Conti pubblici, Tremonti assicura: “Gli obiettivi per il 2010 saranno centrati”
06 Ottobre 2010
Il livello del debito italiano "è elevato" e questo espone a "rischi di bilancio più alti". Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) prevede per l’Italia un debito al 118,4% del pil nel 2010 (in linea con le stime del Dfp che fissava il debito al 118,5% per quest’anno) che potrebbe salire, nel peggiore degli scenari, fino al 136% nel 2015. Ma il ministro dell’Economia Giulio Tremonti getta acqua sul fuoco e durante un’audizione sul Documento di finanza pubblica, Dpf, assicura: "Gli obiettivi 2010 saranno centrati. Lo confermano anche gli ultimi dati. I conti pubblici sono in linea con le previsioni. Siamo assolutamente tranquilli sul 2010".
Nel corso di una giornata politicamente incandescente, con la nascita del nuovo partito che fa capo a Gianfranco Fini, l’agenda economica torna a occupare un posto in prima linea. Con il titolare di via XX Settembre che sul fronte del nuovo patto europeo che entrerà in vigore dal 2016, garantisce: "Sarà straordinariamente confortevole per l’Italia".
Tremonti ha parlato di "un’ossessione sul debito pubblico", perché "se tu vai a vedere solo il debito pubblico, sul quale ricadono gli effetti della crisi della finanza privata, va a finire che dai la colpa al governo e liberi dalla colpa il sistema della finanza". Invece "esistono problemi di debito pubblico, esistono problemi di politiche dei governi, ma l’ossessione sul debito pubblico è un’assoluzione per le vere cause della crisi". L’attenzione, semmai – secondo il ministro – va spostata verso "1-2 Paesi posizionati sull’Atlantico che non è detto che non ci portino di nuovo a una situazione complicata".
La crisi del debito in Europa e le persistenti difficoltà sul mercato immobiliare americano, stanno – secondo il Fmi – rallentando i progressi verso la stabilità finanziaria. "Il sistema finanziario – osserva infatti il Fondo – è il tallone d’Achille della ripresa economica" che ha iniziato a "perdere slancio dopo un primo semestre migliore del previsto: i rischi di bilancio restano elevati nelle economie avanzate. Significative debolezze strutturali restano nei conti pubblici e potrebbero contagiare il sistema finanziario con conseguenze negative per la crescita nel medio termine".
Il sistema finanziario – spiega ancora il Fmi – vive un periodo di "profonda incertezza" a causa della crisi del debito. I rischi di bilancio restano elevati soprattutto nelle economie avanzate, dove il debito pubblico sta salendo e c’è bisogno di fare di più per assicurare una sostenibilità di bilancio. "Gli sforzi dei governi per gestire in modo credibile i timori legati alla sostenibilità di bilancio sono resi più difficili dalla significativa incertezza sulle prospettive economiche" constata il Fondo, che invita le autorità ad agire per "attenuare i canali di trasmissione" fra i rischi legati al debito e le banche. Una sorta di circolo vizioso, che va rotto rafforzando i bilanci pubblici e assicurando, "dove e se necessario", l’adeguato sostegno alle istituzioni finanziarie, alcune delle quali devono ancora essere ristrutturate.
Intanto, a tre anni dal suo inizio, la crisi presenta un conto meno salato del previsto: 2.200 miliardi di dollari, meno dei 2.300 previsti in aprile. Ma i rischi che gravano sul sistema finanziario – spiega il Fmi – sono aumentati negli ultimi mesi. "Se non procederà a un ulteriore rafforzamento dei bilanci, il sistema finanziario resterà suscettibile a shock di finanziamento che potrebbero intensificare le pressioni per il ‘deleveragè e rappresentare un ulteriore freno alle finanze pubbliche e alla ripresa", aggiunge il Fondo, stimando in 4.000 miliardi di dollari il debito delle banche che arriverà a maturazione nei prossimi 24 mesi.
"Siamo in un periodo di elevata incertezza per la stabilità finanziaria – proseguono gli economisti di Washington – La ripresa economica procede accompagnata da una sostenutà volatilità del mercato. La recente interazione fra i debiti degli Stati e i rischi bancari, soprattutto nell’euro aerea, significa che le autorità politiche non possono allentare gli sforzi per ridurre i rischi di rifinanziamento, rafforzare i bilanci pubblici e privati e riformare le regole. I rischi posti dal debito sovrano vanno affrontati con strategie credibili di risanamento di medio termine". Se quindi "la politica non manterrà gli impegni di risanamento, o non li accompagnerà alle riforme strutturali necessarie per generare la crescita – conclude il Fmi – le vulnerabilità si faranno più acute".