a fargli perdere ogni voglia di vivere; ed ora tutti vorrebbero riavvicinarsi a lui designandolo protagonista di un “vasto dibattito”, di una “doverosa riflessione”, di un “nuovo modello educativo”.
Parole, parole, parole le più belle sono state quelle di una studentessa che frequentava la seconda classe di quella scuola: c’era per lei in Matteo una nota di gentilezza, di eleganza, di discrezione, che l’aveva indotta naturaliter a far amicizia con lui. Per chi lo ha conosciuto, accanto alla sua disperazione, c’è adesso da rammentare anche la sua simpatia: forse è l’unico modo civile per volergli davvero bene. Addio Matteo.