Com’è finito il sorprendente voto in Francia

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Com’è finito il sorprendente voto in Francia

Com’è finito il sorprendente voto in Francia

08 Luglio 2024

In un sorprendente colpo di scena, la Francia rifila il terzo posto al Rassemblement National di Marine Le Pen, che da grande favorita esce malconcia da questa tornata elettorale. Ad avanzare è la gauche, con Jean-Luc Mélenchon, capo de La France Insoumise, che rivendica la guida del governo: “Siamo pronti, Macron riconosca la sconfitta, ha il dovere di chiamare il Nuovo Fronte Popolare a governare”. A dispetto delle previsioni, Emmanuel Macron non è crollato, posizionandosi davanti all’estrema destra, grazie al patto di desistenza siglato con la sinistra contro Le Pen.

“Il presidente Macron ha messo in dubbio l’egemonia del centro. Questo si basava su due presupposti. Il primo era l’esistenza di una destra non totalmente legittimata e ciò è stato confermato dal secondo turno. Il secondo presupposto, invece, era la divisione della sinistra. Macron le ha dato una mano a riunirsi. Con quella, che può essere definita la politica delle desistenze, le ha consentito di vincere il ballottaggio, anche a costo di darsi la zappa sui piedi. Il risultato, però, è che l’area moderata non è più egemone, ma subalterna”, spiega al Tempo il presidente della Fondazione Magna Carta, Gaetano Quagliariello.

La sinistra, che ha ottenuto una vittoria inaspettata, non ha comunque la maggioranza assoluta e ora si apre una difficile partita per il governo di coalizione. “Ad oggi possiamo solo dire che con questa elezione si è persa una delle caratteristiche della Quinta Repubblica: quella di aver sempre consentito ai cittadini di esprimere, fin dalla sera delle elezioni, un’indicazione chiara sul governo che verrà,” aggiunge Quagliariello. Macron ha sottolineato l’importanza della sua scelta di sciogliere l’Assemblée Nationale: “L’affluenza – a livello record del 67% – dimostra che i francesi dovevano esprimersi”. Tuttavia, l’entourage del presidente ieri sera invitava alla “prudenza”, poiché i risultati non garantiscono la possibilità di creare “una coalizione coerente”.

Il Nuovo Fronte Popolare è lontano dai 289 necessari per la maggioranza assoluta, e il blocco di centro macroniano esclude qualsiasi alleanza con Mélenchon e i suoi sostenitori. Una fonte ufficiale dell’Eliseo ha chiarito che Macron aspetterà l’insediamento della nuova Assemblée Nationale per prendere le decisioni necessarie. Il presidente, nel suo ruolo di garante delle istituzioni, veglierà sul rispetto della “scelta sovrana dei francesi”. Le ipotesi parlano di un governo di unione nazionale orientato verso il centro, con i riformisti della gauche e i Republicains, che hanno ottenuto un risultato lusinghiero.

Nelle prime ore di commenti, i vincitori de La France Insoumise, la sinistra radicale che si aspettava di rimanere fuori da qualsiasi accordo, stanno facendo sentire la loro voce. I colonnelli di Mélenchon proclamano l’aumento del salario minimo e la pensione a 60 anni. Le dimissioni del premier Attal sono il segnale del cambiamento di equilibri. Ma emergono anche figure che potrebbero giocare un ruolo nei prossimi giorni, tentando di negoziare una coalizione con il centro e la destra moderata, unica soluzione plausibile per il governo. “Stasera siamo in testa – ha detto Raphaël Glucksmann, che ha portato in alto il Partito Socialista – ma di fronte a un’Assemblée Nationale divisa dobbiamo comportarci da adulti. Bisogna parlare, discutere, dialogare”, ha insistito, sottolineando che “il cuore del potere è stato trasferito all’Assemblée Nationale, è necessario un cambiamento di cultura politica”.

Mentre il popolo della gauche si è riversato spontaneamente a Place de la République, a Parigi, per festeggiare una vittoria tanto più bella quanto insperata, Marine Le Pen deve accontentarsi di aver aumentato la sua pattuglia parlamentare. “Se si guardano i numeri, non è stata una sconfitta, mentre lo è dal punto di vista politico. Le Pen, infatti, punta a raggiungere il 51% alle presidenziali del 2027. Questo è il suo grande obiettivo, dettato dalla logica della Quinta Repubblica. Il risultato del secondo turno dimostra che il traguardo è ancora distante”, aggiunge Quagliariello.

Jordan Bardella ieri sera è apparso sul palco del quartier generale di RN con un volto scuro. Ha denunciato le “alleanze contro natura” tra i macroniani e la sinistra, che secondo lui hanno causato la sconfitta del suo partito: “Purtroppo – ha detto – l’alleanza del disonore e i piccoli accordi elettorali tra Macron e Attal con l’estrema sinistra privano” gli elettori di un governo del Rassemblement e “gettano la Francia nelle braccia di Mélenchon”. Bardella ha poi reso omaggio, seppur con poca convinzione e senza riuscire a sorridere, “alla dinamica di cui gode il Rn che l’ha portato in testa al primo turno” e che gli permette comunque di ottenere un numero storico di deputati, tra 120 e 150. Una magra consolazione per un partito che sperava in un trionfo e si ritrova con una vittoria più che dimezzata.

La barriera che impedisce all’estrema destra di governare la Francia resta solida ma ora bisogna capire cosa succederà: Macron non avrà un presidente completamente empatico con lui. Il risultato nel migliore dei casi, porterà a un governo di coalizione, ma non certamente a una maggioranza chiara. “Tra Melenchon e Macron ci sono grandissime differenze, soprattutto per quanto concerne la politica estera. Basti pensare al Medio Oriente, alla Russia e all’Europa”, chiosa Quagliariello.