Putin coltiva l’antiamericanismo anche se la Russia ha bisogno di Obama
10 Luglio 2009
La visita del Presidente Obama a Mosca è stato il primo grande test per la sua diplomazia. Si deve dire subito che Obama non ha sedotto il pubblico russo. Chi ha visto la scena dell’incontro tra Obama e Putin trasmesso dalle TV ha subito notato che Putin non ha cambiato il suo atteggiamento freddo e non ha mai incontrato gli occhi di Obama con il suo sguardo glaciale.
Il nuovo Presidente americano non ha potuto fare meglio. Come dimostrano i dati sullo stato dell’opinione pubblica russa, soltanto il 23 per cento della popolazione ha fiducia in Obama, mentre il 55 non ne ha; il 15 per cento ritiene che gli USA svolgano un ruolo positivo nel mondo, contro il 49 che lo considerano negativo; e soltanto il 12 per cento pensa che gli americani trattino la Russia in maniera giusta, mentre il 75 per cento crede che gli Stati Uniti vogliono solo sottometterla e sfruttarla. Il regime di Putin, quindi, continua a coltivare assiduamente l’antiamericanismo e i sentimenti anti-occidentali scaturiti dall’antagonismo tra il sistema sovietico e quello liberal-democratico durante la Guerra fredda.
I risultati della visita, pertanto, sono apprezzabili ma non sconvolgenti. L’accordo sulla riduzione del numero delle testate nucleari e dei loro vettori è stato preparato da tempo: essendo nell’interesse di tutti e due i paesi che lottano contro la crisi economico-finanziaria è stato approvato senza alcun ritardo. Il transito di rifornimenti alle truppe americane che lottano contro i talebani in Afganistan attraverso il territorio russo è stato preceduto dalla decisione del Cremlino di acconsentire che il Kirghizistan lasciasse agli USA, a caro prezzo, l’uso della base militare di “Manas”. Mosca, che come l’Occidente è interessata alla sconfitta talebana, è riuscita a presentare ciò come una concessione e un gesto pacificatorio. L’organizzazione di una Commissione congiunta per migliorare i rapporti russo-americani ci ricorda, però, soltanto quanto sia penoso lo stato di questi rapporti.
La visita è stata preparata in modo tale da evitare tutti i più problemi spinosi, dal comportamento russo nello spazio post-sovietico, con particolare riferimento alla guerra russo-georgiana all’annessione di fatto delle due province di Ossezia e Abkhazia del sud alla Russia, dalla pressione sull’Ucraina all’uso politico dell’arma energetica e alle violazioni dei diritti umani. Obama ha incontrato i rappresentanti dell’opposizione democratica, dando così un segnale che gli USA non dimenticano i problemi della democrazia in Russia. Durante l’incontro con l’opposizione democratica, Obama, a parere dei partecipanti, ha pronunciato un discorso ben preparato, bello, ma in fondo banale, affermando che il destino della democrazia in Russia dipende dai russi stessi. Uno dei leader dell’opposizione, Gary Kasparov, è riuscito a passare a Obama la lista dei detenuti politici.
Il bilancio complessivo dell’incontro tra le leadership russa e americana si potrebbe riassumere così: il principale obiettivo di Putin – dimostrare allaa popolazione di essere trattati alla pari dagli USA – è stato raggiunto. Obama ha proposto di organizzare il prossimo summit sulla sicurezza nucleare e addirittura organizzare una conferenza sul Medio Oriente a Mosca o a San Pietroburgo.
La propaganda governativa ha presentato la visita come una riconoscenza americana dello status della Russia come grande potenza. Il ricevimento accordato alla coppia presidenziale da parte dei russi ha confermato ulteriormente che la leadership di Mosca si trova in grande sintonia con la sua popolazione. Putin è una incarnazione dello spirito russo-sovietico che condivide con la maggioranza della sua popolazione. Infatti, la maggioranza dei russi favorisce la ri-nazionalizzazione delle aziende privatizzate e una stragrande maggioranza insiste sulla statalizzazione di tutta l’industria petrolifera.
La maggioranza dei russi appoggia la crescita del controllo governativo sui mass media come una misura temporanea o addirittura permanente. La maggioranza approva le restrizioni imposte sulle organizzazione non-governative straniere che promuovono i diritti umani e ha una valutazione positiva del sistema cinese che combina uno forte stato centrale con una rapida crescita economica, preferendolo a quello liberal-democratico. La quota della popolazione con una visione liberal-democratica che si oppone alla ri-nazionalizzazione, al controllo governativo sui mass media e alle altre misure dello stato autoritario oscilla tra il 21 e il 23 per cento. Come riconoscono i collaboratori del World Public Opinion, Putin “has been reading his public well”.
Zbigniew Brzezinski alla vigilia del viaggio di Obama a Mosca ha sottolineato che nei rapporti con la Russia la diplomazia americana non può limitarsi all’accordo di cooperazione nelle aree in cui gli interessi dei due paesi coincidono. Si deve anche sottolineare i benefici comuni se tra i due paesi affronteranno le divergenze, rispettando le regole del gioco accettate dalla comunità internazionale. Anche se l’entrata della Georgia o dell’Ucraina nella NATO non è imminente e non deve essere affrettata, la Russia deve riconoscere il loro diritto di compiere una scelta del genere. Inoltre, bisogna convincere Mosca che il suo vero interesse nazionale non sta nella restaurazione dello spazio imperiale, bensì nel diventare un partner affidabile della Comunità atlantica. Finora questi obiettivi per la diplomazia americana e occidentale non sono stati raggiunti.
In un recente sondaggio condotto simultaneamente negli Stati Uniti e nella Russia, tra gli otto temi proposti come i più importanti da discutere nell’incontro del G8, sia gli americani che i russi hanno messo al primo posto “la lotta contro il terrorismo”. Ma se per l’opinione pubblica americana il tema al secondo posto è stato “la democrazia e diritti umani” per quella russa lo stesso tema occupa il penultimo posto. La vera preoccupazione dei russi è “la povertà”. La popolazione russa, però, non riesce a collegare il sistema anti-democratico che regna nel paese, e i tentativi dell’elite politica di rovesciare la disintegrazione dell’impero russo, con il basso standard di vita che comincia a calare appena diminuiscono i prezzi degli idrocarburi sul mercato mondiale. Nell’opinione pubblica manca la consapevolezza che soltanto una ampia cooperazione con l’Occidente può far uscire la Russia dalla condizione di petro-dipendenza e di arretratezza in cui si trovano i settori dell’agricoltura, dei trasporti, dell’edilizia e della produzione dei beni di consumo.