Amnesty si spacca sulla retorica del “genocidio a Gaza”

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Amnesty si spacca sulla retorica del “genocidio a Gaza”

Amnesty si spacca sulla retorica del “genocidio a Gaza”

06 Dicembre 2024

In oltre sessant’anni di attività, Amnesty International ha combattuto e vinto numerose battaglie per i diritti umani. Restituendo dignità e speranza a molte vittime di persecuzioni in tutto il mondo. Eppure, il nuovo rapporto della ONG su Israele rischia di essere ricordato come un clamoroso autogol. In trecento pagine, Amnesty sostiene di aver “raccolto prove sufficienti per concludere che lo Stato ebraico ha commesso e continua a commettere un genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza”. Una tesi avanzata – non solo da Amnesty – dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, che ha scatenato l’attuale conflitto.

La sezione israeliana di Amnesty non ci sta 

Il colpo di scena è arrivato quando la sezione israeliana di Amnesty ha praticamente sconfessato il rapporto, affermando che le conclusioni cui si giunge sono “predeterminate”, Come se non bastasse, il presidente di Amnesty Israele e due esponenti palestinesi si sono dimessi. Intanto, Hamas si affrettava a celebrare le accuse contro lo Stato ebraico. La domanda è se il team israeliano della ONG, presente sul campo del conflitto, sia stato coinvolto nella redazione del rapporto, visto che ne respinge le conclusioni.

La riscrittura della Storia

Può sembrare assurdo ma non è così. Da anni assistiamo a una ‘riscrittura’ delle definizioni giuridiche che attengono al diritto internazionale per adattarle a questa o a quella narrazione. Un genocidio, tecnicamente, implica un piano intenzionale e coordinato per distruggere le fondamenta vitali di un gruppo nazionale, con l’esplicito scopo di annientarlo.

Evacuare i civili da Rafah, cercare di mettere in sicurezza la popolazione, consentire l’ingresso di convogli umanitari, tutte azioni portate avanti da Israele, sarebbero parte di questo presunto genocidio.

È evidente che se si accusa Israele di genocidio solo dopo aver ridefinito il significato del termine, sostenendo che l’interpretazione giuridica consolidata sia “eccessivamente restrittiva”, non si sta rispettando la legge internazionale. Si sta soltanto evocando un crimine che qualcuno ha deciso di chiamare così, giusto per l’impatto retorico provocato dal termine. Ma in questo modo, si accusa Israele finendo per assolverlo. Da donatore, confesso tutta la mia delusione: rapporti del genere minano il ruolo storico di Amnesty come baluardo dei diritti umani.