Il “Casini d’Oltralpe” si chiama Bayrou e potrebbe salvare i socialisti
06 Maggio 2009
Esiste un Paese dove la sinistra di governo e riformista sta vivendo una crisi addirittura peggiore di quella italiana: questa nazione è
Lo avevamo lasciato intento a rimettere insieme i cocci dopo la disastrosa performance delle elezioni cantonali del 2008, quando aveva dovuto subire anche l’umiliazione della sconfitta personale nella corsa al municipio di Pau. Aveva perso per soli 342 voti, con grandi responsabilità dell’Ump, che aveva scelto di non ritirare il proprio candidato al secondo turno, condannando così Bayrou ad una sconfitta certa contro il candidato socialista. Si trattò della vendetta di Nicolas Sarkozy, in parte già consumata alle legislative del giugno 2007 (tre soli eletti per il partito di Bayrou) e completata con l’umiliazione personale delle cantonali. L’inquilino dell’Eliseo non aveva per nulla apprezzato la posizione del candidato centrista dopo il primo turno presidenziale. Forte del 18,5% di voti raccolti, Bayrou si era preso il lusso di affermare: “Il 6 maggio prossimo non voterò per Nicolas Sarkozy”, sottintendendo il suo appoggio a Ségolène Royal. La vendetta dell’Eliseo è stata però soltanto la prima replica e il feuilleton tra Bayrou e Sarkozy è pronto a riempirsi di nuove pagine.
Il nuovo capitolo ha deciso di scriverlo proprio il leader del Modem dando alle stampe ad un pamphlet al vetriolo dal titolo inequivocabile di Abus de pouvoir (Plon, 2009). Bayrou con il suo attacco frontale a Nicolas Sarkozy sottrae a quel che resta del Ps lo scettro di “primo oppositore” del Presidente in carica e lo fa addirittura imitando il padre nobile del socialismo transalpino, quel François Mitterrand che nel 1964 accusò, nel Coup d’Etat permanent (Plon, 1964), di mire monarchiche e addirittura anti-democratiche, Charles de Gaulle.
In realtà, come lo stesso Bayrou sta spiegando in questi giorni di grande esposizione mediatica, Mitterrand si era in particolare soffermato sulle distorsioni istituzionali della neonata V Repubblica, mentre la sua critica va oltre e investe la complessiva “ideologia sarkozista”. L’inquilino dell’Eliseo sarebbe, nell’ottica del leader centrista (in realtà nei toni sempre più radical-populista), responsabile di un pericoloso processo di stravolgimento dell’ideale repubblicano francese, fondato sui concetti di uguaglianza, laicità, solidarietà. Al culto del denaro e del capitalismo, un Bayrou travestito da Olivier Besancenot oppone un non meglio definito “umanesimo” da fondare sulla netta opposizione al sistema capitalista. Più che al Mitterrand del 1964 allora Bayrou assomiglia a quello del periodo 1974-1981, che ha lottato con ogni mezzo per assurgere al ruolo di unico oppositore di Valery Giscard d’Estaing, arrivando a definirlo, come oggi egli fa nei confronti di Sarkozy, monarca abusivo che trasfigura il modello francese e ne minaccia la tradizione repubblicana.
Se si osserva con attenzione il crescendo polemico degli attacchi di Bayrou, si nota che in realtà la sua “campagna di primavera” ha un doppio obiettivo: uno di breve periodo e uno di ampio respiro. Il primo riguarda le prossime elezioni europee, che si terranno con il sistema proporzionale e che storicamente, in Francia, premiano i partiti al di fuori della contesa bipolare. Non a caso i più recenti sondaggi accreditano il Modem del 14% (due punti in più del 12% raccolto dall’UDF nel 2004) e addirittura il 48% dei francesi designano Bayrou come il “capo del governo ideale” in questa fase di crisi. Lo scrutinio europeo può tramutarsi per Bayrou nell’occasione per lavare l’onta del 2008 e soprattutto per ottenere un successo in vista di un’altra complicata tornata elettorale: le regionali del 2010. La scelta di mandare in libreria il suo j’accuse il 30 aprile è stata particolarmente azzeccata, dal momento che gli garantirà una costante presenza mediatica nel corso del mese di campagna elettorale precedente al voto del 7 giugno.
C’è però un secondo progetto più ambizioso che Bayrou ha in cantiere. Si tratta delle presidenziali del 2012. Le opportunità del candidato del Modem sono destinate a crescere se egli riuscirà a conquistare lo scettro del più “antisarkozista” dei candidati. Egli in realtà ha puntato su una scommessa azzardata, dal momento che da qui a tre anni le carte in tavola potranno cambiare e non è così scontato che i livelli oggi bassissimi (24%) di gradimento di Sarkozy rimangano costanti. Molto naturalmente dipenderà dall’evolvere della crisi economica. L’ “Opa” lanciata al ruolo di “miglior oppositore” a Sarkozy è stata però anticipata da Bayrou per sbaragliare il campo socialista. Al momento i risultati sembrano buoni, perlomeno se si osservano le reazioni scomposte provenienti da rue Solferino. Una parte del partito si dice pronta a discutere con Bayrou per stringere alleanze in vista del voto regionale del 2010 (Hollande), il debolissimo primo segretario Aubry minimizza e ricorda per bocca dei suoi fedeli che l’unica opposizione a Sarkozy è quella del PS, mentre Royal pare conscia del “pericolo Bayrou”.
I sondaggi parlano chiaro: il 41% dei francesi (la cifra sale tra l’elettorato socialista) vorrebbe un accordo programmatico tra PS e Modem, all’insegna del “tout sauf Sarkozy” ma, in un’ipotetica presidenziale, Bayrou si trova ad un solo punto percentuale da Royal (19% contro 20%). La scommessa del centrista è chiara: puntare sulla divisione dei socialisti e quindi su una candidatura Royal accanto a quella di un candidato ufficiale del PS. In quel caso quasi certamente egli passerebbe al II turno e potrebbe davvero scriversi un nuovo ed inedito capitolo del feuilleton Bayrou versus Sarkozy. Dunque il “Casini d’oltralpe”, per certi aspetti come l’originale italiano, si scaglia contro una concezione “monarchica” e “affaristica” della politica. Dimostra però maggiore audacia nel giocare la carta del “terzo polo” nel contesto bipolare transalpino. Nei prossimi mesi si vedrà se i socialisti gli daranno una mano in quella che, nella storia della V Repubblica, si è sempre rivelata un’impresa titanica. L’ “esempio francese” passerà le Alpi e troverà una sua declinazione nazionale?