In Baviera i crocifissi rimarranno appesi alle pareti delle aule scolastiche

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

In Baviera i crocifissi rimarranno appesi alle pareti delle aule scolastiche

05 Novembre 2009

La sentenza della Corte Europea per i diritti dell’uomo, organo giurisdizionale del Consiglio d’Europa, ha avuto larga eco anche in Germania, dove da tempo la questione del crocifisso è di estrema attualità. Particolarmente indignata la Baviera, Land tradizionalmente a maggioranza cattolica e governata da ormai più di 50 anni dai cristiano-sociali della CSU.

Il Ministro regionale per gli Affari europei Emilia Müller ha parlato di “un cattivo servizio reso alla causa dei diritti umani”, mentre il suo collega Ministro della Cultura Ludwig Spaenle ha ribadito che il crocifisso “continuerà a rimanere appeso alle pareti delle aule scolastiche bavaresi”. La normativa regionale, a dir la verità, si caratterizza per buon senso e moderazione, riconoscendo l’importanza del crocifisso, “in considerazione della connotazione storica e culturale della Baviera”, ma ammettendo che qualora vi siano contestazioni per motivi religiosi ed ideologici, tocchi al direttore dell’istituto scolastico trovare una mediazione. Senza imporre quindi soluzioni dall’alto.

E questo nonostante una sentenza proprio sul discusso caso bavarese, emanata dalla Corte Costituzionale tedesca nel 1995, i cui toni risultano in tutto e per tutto analoghi a quelli usati dei giudici di Strasburgo. Il crocifisso non è un simbolo culturale o ultrareligioso, ma specifico del credo cristiano e lo Stato tedesco non può violare quella neutralità, sancita dalla Legge fondamentale, scrissero molto prosaicamente i giudici di Karlsruhe. Dopo quella sentenza, il Parlamento di Monaco modificò la normativa impugnata (risalente al 1983), sostituendole il dettato di cui sopra, in linea con la giurisprudenza locale dominante, che ancora oggi permette la cosiddetta Kreuz-Anbringung.

Nel corso dell’ultima campagna elettorale bavarese, la proposta dei Verdi locali di vietare per legge l’esposizione di simboli religiosi negli istituti scolastici aveva radicalizzato lo scontro tra le diverse formazioni politiche. La stessa Chiesa Cattolica, con il vescovo di Augsburg Walter Mixa, aveva accusato gli ecologisti di voler condurre una battaglia culturale di stampo ateista. Seppur sofferta, la vittoria dei cristianosociali bavaresi seppellì presto le polemiche da campagna elettorale.

Polemiche che appena un anno prima aveva contribuito a sollevare nientepopodimenoche Ronald Pofalla, ex segretario generale della CDU, da qualche settimana nominato Ministro della Cancelleria nel nuovo governo giallo-nero. Considerato ancora oggi come l’uomo più vicino ad Angela Merkel, Pofalla propose nel corso di un colloquio con la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung di appendere la croce in ogni edificio pubblico del paese, al fine di rafforzare il sentimento di appartenenza culturale alla cristianità. E questo benché la competenza in proposito spetti in tutta evidenza ai Länder.

Lo scetticismo di alcuni liberali dell’FDP si trasformò presto in una provocatoria controproposta, quella di dotare ogni classe di un Grundgesetz. La Costituzione come Bibbia laica. Lo spazio vuoto come freddo simbolo del potere dello Stato. Anche in Germania la discussione prosegue.