Ecco perché la tregua è solo un’altra balla di Putin
06 Gennaio 2023
Putin ordina 24 ore di tregua per il Natale ortodosso. Secondo fonti russe, dice a Erdogan che la Russia “è aperta a un dialogo serio, a condizione che le autorità di Kiev rispettino i requisiti russi e tengano conto delle nuove realtà territoriali”. Putin avrebbe giudicato “controverse” le posizioni di Kiev, che “vietano qualsiasi negoziato, o avanzano condizioni inaccettabili per Mosca, o chiedono una sorta di ‘vertice di pace'”. Sembra insomma che per Putin vi sia un concorso di responsabilità in questa guerra e che Kiev debba accettare perdite territoriali per sedersi al tavolo dei negoziati. Peccato che la Federazione russa ha invaso uno Stato sovrano, continua a bombardarlo in modo indiscriminato, ha commesso razzie sessuali e sotterrato i propri nemici nelle fosse comuni.
La verità è che Putin non si aspettava che gli alleati occidentali e in particolare gli Usa di Biden sostenessero per un anno con convinzione l’Ucraina. La Russia ha sofferto perdite enormi di personale militare qualificato e di materiali militari dal 24 febbraio scorso. L’economia russa ancora regge ma le importazioni russe sono crollate a causa dei controlli occidentali sulle esportazioni. Quando le scorte di componenti e macchinari importati dalla Russia finiranno, l’industria dovrà affrontare un blocco produttivo irreversebile, anche in settori strategici per portare avanti la guerra come la difesa e l’energia. Da un anno la Russia ha fortemente ridotto le esportazioni di gas verso l’Europa, senza avere gasdotti alternativi che le permettano di deviare altrove i flussi delle esportazioni. Putin pensava di dividere l’Occidente con il ricatto del gas ma finora quest’arma non ha funzionato.
La Russia ha anche provato a bloccare le esportazioni di grano dal Mar Nero, ma chi ne paga le conseguenze sono i paesi poveri dell’Africa e del Medio Oriente, non gli alleati occidentali. Fino ad ora l’unico vero risultato ottenuto da Putin è stato ridurre la Russia a una specie di appendice della Cina, il principale partner commerciale di Mosca. Non solo. Le sanzioni occidentali costringono i russi a svendere le proprie risorse ai cinesi. La strategia occidentale, dunque, sta funzionando. L’invasione russa della Ucraina, la ribellione di giovani e donne in Iran, la Cina che sbanda investita dal Covid. Questi grandi eventi internazionali mostrano che siamo a un punto cruciale della storia contemporanea. L’Occidente non può credere che queste crisi si risolvano da sole o che dittature ed autocrazie faranno un passo indietro. Tanto più che i regimi illiberali tendono, sbagliando, a considerare le libere democrazie come deboli e corrotte. Per questo motivo, bisogna rilanciare il ruolo politico e culturale dell’Occidente, mettendo al primo posto la difesa della nostra sicurezza e dell’ordine internazionale.
Jaime Dimon, chairman e CEO di JP Morgan, sul Wall Street Journal ha riassunto in modo eloquente cosa occorre fare nei prossimi anni per l’America e, aggiungiamo noi, per applicare una nuova agenda occidentale. Dobbiamo innanzitutto usare le crisi geopolitiche attuali per rinsaldare la alleanza tra gli Usa, l’Europa e gli altri Paesi occidentali. L’America, sottolinea Dimon, dovrebbe guidare questo sforzo non solo dal punto di vista militare ma anche diplomatico, economico, culturale.
Occorre rivitalizzare e radicare di nuovo in noi stessi quelle qualità e quei principi che hanno reso grande la nostra civiltà. La difesa della vita, la libertà, la ricerca della felicità e la convinzione che tutti gli uomini sono creati uguali. La libertà delle democrazie occidentali è inscindibile da quella economica, dalla libertà di parola, dalla libertà di culto. È necessario ridare forza ai governi occidentali, avere politici competenti, non lasciare indietro i più deboli e fragili nelle nostre società, preservando il dinamismo imprenditoriale, la responsabilità individuale e la dignità del lavoro, che sono tratti fondanti del mondo in cui siamo cresciuti.
La crescita economica è fondamentale per tutte le democrazie occidentali che negli ultimi anni sono cresciute poco e male (1,7% la crescita media degli Usa nell’ultimo ventennio). Crescere vuol dire ridurre inflazione, deficit, alzare la spesa militare, per la ricerca e l’istruzione. Dobbiamo sostenere, in tutto il mondo, il rispetto dei diritti umani. Stare dalla parte dei popoli liberi e di chi si batte per la libertà nelle dittature e nei regimi autocratici. Dimon propone un grande piano Marshall per la energia e la sicurezza alimentare, sottolineando che la produzione in sicurezza di gas e petrolio non è in contraddizione con gli obiettivi climatici e la riduzione delle emissioni inquinanti sul lungo periodo. Ancora, è necessario incrementare la spesa per la difesa e quella militare, nella convinzione, come disse Reagan, che le guerre scoppiano quando le democrazie sono deboli.
Ora le democrazie occidentali hanno reagito alla invasione russa e si sono rafforzate. Putin cerca il dialogo con Kiev per riarmarsi e prendere tempo. Il regime russo non è più in grado di dettare le condizioni di una tregua, anche perché Washington su questo sembra aver delegato i margini delle trattative a Zelensky. E Mosca non ha alcuna intenzione di ritirarsi ai confini pre invasione o di abbandonare la Crimea per sedersi al tavolo di pace.