Net-Zero Industry Act, quali sono i rischi del Fondo sovrano europeo

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Net-Zero Industry Act, quali sono i rischi del Fondo sovrano europeo

Net-Zero Industry Act, quali sono i rischi del Fondo sovrano europeo

22 Gennaio 2023

Il Net-Zero Industry Act è il fondo sovrano europeo che Bruxelles intende creare per reggere la sfida della competitività con Stati Uniti e Cina. I leader dell’Unione europea e i Paesi membri si preparano a inseguire gli Usa di Biden sulla strada degli aiuti di stato all’economia. Gli Stati Uniti, con l’IRA, il piano americano della Amministrazione democratica, intendono favorire la transizione energetica e ambientale in America. Questo vuol dire ridurre le emissioni di gas serra nei settori dell’industria pesante come acciaio, cemento e prodotti chimici. Favorire le tecnologie pulite e la industria green insieme alla trasformazione digitale.

Il Fondo sovrano europeo per inseguire l’America di Biden

L’Europa da una parte plaude allo sforzo americano verso la transizione ecologica, che è sempre stato uno dei mantra di Bruxelles. Dall’altra teme la portata dell’Inflation Reduction Act, ben 369 miliardi di dollari pompati nella economia americana. Il Piano di Biden, ricordiamolo, è passato per un solo voto al Congresso degli Usa, quello della vicepresidente Kamala Harris. I singoli Paesi europei guardano con timore anche agli effetti di questa rincorsa agli aiuti di stato sulle propria base industriale. Viviamo infatti una congiuntura internazionale critica determinata dall’inverno energetico e dalla guerra scatenata dai russi in Ucraina.

Il costo della transizione verso una economia a emissioni zero per molte industrie potrebbe essere elevato. Il piano potrebbe avere un impatto negativo sulla competitività dell’industria europea. L’idea della Commissione europea è di dare vita a un Net-Zero Industry Act con una serie di obiettivi per le tecnologie pulite che rispettino la Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Con questa mossa, la presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, intende creare il Fondo sovrano che permetta alla Ue di impedire che le aziende del Vecchio continente si trasferiscano negli Usa per sfruttare le opportunità dell’IRA.

Il modello del Fondo Sovrano europeo sarà il Next Generation EU?

L’idea è di indirizzare le risorse dell’Unione verso progetti di respiro europeo. Questo per facilitare il raggiungimento degli obiettivi del Next generation Eu e dello European Green Deal, puntando su specifici progetti industriali che tutelino la sovranità europea. Il nuovo fondo sovrano dovrà essere finanziato dal debito comune ma la domanda è se l’unico modello sia il NextGeneration EU, lo strumento  creato per rilanciare la economia europea dopo il Covid (800 miliardi di euro). Cioè il Recovery plan che conosciamo, con sovvenzioni e prestiti garantiti dalla Ue in cambio di riforme e investimenti negli Stati membri dell’UE.

L’idea del Fondo sovrano europeo pone una serie di problemi. Il primo legato al fatto che la Ue è una unione monetaria e che i Paesi membri non partono nelle stesse condizioni. Quelli più ricchi rischiano di avere vantaggi maggiori dal fondo sovrano rispetto a quelli meno ricchi o più indebitati come l’Italia. Il secondo punto è che i Paesi membri della Ue debbono rendersi conto che non possono andare in ordine sparso su grandi questioni come la decarbonizzazione, lo sviluppo infrastrutturale, la trasformazione ecologica e digitale. C’è il rischio che attraverso pressioni politiche sul fondo si finisca per investire in specifici settori o in questo o quel Paese, compromettendo la capacità del Fondo di muoversi con investimenti imparziali.

Superare il “paradosso regolatorio” europeo

Serviranno coerenza, strategie o linee guida di investimento chiare, soprattutto se vogliono competere con Usa e Cina. Terza questione, l’Europa deve superare il suo “paradosso regolatorio”, come ha scritto oggi sul Sole il professor Sergio Fabbrini. Cioè l’impianto legislativo europeo che negli ultimi anni ha cercato di tutelare la competitività europea dall’assalto dei grandi oligopoli internazionali.

L’Unione europea sostiene già da tempo le politiche nazionali di conversione ecologica attraverso una varietà di strumenti come i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo. La Ue fornisce assistenza tecnica e orientamento ai Paesi membri, ha fissato standard e regolamenti ambientali. L’Europa ha anche sostenuto una politica europea dell’innovazione attraverso programmi come Horizon, che finanzia progetti di ricerca e innovazione. Il Consiglio europeo per l’innovazione fornisce finanziamenti e sostegno alle piccole e medie imprese innovative. La UE ha fissato obiettivi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e aumentare l’uso di energia rinnovabile, che può guidare l’innovazione in questi campi.

Fabbrini: “Produrre beni pubblici europei”

Nel complesso, l’UE vuole creare un’economia più sostenibile e innovativa attraverso una combinazione di finanziamenti, regolamentazione e definizione di obiettivi ambiziosi. La Ue però dovrebbe liberarsi di molti regolamenti e restrizioni sulle proprie attività di investimento che rischiano di limitare la capacità industriale europea di generare rendimenti elevati. Per Fabbrini, il Fondo dovrebbe “sostenere le politiche nazionali di riconversione”, ma soprattutto, “promuovere una politica europea della innovazione”. “Produrre cioè beni pubblici europei di cui tutti gli stati membri possano beneficiare, a prescindere dalle loro dimensioni o dallo stato delle loro finanze”.