“Burger King” è stato solo l’ultimo pasto della finanza brasiliana

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“Burger King” è stato solo l’ultimo pasto della finanza brasiliana

07 Settembre 2010

Il board di Burger King, competitor internazionale di McDonald’s, ha accettato all’unanimità l’offerta di acquisto avanzata dalla società di private equity statunitense 3G Capital, controllata da investitori
brasiliani. L’ennesimo segnale della crescente influenza internazionale dell’imprenditoria e della finanza made in Brazil. La Grande Recessione ha colpito pesantemente Burger King, la seconda catena di fast food al mondo con oltre 12.000 ristoranti in 72 Paesi. La fascia di clientela estremamente giovane (15-30 anni); un menu poco variegato; spese promozionali aggiuntive e una bassa presenza al di fuori del Nord America (solo il 38% di ristoranti sul totale) hanno provocato un calo dei profitti del 6,6% nell’anno fiscale appena conclusosi ed una flessione delle vendite di 1,4 punti percentuali.

Con una offerta di acquisto pari a 3,3 miliardi di dollari USA (24 dollari per azione), 3G Capital intende rilevare il gigante del fast food di Miami, operando una strategia quinquennale di espansione mirata in Asia e America Latina. L’accordo prevede che all’attuale amministratore delegato di Burger King, John Chidsey, si affianchi Alexandre Behring, managing partner di 3G Capital. L’operazione dovrebbe essere finalizzata entro fine 2010. Tra i principali investitori dell’hedge fund americano figurano i miliardari Jorge Paulo Lehman, Marcel Telles e Carlos Sicupira: tra gli uomini più ricchi del Brasile, artefici dell’acquisizione di Anheuser-Busch da parte di InBev.

L’influenza dell’imprenditoria e della finanza brasiliana, in America Latina e nel mondo, sta continuando a crescere: ciò si deve in modo particolare alla capacità dell’Amministrazione Lula di essere riuscita a mantenere il rigore fiscale (attuato dal Presidente Cardoso) riuscendo comunque
ad intraprendere efficaci politiche sociali. La conseguenza economica positiva primaria è la fiducia molto alta registrata sia dalle famiglie che dagli imprenditori brasiliani, questi ultimi protagonisti di un inedito dinamismo sulla scena internazionale. Secondo le ultime proiezioni, nel 2010 il PIL brasiliano crescerà più del 7%; il debito estero rimarrà fermo al 4% del PIL mentre l’inflazione non supererà il 6%. Dal 2004 al 2008, il livello di povertà è sceso sotto la soglia del 50% e circa 10 milioni di brasiliani sono entrati a far parte della classe media. Si tratta di prestazioni paragonabili ai livelli di Cina e India.

La Borsa di San Paolo è già la prima piazza valori dell’America Latina e la quarta al mondo per capitalizzazione – nel 2009 è cresciuta del 19%. Nella classifica 2010 delle 500 più grandi multinazionali del mondo pubblicata da Fortune compaiono 7 società brasiliane; erano 3 solo 5 anni fa. Le imprese brasiliane iniziano ad affacciarsi con insistenza nei mercati esteri. Nel 2007 JBS, il più grande produttore ed esportatore di carne bovina del mondo si allea con il Gruppo Cremonini, leader in Europa, siglando un’operazione da 225 milioni di Euro. Nel 2009 e ad inizio 2010 JBS compie due acquisizioni negli States (Pilgrim’s Pride e Swift) per un valore totale superiore ai 2 miliardi di dollari. Nel 2008, InBev, il colosso belga-brasiliano produttore di birra, rileva l’americana Anheuser-Busch. Lo scorso giugno, il produttore di carne Marfrig ha acquisito l’americana Keystone Foods per 1,25 miliardi di dollari americani, diventando così fornitore diretto di catene di fast food quali McDonald’s e Subway.