Il Nobel per la pace a Mohammadi non ferma la repressione in Iran
07 Ottobre 2023
Un rapporto indipendente delle Nazioni Unite denuncia che la teocrazia iraniana continua la repressione contro i dissidenti interni, imprigionando in modo illegale gli attivisti per i diritti umani, come il premio Nobel per la pace Narges Mohammadi. Secondo il rapporto, anche le esecuzioni degli oppositori vanno avanti. Il rapporto è stato redatto da un investigatore privato, Javaid Rehman, partendo dai fatti del 2022.
Il rapporto critica l’uso eccessivo della forza da parte del regime durante le proteste scatenate dalla morte di Mahsa Amini, la ragazza uccisa per non aver indossato il velo islamico. Le proteste hanno provocato numerosi morti, feriti e arresti. La missione iraniana presso le Nazioni Unite non ha risposto al rapporto di Rehman che chiede ulteriori indagini sugli abusi, esortando i leader iraniani ad assumersi le proprie responsabilità .
Il rapporto affronta anche il tema degli arresti di attivisti per i diritti civili, delle molestie ai giornalisti e dei sospetti avvelenamenti nelle scuole femminili. Secondo il rapporto, in Iran le esecuzioni aumentano, insieme alle confessioni estorte con la tortura e alle violazioni dei diritti degli imputati nei processi. Amnesty International intanto ha sollecitato la comunità internazionale a pretendere che le autorità dell’Iran consentano a una delegazione indipendente, con esperti ONU, di entrare nel paese per indagare sulle circostanze che hanno determinato il ricovero ospedaliero di Armita Garawand.
La ragazza di 16 anni lo scorso primo ottobre è svenuta a bordo della metropolitana, secondo varie denunce, tra cui una testimonianza oculare pubblicata dal “Guardian”, dopo essere stata colpita da un addetto ai controlli sull’obbligo d’indossare il velo. Da allora, la ragazza è in coma. Nei giorni successivi al ricovero, la giornalista indipendente Maryam Lotfi è stata arrestata mentre stava indagando sull’episodio.
“Le autorità iraniane stanno portando avanti una campagna coordinata di dinieghi e distorsioni per nascondere la verità su quanto accaduto. Ciò ricorda in modo drammatico la falsa narrazione e le spiegazioni implausibili circa il ricovero in ospedale di Mahsa Amini, poco più di un anno fa”, ha detto Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
“Dato che non c’è prospettiva di un’indagine indipendente e imparziale a livello nazionale, la comunità internazionale deve pretendere che le autorità iraniane consentano l’accesso nel paese a una delegazione indipendente internazionale per scoprire la verità ”. Amnesty chiede che che cessino le minacce e le intimidazioni nei confronti di parenti e amici di Garawand e dei “giornalisti che cercano di scoprire cosa sia realmente accaduto”.