Via l’Irap: Berlusconi spiazza l’opposizione
22 Ottobre 2009
Quella dell’abolizione dell’Irap è una misura che questo governo aveva promesso alla vigilia di due tornate elettorali, compresa l’ultima. L’annuncio di oggi quindi non è nuovo, ma se l’impegno venisse mantenuto l’economia tornerebbe a girare più velocemente. Il governo eliminerà l’Irap, questa l’indicazione del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che in un messaggio inviato stamane all’assemblea della Cna ha fatto sapere di avere allo studio “strumenti per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti. Tra questi il taglio graduale dell’Irap fino alla sua soppressione anche mediante l’elevazione della franchigia in favore delle aziende più piccole”.
L’ Imposta regionale sulle attività produttive è stata inventata da Visco negli anni ’80 e poi accolta da Prodi come magica formula fiscale. Sul fatto che l’Irap sia un’imposta iniqua che va contro ogni logica di sviluppo sono tutti d’accordo: la pagano anche le aziende in perdita, non si può detrarre, e siccome serve in larga parte per far fronte agli oneri della sanità pubblica, non si capisce perché a pagarla debbano essere solo le imprese.
Del resto, il vuoto aperto dalla caduta della domanda estera è talmente vasto che i provvedimenti di sostegno alla domanda interna non saranno sufficienti per ridare fiato alle aziende e permettere all’Italia di salire sul treno della ripresa; la soppressione dell’Irap, al contrario, risarebbe ossigeno alle aziende. Ma la conseguente riduzione del gettito fiscale nelle casse delle Regioni andrà recuperata da altre fonti (quali?), operazione ardua, sulla quale graveranno anche i margini ristretti imposti dalle condizioni della finanza pubblica. Tuttavia, il premier ha spiegato che l’operazione potrebbe avvenire “anche mediante l’elevazione della franchigia in favore delle aziende più piccole, l’estensione della Tremonti-ter e un sostegno stabile alle piccole imprese che investono nell’innovazione e nella ricerca”. Più in generale Berlusconi ha spiegato che l’esecutivo sta studiando “altri interventi per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti”.
Se l’Irap è finita nel mirino della Corte di Giustizia dell’Ue, della Corte Costituzionale e più volte del Parlamento, c’è più di un motivo: “Il tributo che colpisce con una aliquota fra il 4,5 e il 5% i profitti lordi, gli interessi passivi e i redditi di lavoro lordi di contributi sociali delle imprese, e che è classificato come imposta indiretta sulla produzione, pecca di incostituzionalità per la legge italiana, in quanto viola il principio costituzionale della tassazione in base alla capacità contributiva – spiega l’economista Francesco Forte – Ciò in quanto, pur presentandosi come una imposta che, in parte, colpisce dei costi di produzione (i costi del lavoro, cioè i salari lordi di contributi sociali) pagati dalle imprese, non ammette la detrazione di tali costi, nella determinazione dell’imponibile dell’imposta sul reddito delle imprese”.
Le reazioni. Se dall’Italia dei Valori arriva una fredda apertura (“Siamo disposti a dare un nostro contributo anche se vogliamo prima capire se si tratta del solito spot o se è davvero una misura allo studio del governo”, ha detto il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi), dal Pd arrivano le solite, gelide, critiche. “Il governo studia e promette, intanto le imprese, soprattutto le più piccole, chiudono, i lavoratori vengono licenziati, i consumi si contraggono. Che cosa deve accadere ancora affinché ci si decida a fare una vera politica anti-ciclica? – si chiede Stefano Fassina, responsabile Finanza pubblica dei democratici -. Berlusconi prende in giro gli artigiani. Lo stesso governo che ha fatto impazzire commercialisti e lavoratori autonomi con il "Day click" per i rimborsi forfettari dell’Irap, oggi assicura il taglio dell’Irap, una promessa sbandierata dal 2001. Lo stesso governo portato in giudizio dalle associazioni imprenditoriali di mezza Italia per aver svuotato i potenti incentivi agli investimenti in Ricerca e Sviluppo introdotti da Prodi nel 2007 – conclude Fassina – oggi promette di introdurre un sostegno alle imprese che investono in ricerca ed innovazione. Lo stesso governo che ha di fatto eliminato le agevolazioni fiscali per gli investimenti nel Mezzogiorno, oggi promette l’estensione della Tremonti-ter”.
Per il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, il taglio dell’Irap dovrebbe arrivare solo dopo un alleggerimento della pressione fiscale su lavoratori dipendenti e pensionati: “Il primo atto da fare è la riduzione delle tasse a lavoratori e pensionati, lo impone l’equità e la condizione dei consumi nel Paese – ha dichiarato il numero uno del sindacato vicino alla sinistra – dopo si può affrontare anche quello che riguarda le imprese”.
Di certo, la discussione sull’Irap è antica quanto la sua istituzione. Ma considerate le acque difficili nella quali navigano le aziende, la necessità di intervenire su una imposta iniqua è sempre più urgente.