Annuncio ufficiale del Cremlino: sì all’indipendenza di Ossezia e Abkhazia

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Annuncio ufficiale del Cremlino: sì all’indipendenza di Ossezia e Abkhazia

26 Agosto 2008

Il presidente russo Medvedev ha annunciato, in un discorso televisivo, di aver emanato i decreti per riconoscere ufficialmente l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale. A sole ventiquattrore di distanza da un’analoga risoluzione adottata congiuntamente dal Consiglio della Federazione Russa, equivalente al senato, e dalla Duma, la camera bassa, la Russia ha ratificato sul piano istituzionale la sua intransigente volontà politica di ridefinire la geografia politica della Georgia.

Il riconoscimento dell’indipendenza ha scatenato la reazione delle cancellerie internazionali, che hanno espresso una concreta preoccupazione per le ripercussioni sulle trattative diplomatiche in corso.

 La strategia russa resta quella di accelerare la separazione di Ossezia meridionale e Abkhazia per mettere i governi occidentali di fronte al fatto compiuto e perciò neutralizzare il sostegno all’integrità territoriale di Tbilisi. Dalla parte opposta, l’Unione Europea intende rafforzare il processo di integrazione della Georgia come manifestazione di solidarietà alla politica filo-europea del presidente Saakashvili.

Ma oltre alla preoccupazione di Bruxelles la politica di Mosca ha scatenato effetti imprevisti nell’Est europeo. I paesi baltici stanno premendo per ottenere installazioni militari della Nato e controbilanciare l’influenza russa. Analogo processo ha luogo in Ucraina, pronta a collaborare allo scudo missilistico americano e in aperto contrasto con la Russia per l’utilizzo della base navale di Sebastopoli, in Crimea, che la flotta russa utilizza per raggiungere il porto di Poti in Georgia.

La preoccupazione occidentale e l’allarme nell’Europa orientale stanno inoltre modificando gli equilibri interni della Nato. A settembre il prossimo incontro dell’Alleanza Atlantica a Londra sarà l’appuntamento per rivedere quel rifiuto all’ingresso di Georgia e Ucraina che segnò l’esito del vertice di Bucarest dell’aprile scorso. Tuttavia, la stessa Russia potrebbe abbandonare la sua difficile cooperazione con l’Alleanza Atlantica senza aspettare lo smacco di vedere Kiev e Tbilisi diventare postazioni Nato nel Caucaso, dove Mosca intende ristabilire l’egemonia perduta dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

Il sostegno del Cremlino ai separatisti delle due regioni georgiane non si conclude nell’atto del loro riconoscimento formale. Mentre raccoglie prove per accusare la Georgia di genocidio e pulizia etnica in Ossezia, Mosca comunica di aver intavolato strette trattative con i governi dei due aspiranti nuovi stati per instaurare una stretta collaborazione e una solida alleanza. A spiegare la vera natura di questo attivismo diplomatico è stato il presidente dell’Ossezia meridionale, Eduard Kokoity, che ha esplicitamente richiesto l’invio di un contingente militare russo.

Le regioni separatiste si confermano territori su cui Mosca intende stabilire una sorta di sovranità indiretta, creando un nuovo prototipo di un micro-satellite fondato sulla diretta protezione militare russa e su una enclave etnica filo-russa. Mosca non demorde dal suo progetto di scindere Abkhazia e Ossezia del Sud dalla Georgia e la strategia di dilazionare il ritiro dei suoi militari acquista un senso ancora più forte di fronte al riconoscimento dell’indipendenza. Dopo i cinque giorni di intensi scontri militari che hanno ribaltato l’iniziale vantaggio della Georgia nel rischio di un’invasione russa di Tbilisi, la vera battaglia per l’integrità territoriale georgiana deve ancora essere combattuta.