Di cosa parliamo quando parliamo del Qatar

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Di cosa parliamo quando parliamo del Qatar

Di cosa parliamo quando parliamo del Qatar

12 Dicembre 2022

Ma quando la vicepresidente Kaili andava in visita dal ministro del Qatar e definiva l’emirato islamico “un faro dei diritti dei lavoratori” nessuno oltre agli inquirenti si chiedeva chi fossero i suoi interlocutori? E adesso che la presidente Metsola promette tolleranza zero con i presunti corrotti nessuno si chiede se veramente il problema con il Qatar è solo lo “sportwashing” in occasione dei Mondiali?

Di cosa parliamo quando parliamo del Qatar che estende le vendite di gas in Europa e allunga le mani sugli stabilimenti Lukoil nel nostro Paese? E no, eh. Perché il problema con Doha non è solo la schiavitù moderna invisibile agli occhi dei sindacalisti moralisti e mascalzoni che secondo l’accusa prendevano soldi. Lo sfruttamento razzista, le morti dei migranti sul lavoro e il fatto che non veniva data abbastanza acqua potabile a chi lavorava al caldo del deserto.

C’è pure molto altro, solo che abbiamo la memoria corta come con Putin Xi e Khatami. Gli agenti della sicurezza di Doha hanno bloccato i tifosi iraniani che volevano sventolare ai Mondiali le bandiere della vecchia Persia. A molti è stato impedito di esporre bandiere con lo slogan di chi muore ammazzato dagli ayatollah, “donna vita libertà”. Il regime iraniano ha staccato migliaia di biglietti per la tifoseria controrivoluzionaria organizzata da mandare in Qatar.

Qatar e Iran

Magari per sventolare le bandiere palestinesi dei sodali di Hamas, quelle sì sempre sotto i riflettori negli stadi del Mondiale. Di che stiamo parlando? Del Qatar che aiuta gli iraniani a sopprimere il dissenso. Dei Talebani che all’ombra dei vergognosi accordi di pace che hanno anticipato il ritiro occidentale dall’Afghanistan hanno investito in Qatar milioni di dollari in macchinari pesanti e infrastrutture per deliziarci con le partite di calcio.

Della fantasmatica presenza negli stadi del pallone del telepredicatore Zakir Naik con i suoi discorsi sulla “bellezza dell’islam” e il suo aperto sostegno alla buonanima Osama Bin Laden. Oppure vogliamo parlare del grande giornalismo antiamericano e antisemita di al-Jazeera, di proprietà degli emiri. Magari può interessare agli europarlamentari che adesso si stracciano le vesti sul lobbismo in Europa cosa accadeva in Siria.

Usa e Ue

Chi finanziava i gruppi terroristi come al Nusra, chi favoriva il fondamentalismo per farlo prevalere sui gruppi più moderati nella resistenza siriana contro il boia Assad. O ancora come documentato da AFP il sostegno diretto e indiretto di Doha ai Fratelli Musulmani e ad Hamas. Quei fondamentalisti sempre così apprezzati dalla Ue, quelli come Hezbollah con cui siamo andati a braccetto mentre il problema per gli integerrimi europei era Israele che non rispetta i diritti umani…

Alla plenaria dell’Europarlamento potremmo ricordare mister Khalifa Muhammad, l’ex dipendente della banca centrale qatariota che secondo Washington finanziava Al Qaeda. Ah già, la Washington di Biden e Trump che ha usato Doha per negoziare con i talebani afghani e i mullah iraniani. Chi è che attacca il Parlamento Europeo, come dice Metsola? Che sono queste “autocrazie”?

Di tutto questo a Bruxelles non si sono mai accorti di nulla? Non è che avendo perso la trebisonda su cos’è l’islam politico, sul ruolo dell’Occidente, sul nostro alleato vero in Medio Oriente cioè lo Stato ebraico ora finiamo per scandalizzarci solo per il babbo della Kaili con la valigia piena di quattrini. Eh no, eh.