L’agenda europea del nuovo Presidente

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L’agenda europea del nuovo Presidente

09 Maggio 2007

Con l’instaurazione del quinquennato e la concomitanza tra le elezioni presidenziali e quelle legislative, l’asse della campagna per l’elezione del Presidente della Repubblica francese si è spostato sulle tematiche socio-economiche lasciando piuttosto in ombra le questioni di politica estera che rappresentano, pertanto, una delle principali prerogative del Presidente. Cio’ è apparso in maniera flagrante nel faccia a faccia tra i due candidati selezionati per il secondo turno, nel corso del quale la politica estera ha occupato solo pochi minuti alla fine del dibattito. Ma, sin dal primo discorso che ha seguito la trionfale elezione di Nicolas Sarkozy, le tematiche di politica estera hanno ripreso il posto che spetta loro nell’architettura dei poteri presidenziali. Tra  queste le questioni europee hanno assunto un ruolo particolarmente importante. “Stasera la Francia è di ritorno in Europa” ha enfaticamente annunciato ai suoi sostenitori il neo-Presidente che, a scanso  d’equivoci ha aggiunto :”tutta la vita sono stato un europeista”. Ma quale sarà la strategia europea del nuovo arrivato all’Eliseo?

Si puo’ avanzare l’ipotesi che essa si declinerà in due tempi. Un primo momento, a breve termine, di azione rapida e pragmatica per facilitare, d’intesa con Angela Merkel ed altri “volenterosi” europei, la rimessa in carreggiata istituzionale dell’Unione. Questo sarà seguito da una riflessione di più ampio respiro che culminerà con la Presidenza francese dell’Unione ed il dibattito che precederà la tenuta delle elezioni europee del giugno 2009. 

Il 21 e 22 giugno prossimi, all’indomani delle elezioni legislative del 10 e 17 giugno, Nicolas Sarkozy parteciperà al suo primo Consiglio europeo a Bruxelles. In questo summit, i 27 Stati membri dell’Unione europea dovrebbero lanciare una nuova Conferenza Inter-Governativa (CIG), incaricata di rinegoziare un nuovo Trattato europeo a partire da quello infrantosi sugli scogli del “No” francese del 29 maggio 2005 quando quasi il 55% del corpo elettorale transalpino si oppose alla ratifica del “Trattato Costituzionale”.

Nicolas Sarkozy, differenziandosi in questo dagli altri due principali candidati, si è espresso, sin dal settembre 2006, durante una sua visita a Bruxelles, in favore di un “Trattato semplificato” da approvare attraverso la via parlamentare. Questo testo dovrebbe riprendere le principali innovazioni istituzionali del progetto per una Costituzione europea ed in particolare l’estensione del campo delle decisioni alla maggioranza qualificata e l’elezione di un Presidente del Consiglio europeo. La terza parte del progetto invece, quella riguardante le politiche pubbliche che aveva suscitato aspre polemiche al momento della campagna referendaria, dovrebbe essere accantonata. Quanto alla Carta dei diritti fondamentali la posizione francese sarà “aperta” pur essendo conscia dell’ostilità già espressa da parte della Gran Bretagna, della Polonia e della Repubblica Ceca. Secondo Michel Barnier, ex Ministro degli Esteri ed ex Commissario europeo, attualmente consigliere politico di Nicolas Sarkozy, la nuova versione del Trattato potrebbe essere ultimata entro la fine dell’anno ed il processo di ratifica da parte degli Stati membri concluso entro il 2008, prima delle elezioni europee. 

Questa strategia si accorda perfettamente con quella messa in atto da Angela Merkel che, come Presidente in carica dell’Unione, prepara il Consiglio europeo di giugno e potrebbe consentire di rimettere in marcia l’ingrippata macchina europea. 

Ma, la contropartita del contributo alla relance europea del nuovo Presidente francese sarà costituita da una strategia a più lungo termine mirante a far avanzare due questioni sulle quali Nicolas Sarkozy ha particolarmente insistito durante la campagna : l’opposizione all’adesione della Turchia e il dossier riguardante la politica economica e monetaria dell’Unione.   

Per quanto riguarda il primo tema, Nicolas Sarkozy è sempre stato contrario all’ingresso della Turchia in Europa. Anche su questo si è distinto da Bayrou che, partendo da una posizione ostile all’ingresso della Turchia, era approdato sui lidi dell’ineluttabile consenso seguendo una logica di “costanza istituzionale” in quanto la Francia, sotto la presidenza di Chirac, avrebbe impegnato la sua parola. Sarkozy invece, è rimasto fedele anche su questo tema alla sua demarche volontarista secondo la quale in politica non c’è nessuna forma di fatalità e, nel suo primo discorso da Presidente, ha arricchito ed innovato la sua posizione proponendo (pur senza nominare espressamente la Turchia) un’Unione mediterranea sul modello dell’Unione europea.

Lo stesso atteggiamento scevro da ogni tipo di dogma, il candidato vincitore della destra lo ha avuto nei riguardi delle questioni economico-monetarie dell’Unione ed in particolare sul ruolo della Banca Centrale Europea. Sin dal discorso pronunciato ad Agen nel giugno scorso Nicolas Sarkosy si è espresso in favore di una rimessa in discussione degli statuti e degli obiettivi della BCE per fare in modo che la moneta unica non costituisca un ostacolo al rilancio della crescita economica. Nella visione del nuovo Presidente si tratta di assicurare un vero e proprio governo dell’economia attraverso un miglior dialogo tra l’istituto di Francoforte ed i governi riuniti in un Consiglio dell’euro che dovrebbe esser più strutturato.

A completare il quadro si aggiunge la volontà di lottare a livello europeo contro le delocalizzazioni promovendo la politica industriale e rinforzando la preferenza comunitaria per difendere i prodotti dell’Unione rispetto ad una concorrenza sleale di paesi che non rispettano i nostri stessi standard ambientali o sociali.

Queste questioni saranno al centro della Presidenza francese dell’Unione che prenderà effetto a partire dal 1° luglio 2008. Essa dovrebbe lanciare un vasto negoziato sulle nuove politiche dell’Unione europea che dovrebbe affiancare quello già previsto sulla revisione delle regole di bilancio. Come scriveva Massimo Nava nel suo editoriale del Corriere della Sera all’indomani dei risultati, la Francia di Sarkozy “non sarà un cliente facile” ma il ritorno di questo paese all’esercizio di un ruolo di primo piano in Europa non puo’ che rappresentare una buona notizia per tutti i partner dell’Unione e non è detto che non si possa conciliare la difesa di legittimi interessi nazionali con l’avanzamento del processo di costruzione comunitaria. Se non altro, come sottolineava un editoriale del quotidiano cattolico La Croix: “una difesa attiva degli interessi francesi a livello comunitario potrà cosi’ contribuire ad una riappropriazione del progetto europeo da parte della grande maggioranza dei Francesi”.