In Sicilia c’è una doppia opposizione ma Lombardo vuol ricucire gli strappi

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

In Sicilia c’è una doppia opposizione ma Lombardo vuol ricucire gli strappi

18 Giugno 2009

C’è un’isola, un governatore e due opposizioni. Nell’afosa, non solo climaticamente, Sicilia, Raffaele Lombardo continua a sfidare gli alleati della vecchia maggioranza e ribadisce il suo “no” all’azzeramento della giunta regionale e annuncia che entro martedì nominerà i tre assessori mancanti.

Il presidente preferisce rimanere arroccato con i fedelissimi di Miccichè dopo l’ennesima richiesta di azzeramento fatta durante il vertice all’Assemblea Regionale Siciliana di ieri, dai coordinatori regionali Giuseppe Castiglione e Domenico Nania. In particolare Castiglione spiega che “il Lombardo bis è illegittimo. Gli assessori Michele Cimino, Titti Bufardeci e Luigi Gentile non hanno l’autorizzazione del partito, il magistrato Caterina Chinnici è ancora in attesa del via libera dal Csm, il titolare all’Industria, Pippo Sorbello è incompatibile nel suo incarico perché è anche sindaco di Melilli. Non sono state effettivamente attribuite le deleghe. Non si può certo dire che sia un esecutivo autorevole e nel pieno delle proprie funzioni. E’ una giunta inesistente”.

Nella serata di ieri, a chiudere il cerchio sulle posizioni dei fedelissimi del Pdl, da Roma si è fatta sentire la posizione dei coordinatori nazionali, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini che sottolineano quanto “il Pdl sia impegnato da tempo a ricostituire le condizioni politiche affinché il lavoro della giunta presieduta da Raffaele Lombardo possa riprendere con più forza e maggiore coesione la realizzazione del programma presentato agli elettori”.

“Questo traguardo si può raggiungere – spiegano i tre coordinatori – a condizione che la trattativa per la formazione della nuova giunta sia condotta rispettando l’autonoma responsabilità delle forze politiche che compongono la maggioranza, a partire naturalmente dal Pdl che è il Partito di maggioranza relativa anche in Sicilia”.

Non sembra essere cambiato nulla, insomma, da un mese a questa parte, da quando l’autonomista presidente Lombardo, ha deciso di tracciare un suo, appunto, autonomo percorso politico, mettendo fuori gioco i vecchi assessori, nominati dopo la vittoria elettorale del 2008, sostituiti da 9 nomi nuovi, eccetto le conferme di quelli in quota Micciché e di Gentile, ex An. C’è chi sostiene che Lombardo abbia già blindato in un cassetto il foglio con i tre nomi che mancano alla composizione definitiva della nuova giunta. Ma sono ancora tanti i papabili dell’ultima ora che non è facile fare previsioni, soprattutto con uno come Lombardo, abituato in politica spesso al colpo di scena a sorpresa. 

L’unica constatazione è che si rischia una frattura insanabile dentro l’ex maggioranza, rottura che può avere certo conseguenze e portare a un’eventuale spaccatura del Pdl in Sicilia ma, di contro non fa certo uscire bene dalla bagarre la nuova squadra di governo dell’Isola e il presidente, che rischiano di consegnare alla Sicilia un esecutivo che, per carità, può smentirci con la capacità in futuro degli uomini e dei fatti, ma certamente senza alcuna considerazione politica né nella maggioranza, né nell’opposizione e, anzi paradossalmente, con il rischio di dovere affrontare due opposizioni: quella creata “in casa” e l’altra, la tradizionale, del Pd. Uno scenario che, andando di questo passo, può portare a una breve vita del nuovo esecutivo, al punto da aprire scenari di nuove elezioni da qui ad un anno.

Sul fronte Udc, anche i centristi hanno organizzato ieri pomeriggio all’Ars una riunione di tutti i deputati. Si è fatto promotore del vertice il capogruppo Rudy Maira e, dopo circa due ore di confronto, tutti i parlamentari siciliani hanno sottoscritto un documento: “Il presidente della Regione – si legge nel testo – è stato eletto su indicazione di una coalizione di partiti. Gli elettori siciliani hanno scelto in un’unica scheda elettorale un partito e il presidente collegato. La vigente legge elettorale è una diramazione diretta dello Statuto, che è norma costituzionale. La modifica dell’assetto della maggioranza, uscita dalle urne, rappresenta una palese violazione delle regole democratiche, e forse anche dello Statuto”. “L’Unione di Centro – continua il documento – tiene al rispetto del patto con gli elettori stipulato nel 2008 ed ha un solo obiettivo: ripristinare le ragioni della maggioranza votata dagli elettori”. Linea sulla quale è d’accordo anche il Pdl. I rappresentanti dell’Udc chiariscono inoltre: “Se Lombardo insiste nel volere proseguire da solo, dovrà assumersi ogni responsabilità  politica e morale”.

Il Pd, intanto, trova gli spazi più consoni per inserirsi. Come nel migliore dei contropiedi all’italiana, per usare la metafora calcistica, attacca. “Il presidente Lombardo – dice il segretario regionale Francantonio Genovese – continua a rinviare la data per completare il suo governo e tace sui  motivi di tanto ritardo. Sono forse ragioni inconfessabili o poco dignitose per un esecutivo che dovrebbe fare dell’autonomia il suo carattere distintivo?”.“Il nuovo governo siciliano – prosegue Genovese – sembra volersi rendere autonomo solo dall’Ars dove lo stesso non si è ancora presentato seppure in formazione ridotta. Senza sapere i veri motivi, Lombardo continua a chiedere pazienza a tutti, ai siciliani che soffrono i devastanti effetti della crisi, ma anche alle forze politiche, sia del centrodestra che del Pd che, in questa situazione, vengono di fatto private del diritto di esercitare il loro ruolo nella sede istituzionale.

Conclude il segretario regionale: “D’altra parte, come si può fare opposizione ad un governo che non c’è?”. Di “un esecutivo a mezzo servizio che deve uscire da questa sorta di mistero”, parla il collega di partito di Genovese, l’onorevole Giuseppe Lupo, intervenendo a Sala d’Ercole nel corso della seduta di ieri, per buona parte dedicata alla crisi regionale. Lupo ha, inoltre, chiesto al presidente dell’Ars Francesco Cascio una calendarizzazione al più presto di una seduta che veda la partecipazione del presidente della Regione Lombardo. Alla richiesta di Lupo, Cascio ha risposto che stamattina incontrerà il governatore proprio per fissare una seduta d’aula da dedicare al dibattito sulla situazione politica e sul governo regionale.