La partitocrazia al potere
04 Maggio 2007
(da Il Giornale)
Quando ho appreso delle dimissioni di Romano Vaccarella da giudice della Corte Costituzionale per la protesta contro le indebite pressioni esercitate da membri del governo, il primo riflesso è stato quello di pretendere da Prodi le scuse per tutti gli italiani che parcheggiano in doppia fila. A freddo, però, l’episodio mi sembra la spia di qualcosa di più serio e di più grave.
Un tempo – e neppure troppo tempo fa – i partiti pretendevano di esercitare in prima persona la sovranità, a dispetto dei poteri riservati alle istituzioni ufficiali dello Stato. Potevano farlo perché il loro ruolo – di maggioranza così come di opposizione – e la loro forza erano immodificabili. Al più cambiava qualche decimale. Era questa l’essenza di quella che si usava definire “partitocrazia”. Poi i partiti sono entrati in crisi e, per di pi%C3