Coprifuoco jihadista a Damasco, crolla il regime degli Assad

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Coprifuoco jihadista a Damasco, crolla il regime degli Assad

Coprifuoco jihadista a Damasco, crolla il regime degli Assad

08 Dicembre 2024

Cala la notte a Damasco e con il buio arriva il coprifuoco imposto dai jidadisti che hanno rovesciato definitivamente il regime degli Assad. Gli aeroporti di Damasco e Aleppo sono chiusi. In alcune aree del Paese la gente ha festeggiato la fine del regime degli alawiti.. A Tartus, dove sono presenti basi chiave delle forze russe, migliaia di persone sono scese in strada e avrebbero distrutto le statue di Hafez, il padre di Bashar e presidente della Siria per 29 anni prima di lui.

La fuga di Assad a Mosca e l’ombra del Califfato

Ma non sono “ribelli” quelli che dopo aver marciato vittoriosamente su Aleppo sono entrati nella capitale. Torna l’ombra del Califfo, il fondamentalismo radicale rialza la testa. La vittoria di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) rappresenta un drammatico punto di svolta per il Medio Oriente. Dopo oltre un decennio di conflitto brutale, Assad, sostenuto da Russia e Iran, vola a Mosca r lascia dietro di sé una situazione di instabilità totale, con implicazioni geopolitiche che travalicano i confini regionali.

L’asilo concesso dalla Russia sottolinea il fallimento del Cremlino nel garantire una soluzione stabile per il proprio alleato. Da baluardo di influenza nel Medio Oriente, Mosca si ritrova ora costretta a ridimensionare il proprio ruolo nella regione. La caduta di Assad evidenzia il declino dell’asse russo-iraniano. Mosca, impegnata nella costosa guerra in Ucraina, paga un prezzo in termini di credibilità geopolitica è alto. L’incapacità dei russi di proteggere gli Assad a casa loro mette in discussione la posizione di potenza assunta dalla Russia.

Anche l’Iran esce ridimensionato. Le milizie filo-iraniane, che per anni hanno sostenuto Assad sul campo, hanno subito perdite significative negli scontri con HTS. Teheran si trova ora isolata e vulnerabile, con una crescente pressione internazionale e il consolidamento delle operazioni militari israeliane contro le sue forze nella regione.

Von der Leyen: “Opportunità non priva di rischi”

Al momento, la proclamazione di un governo transitorio in Siria solleva dubbi sulla legittimità di qualsiasi forza vada al potere e sulle sue reali capacità di rappresentare tutte le componenti sociali e confessionali del Paese. Le minoranze religiose e etniche, come i cristiani, gli alawiti e i curdi, rischiano di essere ulteriormente emarginate o perseguitate sotto un dominio jihadista.

La caduta di Assad è una scomoda lezione per l’Occidente. Le esitazioni delle passate amministrazioni, come quella di Barack Obama, nel rispondere alla crisi siriana hanno creato un vuoto strategico che è stato rapidamente colmato da attori regionali e da gruppi estremisti. La famosa “linea rossa” tracciata da Obama sull’uso di armi chimiche si è rivelata un bluff che ha permesso alla Russia di intervenire militarmente nel 2015, consolidando per un decennio la posizione di Assad.

Europa e Stati Uniti non rimpiangono la dittatura siriana. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato la fine di un regime crudele “offre opportunità ma non è privo di rischi”. “L’Europa è pronta a sostenere la salvaguardia dell’unità nazionale e la ricostruzione di uno Stato siriano che protegga tutte le minoranze”, ha detto von der Leyen. “Ci stiamo impegnando con i leader europei e regionali e stiamo monitorando gli sviluppi”.

Biden: Finalmente il regime di Assad è caduto

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha commentato che, dopo 14 anni di guerra brutale e la caduta del regime dittatoriale, oggi il popolo siriano può cogliere un’opportunità storica per costruire un futuro stabile e pacifico. Anche per il presidente americano Biden la caduta del regime di Bashar al Assad è un’opportunità per il popolo siriano, pur se la situazione è incerta.

“Finalmente il regime di Assad è caduto. Questo regime ha brutalizzato, torturato e ucciso letteralmente centinaia di migliaia di siriani innocenti. La caduta del regime è un atto fondamentale di giustizia. E’ un momento di opportunità storica per il popolo siriano che ha sofferto a lungo per costruire un futuro migliore per il suo orgoglioso Paese”, ha dichiarato il presidente.

