La legge su l’hijab in Iran sembra Orwell

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La legge su l’hijab in Iran sembra Orwell

La legge su l’hijab in Iran sembra Orwell

03 Gennaio 2023

La nuova stretta su l’hijab in Iran sembra Orwell. Il velo islamico non indossato in modo appropriato è il nodo scorsoio che i fascisti islamici usano per impiccare ragazzi e punire donne che si ribellano. Per non averlo messo come piace ai mullah, la polizia della morale ha arrestato Mahsa Amini, poi morta in carcere. Da allora sono passati più di cento giorni di rivolta, con l’Occidente assente che non richiama i suoi ambasciatori né espelle quelli del regime islamico.

La legge su l’hijab in Iran

Da ieri la Polizia della morale ha ripreso a monitorare l’uso del velo  da parte delle donne in auto. “La polizia ha iniziato la nuova fase del programma Nazer-1 in tutto il Paese”, ha dichiarato un alto funzionario di polizia all’agenzia di stampa iraniania Farsi. “Il Nazer-1 riguarda l’assenza dell’hijab nelle auto”, ha aggiunto l’ufficiale, spiegando che la polizia “invia un Sms a chi trasgredisce” la legge sull’hijab.

Il testo del messaggio inviato alle donne in auto: “L’assenza del velo è stata osservata nella vostra auto. È necessario rispettare le norme della società e non ripetere questo atto”. In un momento di sincero afflato riformista, gli islamofascisti hanno espunto la successiva frase “se questa azione si ripete, vi saranno applicate conseguenze legali e giudiziarie”. Il programma Nazer-1 su l’hijab è stato lanciato dalla polizia nel 2020.

Condannato a morte un altro diciottenne

Dopo le manifestazioni seguite alla morte di Mahsa Amini, la polizia della morale ha smesso di arrestare le donne che camminavano a capo scoperto per strada e di portarle alla stazione di polizia. In compenso, ha iniziato a impiccare i condannati a morte. Ieri la condanna a morte è toccata a Mehdi Mohammadi Fard, 18 anni, arrestato durante le proteste a Nowshahr. Doppia condanna a morte, evidentemente per il clero sciita una condanna a morte da sola non basta.

Tra le accuse, quella di ‘guerra contro Dio’, la moharebeh, una delle pene previste dalla sharia, la legge religiosa medievale degli ayatollah. Al ragazzo è stata negata la possibilità di essere difeso da un avvocato. Intanto a Bologna il sindaco esprime vicinanza alla comunità iraniana dopo la notizia della morte di Mehdi Zare Ashkzari il giovane trentenne torturato e ammazzato in Iran dopo l’arresto per aver preso parte alle proteste. Che dice l’ambasciatore del regime a Roma? Mandiamogli un sms.