Il martire Santoro e una repubblica democratica fondata sul talk show

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il martire Santoro e una repubblica democratica fondata sul talk show

24 Marzo 2010

Una democrazia a rischio chiusura? La pausa forzata di tre o quattro settimane che hanno dovuto osservare i salotti di Santoro, Floris e Vespa, peraltro pronti a riaprire il sipario appena scavallato il voto di domenica prossima, sembra aver svelato l’ingrediente segreto di una repubblica che si credeva fondata sul lavoro e che si è invece scoperta fondata sul talk show.

Per carità, nessuna difesa d’ufficio al meccanismo cervellotico che ha portato allo stop dei dibattiti politici in tv proprio quando l’elettore ha più interesse a formarsi un’opinione da esprimere nell’urna. La vicenda, come noto, nasce dall’iniziativa di un compagno di partito di Emma Bonino, Marco Beltrandi, che ha proposto alla commissione di Vigilanza Rai di estendere ai contenitori di approfondimento televisivo gli illuminati principi della par condicio, legge da sempre osteggiata da Berlusconi e fortemente voluta dalla controparte politica nel timore che il leader-tycoon dilagasse sul video. Un regolamento, quello della Vigilanza, diretta emanazione delle indicazioni dell’Autorità delle Comunicazioni, che è stato sostenuto dalla maggioranza proprio per evidenziare i paradossi della regola del bilancino, troppo difficile da non infrangere e tale dunque da indurre il Cda della Rai a spedire prudentemente in ferie per un mesetto i mattatori delle arene politiche.

I quali, com’è evidente, in ferie non sono andati. La loro visibilità, al contrario, è aumentata a dismisura grazie alle continue incursioni di questi giorni nei programmi dei colleghi più solidali (da Serena Dandini a Fabio Fazio, fino a Corradino Mineo) della tv pubblica e non solo. Per Michele Santoro, in particolare, gli eventi delle ultime settimane sono state una vera cuccagna, una sorta di insperato percorso di beatificazione. Proprio quando il suo giocattolo sembrava sul punto di rompersi e i rapporti con l’altra primadonna del suo programma, Marco Travaglio, si andavano guastando a furia di lettere velenose scambiate a mezzo stampa, la naturale tendenza a presentarsi come vittima coraggiosa dei soprusi di un ottuso capopopolo ha vissuto il suo trionfo, grazie alle conseguenze della par condicio, come detto, ma grazie anche alla pronuncia del Tar che ha sconfessato il regolamento varato in proposito dall’Autorità per le Comunicazioni e grazie soprattutto alle intercettazioni telefoniche emerse dall’inchiesta di Trani.

Già, l’inchiesta di Trani. È arduo, onestamente, cogliere i profili di reato ipotizzati per gli indagati in base alle informazioni pubblicate dalla stampa. Nelle conversazioni private tra Berlusconi e il suo ex sottosegretario alle Comunicazioni, oggi membro dell’Authority in quota Pdl, Giancarlo Innocenzi, emerge in compenso una verità inconfessabile: il Cavaliere non ama Santoro, la scintilla proprio non scatta, anzi, meno lo vede e meglio sta. Qualcuno lo aveva già ipotizzato, anche se i più sagaci continuano a sostenere, con più di una ragione, che trasmissioni come Annozero finiscano per danneggiare più il Pd che il Pdl. Fatto sta che il buon Michele stavolta ha incassato anche il sostegno di chi di solito lo guarda con diffidenza, da Roberto Benigni all’intera Federazione della Stampa, e si appresta ad autocelebrarsi domani a Bologna nell’imperdibile serata di resistenza “Raiperunanotte”, che rimbalzerà su diverse piattaforme multimediali. Tanto per chiarire che a lui le ferie a marzo non interessano proprio.