Ilva, la disperazione degli operai: “Senza lavoro nessun futuro”
28 Settembre 2012
Punto e a capo: a Taranto, dopo la decisione del gip, Patrizia Todisco, che ha respinto il piano aziendale di interventi e la richiesta dell’Ilva di proseguire la produzione, i lavoratori hanno indetto quarantotto ore di sciopero per manifestare il loro dissenso e per dar forza alle loro paure. La strada tracciata dal tribunale di Taranto, infatti, prosegue verso la chiusura di una parte dell’Ilva e mette a rischio il sistema produttivo dell’impianto siderurgico jonico, rendendo tremendamente incerto il lavoro degli operai e il futuro economico della città.
I lavoratori che non vogliono vedere vacillare il loro futuro sono scesi in piazza: gli aderenti ai sindacati Fim, Cils e Uilm hanno proclamato lo sciopero ed hanno bloccato gli accessi alla statale 106 e alla Appia, le due arterie che attraversano Taranto e che collegano lo Jonio con Bari e Reggio Calabria. Da ieri è complicato entrare in città, ma la forza della protesta dei lavoratori è tutta nella loro paura: se la magistratura dovesse condannare l’Ilva alla chiusura, a pagare, per primi, sarebbero proprio loro. E allora tutti in strada per dar coraggio, anche, agli operai che ormai da tre giorni sono accampati sulla torre di smistamento dell’altoforno numero 5 ad oltre sessanta metri di altezza; mentre prosegue la clamorosa protesta dei gruppi di operai issati sulla passerella del camino E312 dell’area Agglomerato che sono in sciopero della fame e della sete.Tutti uniti per gridare il loro dissenso e per difendere quello che è il loro diritto al lavoro.
La Fiom, invece, si è fatta da parte. Il sindacato legato alla Cgil, come il ‘Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti’, ha invitato i lavoratori a non cedere ad una protesta – a detta loro – “fomentata dall’azienda”. “A pagare deve essere la famiglia Riva” ha detto il presidente del Comitato, Ranieri, senza badare al fatto che il conto potrebbe essere salato soprattutto per tutti gli operai Ilva. Landini, segretario Fiom, invece, tuona contro le altre organizzazioni che hanno rifiutato un’assemblea comune ed hanno preferito indire uno sciopero che “ha delle ambiguità”, definito dal leader Fiom “inutile che contesta le scelte della magistratura”.
Situazione a dir poco caotica che si spera possa essere risolta, oggi, con il verdetto dell’Aia: il ministro dell’ambiente, Corrado Clini, ha promesso che in queste ore sarà conclusa l’istruttoria per la concessione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. “Noi rilasciamo l’Aia – ha detto Clini – che ha come riferimento la lista delle migliori tecnologie disponibili in Europa per la siderurgia". L’accelerazione del ministero, ha spiegato poi Clini, "è la conferma del lavoro che stiamo facendo, applicando la legge" e non una risposta alla ferma scelta del gip tarantino.
In questo marasma, però, latita, ancora una volta, la politica pugliese che sembra persa, distratta dalla dicotomia tra lavoro e salute. Un vero ossimoro solo in Italia – e forse solo al Sud – che deve essere superato, se è vero come è vero, che entrambi i diritti convivono in diverse zone d’Europa. A Taranto, adesso, quel che resta è lo striscione affisso dai dipendenti che troneggia all’ingresso del siderurgico: “Senza lavoro nessun futuro”.