Le rivalità nel governo israeliano mettono in imbarazzo Biden
11 Marzo 2010
Gerusalemme. Il presidente dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen, deve aver alzato gli occhi al cielo, ieri sera, in segno di ringraziamento. Dio misericordioso gli ha fatto un regalo inaspettato. Dal punto di vista palestinese, non c’è dubbio che l’ultima mossa israeliana è un autogol. Difficile immaginare carta polemica più efficace di quella fornitagli dal comitato tecnico del ministero dell’Interno israeliano che proprio durante la visita a Gerusalemme del vice presidente degli Usa, Joe Biden, impegnato a promuovere il processo di pace, ha approvato il piano per la costruzione di 1600 nuove case a Gerusalemme est.
L’annuncio è suonato come un sonoro schiaffo al numero due di Obama, così sonoro da meritare una risposta di insolita durezza..Biden si è fatto attendere da Netanyahu e consorte per una lunghissima ora e mezza alla cena ufficiale. E si è fatto precedere da un comunicato di condanna del piano edilizio, definito un esempio, nella sostanza e per il momento scelto, di ciò che non andrebbe fatto, soprattutto alla luce degli sforzi della diplomazia tesi a ristabilire un clima di reciproca fiducia per riportare al tavolo negoziale israeliani e palestinesi. Parole che sono riecheggiate anche nel corso della conferenza stampa di oggi con Abu Mazen.
Se spiegazione razionale alla figuraccia c’è va ricercata nella teoria di Kissinger, secondo cui Israele non ha una politica estera, ma solo una politica interna. La visita di Biden era partita col piede giusto. Dopo un anno di diffidenza e incomprensioni tra Washington e Gerusalemme, il vicepresidente Usa aveva fatto alcune significative dichiarazioni d’amore per lo stato ebraico, assicurando i suoi interlocutori che gli Stati Uniti sono impegnati a impedire che l’Iran si doti dell’atomica.
Il disco verde al nuovo quartiere ebraico di Gerusalemme non poteva arrivare in un momento più inopportuno. Sotto accusa è finito il ministro dell’Interno Eli Ishai. E’ una commissione tecnica del suo dicastero ad aver approvato il piano edilizio. Ishai si è affrettato a scusarsi con Biden per l’imbarazzo causato spiegando che non era a conoscenza dei tempi di decisione del comitato tecnico. Le sue rassomigliano molto a lacrime di coccodrillo. Il partito Shas è attraversato da tensioni. La posta in gioco è la leadership. Lo schiaffo all’alleato Usa su un cavallo di battaglia della destra religiosa come quello della sovranità israeliana su tutta Gerusalemme è una mossa che rafforza Ishai nel partito. I maligni insomma sospettano che Ishai abbia scelto i tempi dell’annuncio per accrescere la sua popolarità. Poco importa di aver messo in imbarazzo Netanyahu nei confronti di Biden, uno leader più vicini ad Israele in seno all’Amministrazione Obama.
Continua a pesare sui margini di manovra diplomatica di Netanyahu, come un peccato originale, la problematica composizione del suo governo, una coalizione sbilanciata a destra, con i soli laburisti a fare da contrappeso. La soluzione auspicabile sarebbe quella di un governo di unità nazionale, incentrata su un’alleanza tra il Likud di Netanyahu e Kadima di Tzippi Livni. Ma questa strada si è rivelata finora senza sbocco:l’ego dei due leader è più forte dell’ interesse nazionale.