Perché il centrosinistra non ha diritto di critica su Lampedusa

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Perché il centrosinistra non ha diritto di critica su Lampedusa

27 Gennaio 2009

 

Ciò che accade nella piccola isola di Lampedusa deve far riflettere in modo generale sia il governo sia l’opposizione. Poiché l’immigrazione clandestina esiste da molto tempo e il governo attuale è stato preceduto da un governo di centro sinistra che ha favorito l’immigrazione clandestina e non si è occupato minimamente dei problemi dei centri di accoglienza, i parlamentari del centro sinistra non hanno alcun diritto di critica per la situazione di emergenza che si è attualmente creata a Lampedusa.

D’altra parte l’idea che sia bene impiegare una “piccola Isola” per la custodia degli immigrati clandestini in attesa del loro rimpatrio, in quanto così essi possano uscire dal centro di raccolta, per andare a passeggio non è accettabile. Si può solo ammettere che ciò accada per ragioni contingenti, per periodi limitati, per centri sovraffollati, in attesa che si creino condizioni migliori. Ma non si può ammettere un loro diritto alla libertà. Infatti gli immigrati clandestini  non hanno alcun diritto di stare sul territorio italiano. E pertanto non si può concedere loro un diritto di libera circolazione. E non è vero che trattandosi di un’isola ciò non comporterebbe il rischio che qualcuno di loro tenti la fuga. Potrebbero farlo a bordo di barche di pescatori di nottetempo. E così si creerebbe un precedente per nuova immigrazione clandestina diretta all’sola. Ed invece ciò va assolutamente scoraggiato. Infatti a volte fra le persone in attesa di essere rimpatriate si celano anche intermediari, che hanno organizzato  il loro sbarco clandestino e hanno mezzi per pagarsi una fuga clandestina. E non tutti gli immigrati clandestini sono persone che cercano un lavoro in Italia sia pure con metodi illegittimi. Ci possono essere persone che preferiscono il canale illegittimo per attività criminali e che trovano interessante la possibilità di circolare nell’isola in cui sono stati fermati, in attesa di rimpatrio, perché questa è una base per il loro successivo passaggio occulto nel resto di Italia.

Quanto a quella sinistra che fa tutt’uno fra la cattiva causa degli immigrati clandestini e le preoccupazioni degli abitanti di Lampedusa per il rischio di dover perdere le proprie attività a causa di questa nuova “specializzazione” della piccola isola, mi sembra che essa abbia  perso completamente la bussola. Non esistono diritti verso l’Italia degli immigrati clandestini e il solidarizzare con loro come se noi fossimo gli oppressori e loro le vittime, significa solo incoraggiare questi flussi illegittimi a spese dei diritti (questi si legittimi) degli abitanti di Lampedusa. Trovo poi buffo che ci sia un senatore della Lega Nord eletto in Emilia, che pretende di  rappresentare Lampedusa. Ma è anche assurdo che l’onorevole Franceschini (Pd) si presenti come paladino di Lampedusa, a quale titolo lo fa? Chi si presenta nel Sud venendo dal Nord o dal Centro  non rappresenta il Sud, ne è interlocutore. La rappresentanza politica nasce da un rapporto istituzionale fra chi ha scelto i rappresentati e il rappresentante. Si lasciano le “cause” delle comunità del Sud ai rappresentanti istituzionali che tali comunità si sono scelte, dovunque questi siano nati o abbiano risieduto. Gli altri si comportino come leali controparti del rapporto “federato” con lo spirito costruttivo che a ciò si addice, secondo quanto scriveva due cento anni Carlo Cattaneo. La Sicilia è già una Regione autonoma. Ed ha un suo movimento autonomista. Inoltre ha dei parlamentari di partiti nazionali che hanno pieno titolo a rappresentare essi stessi le esigenze della loro Regione. Il Sud,  ha certo bisogno di un profondo rinnovamento, ma anche di grande attenzione e di rispetto per le sue ragioni ei suoi valori.

Lampedusa è un caso emblematico; ha valori storici e ambientali che vanno tutelati e valorizzati e ha una vocazione turistica da concepire nell’ambito di una rete di turismo delle piccole isole siciliane  con comuni valenze culturali paesistiche ed eco ambientali. Può darsi che sia necessario, dal punto di vista dell’interesse nazionale, costituire a Lampedusa il nuovo centro di accoglienza e rimpatrio di immigrati clandestini.

In linea generale, quando si richiedono sacrifici particolari a una parte della comunità nazionali, è sbagliato esigerli  in nome dell’interesse generale. I sacrifici particolari vanno compensati con benefici particolari. Nel caso di Lampedusa, l’indennizzo per il sacrificio di ospitare un nuovo centro di raccolta e smistamento di immigrati clandestini, andrebbe articolato in due parti distinte. La prima dovrebbe riguardare le infrastrutture che lo stato, di intesa con la Regione e con il Comune, dovrebbe finanziare per stabilire condizioni eco ambientali e logistiche adeguate all’incremento di popolazione (immigrati clandestini e forze dell’ordine e altro personale pubblico) e di pressione sul territorio che ciò comporterebbe. La seconda parte dell’indennizzo dovrebbe consistere in agevolazioni per consentire ai lampedusiani di (più che) compensare i danni di questo nuovo insediamento, con un beneficio proprio.

Al riguardo penso a un regime di benefici fiscali e doganali per la popolazione e per le sue attività economiche, simile a quello della zona franca di Livigno in Valtellina, per altro aggiungendovi gli esoneri nella tassazione diretta propri della fiscalità di vantaggio, consentiti dalla Comunità europea. Ma prima di decidere di fare a Lampedusa il nuovo centro di accoglienza temporanea degli immigrati clandestini, sarebbe per altro bene esaminare se a ciò si presti una piccola isola di 20 chilometri quadri, che ha un ottimo clima e un magnifico paesaggio, adatti a scopi  turistici ma forse non è adatta all’insediamento che vi si vuole aggiungere. Essa è lontana dal resto del territorio della Sicilia. Le sue infrastrutture hanno attualmente una limitata capacità di accoglimento di nuova popolazione. Lampedusa  non dispone di ritorse idriche proprie, sicché viene rifornita di acqua potabile via mare. La rete fognaria attuale non è adeguata ed già una parte dei liquami e dei rifiuti viene scaricata in mare senza depurazione. L’elettricità sull’isola non può essere alimentata da una rete dal continente, va prodotto localmente Bisognerebbe appurare con quali costi. Ove qualche clandestino avesse una grave malattia infettive, ove sorgessero problemi di interventi chirurgici e altri problemi sanitari complicati, ci sarebbero le attrezzature sanitarie e il personale in loco o bisognerebbe provvedere a trasporti per via aerea? Conviene sviluppare qui nuove strutture sanitarie in relazione .alla nuova popolazione?  L’aeroporto  è adeguato? E il porto?

Più in generale esiste un piano riguardante il nuovo insediamento, in relazione ai problemi sommariamente descritti. E si è esaminato se, in relazione a tutto ciò, esistono altre alternative o è la scelta di Lampedusa quella più efficiente? Il contribuente nazionale che si deve accollare l’onere di tutto ciò ha bisogno di una risposta al riguardo. E accanto alla risposta al contribuente nazionale, occorre anche la risposta concreta alla comunità di Lampedusa, che va rispettata, assieme al suo territorio e al suo ambiente. Non pare che questo  rispetto in passato ci sia stato, dato che carcasse di vecchi barconi usati per i trasporti illegittimi di immigrati clandestini giacciono abbandonati sulla sua costa, deturpandola. E non pare proprio che ciò sia colpa di Berlusconi.