Wikileaks dimentica il ruolo dell’Italia nella guerra tra Russia e Georgia
02 Dicembre 2010
Nel conflitto tra Russia e Georgia dell’agosto 2008 l’Italia svolse una funzione stabilizzatrice tra Mosca e Washington, scongiurando una crisi diplomatica tra le due superpotenze dalle conseguenze imprevedibili.
E’ in quest’ottica che vanno rilette le dichiarazioni dell’ex ambasciatore americano a Roma, Ronald P. Spogli, che sono state trafugate e pubblicate in questi giorni da Wikileaks. All’epoca del conflitto la diplomazia americana criticava il governo italiano per non essersi allineato ad una immediata condanna della Nato contro l’incursione militare della Russia in Georgia. Ma queste critiche, che peraltro non si concretizzarono mai in una posizione ufficiale, sono basate su una visione del conflitto russo-georgiano che non aderisce alla realtà dei fatti.
L’interpretazione americana era basata sull’aggressione della grande Russia alla piccola Georgia, in una specie di restaurazione del mito dell’impero sovietico nel Caucaso. Ma la realtà era ben diversa. L’ex repubblica sovietica era al massimo dei suoi sforzi, insieme all’Ucraina, per ottenere l’ingresso nella Nato. Ma una Nato nel Mar Nero avrebbe violato il naturale spazio geopolitico della Russia. Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili era uno dei principali alleati americani nell’area e non era certo un mistero per nessuno che gli stratosferici capitali impiegati per ammodernare le forze armate georgiane, che nel 2007 raggiunsero il record mondiale del 6% del Pil, provenissero anche dagli Usa e fossero destinati all’obiettivo storico di Saakashvili: cancellare l’autonomia delle due repubbliche georgiane separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia Meridionale e riportarle sotto l’autorità di Tbilisi. A questo scopo il governo georgiano aveva addirittura istituito il Ministero per la Reintegrazione. Falliti i negoziati politici, a partire dall’aprile 2008 la Georgia stava preparando l’operazione militare per entrare nelle due repubbliche e annientare le forze secessioniste – dove peraltro nel 2006 un referendum popolare aveva scelto la via della totale indipendenza col 99% del consenso.
Dato che Wikileaks ragiona sul piano dell’informazione, va ricordato che il 3 agosto, tre giorni prima dell’inizio dell’attacco georgiano alle sue due repubbliche separatiste, il primo ministro russo Putin diramò un avviso urgente alle cancellerie europee, poi ripreso dal settimanale tedesco Der Spiegel, dove si metteva in guardia dall’imminente scoppio di un conflitto armato in Georgia. Ma le notizie iniziarono a circolare sui network occidentali solo quando entrò in gioco la Russia, due giorni dopo l’inizio del conflitto. Eppure Mosca fu subito incastrata nel ruolo dell’aggressore e perciò colpevolizzata. L’America fu colta da una crisi di russofobia in perfetto stile da guerra fredda. Era l’epoca dello scontro tra Usa e Russia sullo scudo missilistico americano che sembrava orientato anche contro la Russia, oltre che contro l’Iran. L’Europa orientale celebrava con rinnovata ansia l’anniversario dell’invasione russa in Cecoslovacchia e per le strade di Praga si gridava “better dead than red”. Così l’opzione della risposta dura parve la migliore. Ma la situazione sul campo era già esplosiva quando i russi trovarono le prove del pesante sostegno militare e finanziario degli americani alla Georgia, anche durante le prime fasi del conflitto. Una dichiarazione della Nato avrebbe potuto avere esiti drammatici. Già a settembre il New York Times anticipava i risultati di un’inchiesta internazionale sulla responsabilità della guerra, che scagionava la Russia e poneva seri interrogativi sulle reali intenzioni della Georgia.
L’Italia scelse di ignorare le isterie collettive e creare le condizioni per una tregua stabile. A dispetto dell’opinione di Spogli, l’Italia mantenne realmente una posizione equilibrata ed equidistante tra le parti in conflitto. In questo l’Italia non fu sola. Oltre alla posizione mediatrice della Germania, fu Sarkozy, a cui toccava il turno di presiedere l’Unione Europea, a lavorare con grande determinazione per raggiungere un cessate il fuoco sulla base di un accordo di pacificazione, firmato il 12 agosto da Russia e Georgia.
Le coordinate geopolitiche dell’Italia le impediscono di schierarsi soltanto con l’Occidente o soltanto con l’Oriente, perché è un ponte tra questi due mondi, che proprio nel vertice Nato del 2002 a Pratica di Mare hanno ricominciato a dialogare grazie all’Italia di Berlusconi. I frutti sono già maturi: infatti la posizione attuale dell’America è quella del “reboot”, della rifondazione di rapporti con la Russia ispirati alla cooperazione. Lo dimostra il nuovo progetto dello scudo anti-missile in Europa che sarà sviluppato congiuntamente da russi e americani.
Oggi gli Usa hanno capito che trattare con la Russia offre vantaggi per tutti. L’Italia lo aveva già capito, molto tempo prima.