Al tempo stesso quello attuale è anche un momento di grande incertezza, ha aggiunto Biden, assicurando che gli Stati Uniti rimarranno vigili e lavoreranno con “tutti i gruppi siriani” per una transizione verso una Siria “indipendente e sovrana”. Biden ha ricordato le sanzioni e la presenza militare statunitense in Siria, nonché le operazioni israeliane contro i gruppi sostenuti dall’Iran. “Per la prima volta in assoluto né la Russia né l’Iran né Hezbollah sono riusciti a difendere questo regime abominevole in Siria”.

La reazione di Trump, una sconfitta per Mosca e Teheran

Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato sulla sua piattaforma social Truth che la caduta di Assad evidenzia la debolezza della Russia e dell’Iran. “Assad se n’è andato. E’ fuggito dal suo Paese. Il suo protettore, la Russia, la Russia, la Russia, guidata da Vladimir Putin, non era più interessato a proteggerlo. Non c’era motivo per cui la Russia dovesse essere lì in primo luogo. Hanno perso ogni interesse per la Siria a causa dell’Ucraina, dove circa 600 mila soldati russi giacciono feriti o morti, in una guerra che non sarebbe mai dovuta iniziare e potrebbe continuare per sempre. Russia e Iran sono in uno stato di debolezza in questo momento, uno a causa dell’Ucraina e di una cattiva economia, l’altro a causa di Israele e del suo successo in combattimento”.

Ieri lo stesso Trump, sempre su Truth, ha affermato anche che gli Stati Uniti non devono “farsi coinvolgere” in Siria. “La Siria è un disastro, ma non è nostra amica” e “questa non è la nostra battaglia”. Trump, inoltre, ha criticato l’operato dell’ex presidente, Barack Obama, per aver “rifiutato di onorare il suo impegno di proteggere la linea rossa nella sabbia” favorendo l’intervento della Russia.

L’Occidente ora impari la lezione e combatta i jidadisti

La proclamazione di un governo transitorio annunciara dal premier Al Jalali e il tentativo dei jihadisti di avviare contatti con potenze esterne, inclusa la Russia, rappresentano una mossa strategica dei jihadisti per guadagnare legittimità internazionale. Tuttavia, la credibilità di un governo del genere rimane dubbia. Il controllo di città strategiche come Manbij e dei valichi di frontiera con la Turchia conferisce ad HTS un peso politico significativo, ma le tensioni con altri attori, come le Forze Democratiche Siriane (FDS) sostenute dagli Stati Uniti, lasciano presagire ulteriori conflitti.

La caduta di Assad segna la fine di un capitolo doloroso per la Siria, ma apre un nuovo periodo di incertezza. L’Occidente deve affrontare la sfida di prevenire una nuova esplosione del jihadismo, proteggere le minoranze e promuovere una transizione politica sostenibile. La lezione più importante è che la politica di appeasement e la mancanza di visione strategica hanno un costo elevato. Se l’Occidente desidera evitare un nuovo fallimento, deve agire con decisione e coerenza, evitando il vuoto che ha permesso il proliferare del terrorismo e il rafforzamento di attori autoritari.

Israele nella zona demilitarizzata, la prima volta dal 1974

“Continueremo a operare finché sarà necessario per preservare la zona cuscinetto e difendere Israele e i suoi civili”, fa sapere l’Idf. I militari israeliani si trovano sulla cosiddetta Linea Alpha, all’interno della zona demilitarizzata, per la prima volta da quando è stato firmato l’Accordo sul disimpegno tra Israele e Siria del 1974.

Secondo le Idf, il dispiegamento delle loro unità in questa zona sarebbe stato effettuato in coordinamento con la gli osservatori della missione dell’Onu. Le Idf hanno effettuato una serie di attacchi aerei sull’area di Damasco, colpendo, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’area dell’aeroporto militare di Mezzeh, nella capitale siriana, e la zona del villaggio di Beit Tema, nella campagna occidentale di Damasco. Inoltre, avrebbero attaccato alcuni magazzini vicino al Centro di ricerca scientifica nei pressi della capitale.