Il ballottaggio conferma l’analisi: primarie e coesione gli assi vincenti
22 Maggio 2012
Chiuse le urne con le schede scrutinate, anche in Puglia si salutano le amministrative 2012. Due settimane fa il Popolo della Libertà ne era riuscito ammaccato, ma ancora in piedi: la fragorosa vittoria di Lecce aveva attenuato i colpi subiti a Brindisi e Taranto, dove il centrodestra era stato buttato fuori dai giochi nonostante l’obbligo dei tempi supplementari.
Nel capoluogo ionico, infatti, a giocarsela sono stati Ippazio Stefàno e Mario Cito, leader della Lega d’Azione Meridionale. Il risultato era più che prevedibile: Cito era l’outsider arrivato al ballottaggio a sorpresa e Stefàno, di contro, il Sindaco uscente sostenuto dalla totalità della sinistra tarantina. Ha dominato il leader di Sinistra Ecologia e Libertà, conquistando il 69,74% dei consensi. Adesso andrà a costituire una giunta comunale che potrà vantare un appoggio più che ampio, dai vendoliani ai cattolici dell’Udc.
Trani era l’altro capoluogo regionale chiamato al voto in questo week-end di ballottaggi. Gigi Riserbato (Pdl) l’ha spuntata, ma a fatica. Luigi Opermolla, a capo di una coalizione di centrosinistra, ha raggiunto il 49,2% dei consensi ed è stato sempre vicinissimo al nuovo sindaco di Trani che si è aggiudicato la gara con il 50,8. Il centrosinistra ha guadagnato più di venti punti percentuali nelle ultime due settimane di campagna elettorale, ma non sono bastati a conquistare il municipio all’ombra della Cattedrale. Trani resta al centrodestra, ma al timone c’è un uomo nuovo della politica pugliese, scelto con le primarie proprio per difendere gli ultimi dieci anni firmati dall’amministrazione Tarantini.
In provincia di Bari erano sette i comuni che non avevano ancora scelto il sindaco per i prossimi cinque anni. A Bitonto Michele Abbaticchio – con Sel e Italia dei Valori, ma contro Partito Democratico e Puglia per Vendola – ha vinto con il 65,4%. Paolo Intini, l’alterego della sinistra bitontina, ha subito un distacco netto: KO tecnico, con i vendoliani consapevoli d’aver giocato bene le loro carte. Così come a Santeramo, città nella quale Michele D’Ambrosio ha conquistato la poltrona da primo cittadino con il 52,99% portando in municipio Pd, IdV, Sel e Udc, ma lasciando all’opposizione i vendoliani che compongono la civica e Futuro e Libertà. A Giovinazzo, nord barese, Tommaso Depalma batte Lia Dagostino: Partito Democratico sbattuto all’opposizione dall’Italia dei Valori, in virtù del netto 62,31 contro 37,68. A Gravina in Puglia i vendoliani erano uniti e il loro candidato ha perso. Rino Vendola si è fermato al 43,92%, Alesio Valente è salito fino al 56,06% sospinto dal Partito Democratico che capeggiava una coalizione senza sinistra estrema, ma con il rinforzo del Terzo Polo.
A Castellana Grotte, invece, situazione capovolta: la sinistra cittadina era fuori dal ballottaggio e la gara tutta tra moderati. La coalizione con il Pdl capofila, insieme a Udc e Movimento Schittulli, ha eletto Franco Tricase sindaco con il 56,71% dei consensi. Il laboratorio politico di Castellana ha sfornato un’idea di coalizione perfetta per le prossime regionali, anche se la Puglia Prima di Tutto ha dato forfait, appoggiando Simone Pinto, senza aver conquistato nemmeno un seggio simbolico in consiglio comunale. Gioia del Colle e Terlizzi erano le uniche due città nelle quali il ballottaggio è stato un classico della politica, destra contro sinistra. Uno a uno: risultati prevedibili. A Gioia il centrosinistra era arrivato al ballottaggio per un pelo e Sergio Povia (anche qui: Pd, Udc, Fli) è stato bravo a non perdere il vantaggio accumulato nella campagna elettorale: È diventato sindaco della città con il 61,34%. Sogni sfumati per Pietro Longo, che si dovrà accontentare dell’opposizione in consiglio. A Terlizzi, città natale del governatore regionale, il Popolo della Libertà confeziona invece una vittoria tonda, importantissima per il suo valore simbolico. Vendola aveva costruito la campagna elettorale durante la sua prima corsa da governatore proprio nella sua città che oggi lo ha punito: Michele Berardi, pur potendo contare su un supporto ampio (Pd, Sel, Idv oltre a Udc, civiche e ecologisti), si è fermato al 37,86%. Ninni Gemmato, volato al 62,13%, ha dimostrato come l’aver consultato l’elettorato in sede di primarie sia stata la scelta vincente del centrodestra terlizzese.
La sfida di Terlizzi era importante dal punto di vista simbolico e il Popolo della Libertà ha saputo lavorare d’astuzia, così come successo a Lecce e Trani. Questa tornata elettorale porta in dote al centrodestra quell’esperienza che, forse, è mancata su e giù lungo lo Stivale. La consultazione della base, attraverso primarie e congressi di partito, è ora strumento inevitabile: unica cura possibile alle turbolenze di una destra che soffre la congiuntura politica difficile e non è ancora immune dai diktat delle autoritas locali.