Laicisti, tradizionalisti e il sogno di una società che ci liberi dal pluralismo reale
29 Luglio 2011
Ci sarà ancora consentito di ritenere, con Sigmund Freud, che la omosessualità rivela una patologia, con Kant, che la pena di morte è più giusta dell’ergastolo, con Winston Churchill che la democrazia liberale non è fatta per tutti i paesi?
Ciascuna di queste tre tesi, in realtà, mi sembra problematica ma mi chiedo: esiste un punto di vista oggettivo, scientifico, che stabilisca, una volta per tutte, se una è più ‘vera’ del suo contrario? E me lo chiedo perché sta venendo fuori, forse non solo in Italia, un tipo di ‘cultura civica’ che sembra non rendersi conto dell’<incertezza ontologica> che regna nel mondo umano dove non confliggono il vero e il falso — come nella scienza — ma ‘opinioni’ dettate da diverse concezioni del mondo e che portano, ad es., gli uni a ritenere l’aborto un omicidio, gli altri una sorta di appendicectomia. Laicisti e tradizionalisti, atei e credenti, in cuor loro coltivano il sogno di una società a norma, che ci <liberi> dal pluralismo <reale>.