Con un po’ di pazienza e togliendo la magia alle cose la verità si avvicina

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Con un po’ di pazienza e togliendo la magia alle cose la verità si avvicina

29 Agosto 2011

–    Laerte, sei sicuro di quello che hai detto? E soprattutto te ne rendi conto?

–    Sì, ma forse non completamente.

Lei pendeva dalle mie labbra.

–    Ti voglio raccontare una storia.

–    Laerte, mettiamo al bando queste stronzate e parliamo da adulti.

–    Ma come sei! Lo facevo per creare la suspense.

–    Muoviti!

–    Mendo era uno con gli attributi al posto giusto. Non era mica così facile fregarlo, e mi puzza che qualcuno sia riuscito addirittura a farlo spogliare e a farlo entrare in una macchina che sarebbe saltata in aria. Avrebbe preferito farsi ammazzare piuttosto che rimanere passivo. Ti ho già detto che ho incontrato la vedova di Salvatore Dazi, ma non ti ho detto cosa mi ha riferito. Ebbene, mi ha detto che il marito era stato ingaggiato da Tano Mendo per uccidere una persona.

–    Come sarebbe a dire? Spiegami tutto.

Fui costretto a spiegarle tutto per filo e per segno in modo che capisse e poi proseguii nella mia spiegazione:

–    La signora Dazi ha ricevuto un messaggio dai compagni del marito che la avvertivano della morte di quest’ultimo: è morto carbonizzato in un’auto esplosa.

–    E quella avrebbe detto queste cose, che non dice nemmeno al confessore,…

Pensai immediatamente a don Dollaro.

–    …a te? 

–    Ebbene sì. Ora, se posso, continuo. In questo modo Mendo ha potuto assumerne l’identità. Ti ho detto che la fotografia corrispondeva a una persona differente da quella che si spaccia per Dazi. Indubbiamente l’esame dentistico confermerà che si tratta di Mendo. E ora viene il pezzo forte: ti lascerà a bocca aperta. Hai notato che negl’ultimi giorni c’è stata una moria incredibile di parte dei mafiosi più pericolosi che ci sono in circolazione? Ebbene, io la attribuisco al fatto che una volta che Tano è stato creduto morto, tutti si siano rilassati un po’ troppo e si siano fatti ammazzare senza problemi dalla banda che ora — in apparenza — gestisce il cugino di Tano: Peppe Mendo. Ho detto “in apparenza” perché Peppe Mendo riceve ancora gli ordini da Tano.

–    Ma come fai a sapere tutte queste cose? Chi sono i tuoi informatori?

–    Spiacente ma quello che mi ha detto queste cose non te lo posso proprio presentare. Ora ti spiego come fanno: Tano-Salvatore va nello studio di un avvocato di nome Guglielmo d’Orton, nell’arco di qualche minuto arrivano anche altri mafiosi, come se ci fosse un incontro al vertice, discutono sul da farsi e poi scrivono gli ordini sulla una pagina di giornale con un pennarello.

Questa cosa la tirai proprio a indovinare.

–    Il giorno dopo consegnano il messaggio in modo discreto a uno scagnozzo di Peppe e tutto avviene come stabilito — terminò Rita.

–    Proprio così.

–    Ma in tutto questo cosa c’entrano Massimiliano e l’assessore Calcagni?

–    Un attimo di pazienza, ci stavo arrivando. Togli la magia delle cose. Come ti ho già detto, l’assessore aveva avviato una tratta di clandestini…

–    Scusa se ti interrompo, ma toglimi una curiosità: quello che ti ha detto queste cose interessanti, è lo stesso che ti ha parlato di Peppe Mendo?

–    Ho sempre detto che hai fiuto. Non appena arrivavano i clandestini, l’assessore li faceva legalizzare. E secondo te qual era il mafioso che li faceva arrivare qua?

–    Tano Mendo.

–    Precisamente. Nella lettera che mi ha mandato, Massimo mi diceva che Calcagni era in serio pericolo (almeno è questa l’interpretazione che ne ho dato). Secondo te perché era in pericolo? Per il semplice fatto che era divenuto avido e chiedeva sempre di più, iniziava ad avere pretese da capo, senza pensare che era pericoloso giocare con Mendo. Tuttavia, quest’ultimo, non poteva privarsi di un socio così importante e, per fargli capire in che direzione viaggiava il treno, gli ha fatto fuori l’amante. L’assassino di Massimiliano non può che essere un tirapiedi di Mendo.

–    Va bene, ammettiamo che tutto questo sia vero, ma che cosa centra la scritta "spia" e la lingua tagliata?

–    Per depistare le indagini e far pensare a un regolamento di conti. Inoltre, l’assessore avrebbe anche potuto pensare che si trattasse effettivamente di un suicidio se lo avessero trovato semplicemente impiccato, mentre con quella dinamica non ci si poteva sbagliare.

Incredibile. Ma ancora qualcosa non mi è chiara: che fine ha fatto lo specchio dell’ufficio di Calcagni? Come mai la finestra di Massimiliano era aperta? Come mai la lettera che gli ha dato l’assessore era a metà?