Belle le case green ma all’Italia serve un progetto culturale di rigenerazione urbana

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Belle le case green ma all’Italia serve un progetto culturale di rigenerazione urbana

Belle le case green ma all’Italia serve un progetto culturale di rigenerazione urbana

11 Gennaio 2023

Il prossimo 24 gennaio la Commissione energia del Parlamento Ue darà l’ok alla nuova direttiva green per l’efficientamento energetico. Per le caratteristiche del patrimonio immobiliare italiano, le previsioni contenute nella normativa rischiano di creare non poche criticità. 

Entro il primo gennaio 2030, tutti gli immobili residenziali dovranno avere almeno una classe energetica E per poi raggiungere la D nel 2033. 

Come già avvenuto per il passaggio ai veicoli elettrici, le direttive Ue spesso non tengono conto delle caratteristiche peculiari dei singoli paesi. 

La misura già nel 2021 aveva suscitato numerose polemiche, perché mette nero bianco la necessità di ristrutturare gli immobili entro il 2027 e renderli efficienti da un punto di vista energetico.

Ok alla transizione green ma occhio alle specificità

Una disposizione orientata verso il fondamentale obiettivo “emissioni zero” nel 2050, che rischia però anche di fare i conti con la situazione del patrimonio immobiliare italiano.

Uno scenario che è quello di un paese caratterizzato, da Nord a Sud, da centri storici, borghi antichi, immobili d’epoca disseminati su tutto il territorio. I nostri immobili sono la testimonianza di un patrimonio culturale ricco e stratificato. 

Trascurare il valore della sfera sociale e culturale degli immobili mette a rischio anche la validità dei progetti di rigenerazione urbana. Una sfida a 360 gradi, non limitata ad aspetti tecnici di una transizione green poco attenta alle differenze culturali, sociali ed economiche dei diversi stati.  

Non a caso in Italia circa il 60% degli edifici ha una classe tra la F e la G, mentre la classe E corrisponde a costruzioni realizzate tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90 del Novecento.

Passare alla classe E significa operare una riduzione dei consumi di circa il 25%. Un obiettivo da raggiungere attraverso interventi di ristrutturazione come il cappotto termico, l’adozione di nuove caldaie, la sostituzione degli infissi e l’installazione di pannelli solari. Operazioni dal costo elevato, nonostante gli incentivi in campo nel settore edilizio.  

Non è prevista una sanzione che vieti la vendita o la locazione di una casa con una classe energetica non green. Resta comunque demandata ai singoli stati la decisione su quali penalizzazioni applicare a chi non riuscirà ad adeguare gli standard energetici fissati da Bruxelles. 

Al di là della possibile introduzione di sanzioni pecuniarie, la nuova direttiva Ue non tiene conto dei potenziali effetti sugli immobili in un contesto come quello italiano. Basti pensare alle esenzioni previste per le dimore di interesse storico limitate a quelle “ufficialmente protette”, cioè sottoposte a vincolo. Si tratta di un’ipotesi che metterebbe a rischio molti edifici dei centri storici italiani non vincolati ma ugualmente meritevoli di tutela per il valore storico, artistico e architettonico.