I cambiamenti in Georgia, la nuova politica russa e il ruolo dell’Occidente
11 Ottobre 2012
A seguito dei recenti cambiamenti nel Caucaso e in Georgia, la strategia politica dell’Europa Orientale potrebbe subire seri mutamenti.
Con la Georgia "rinnovata" politicamente, la situazione nella regione del Caucaso subirà certamente un mutamento politico, ma è ancora molto incerto chi sarà la potenza che approfitterà di tale cambiamento.
È da un po’ di anni che il Caucaso si trova in una specie di stagnazione politica. La Georgia durante questo periodo, ha sicuramente perduto ogni possibilità reale di difendere i propri interessi nazionali semplicemente perché e stata in balia del regime dittatoriale di Saakashvili, che dal 2008 in poi, si è concentrato esclusivamente a rafforzare il controllo sul paese e ha sfruttato lo stato come un oggetto privato stretto tra le mani di alcuni esponenti del regime. La corruzione "d’élite" aveva raggiunto il picco negli anni 2010-2012 e i politici corrotti avevano messo le mani su tutte le aree di maggiore interesse. Inevitabilmente, la politica estera ha conosciuto una fase di stallo a partire da agosto 2008, cioè dalla fine della guerra Russo-georgiana che, ricordiamo, finì con l’occupazione totale di due regioni georgiane da parte della Federazione Russa.
Oggi, con il graduale abbattimento del regime autoritario di Saakashvili e l’insediamento del nuovo governo guidato da Bidzina Ivanishvili, c’è la possibilità che il programma della politica estera georgiana veda delle modifiche strutturali. Purtroppo, per adesso non possiamo vedere la certezza di tale cambiamento in quanto, Saakashvili rimane ancora in carica come presidente e bisognerà vedere quale sarà il suo atteggiamento politico. Inoltre, insieme al risanamento delle istituzioni interne del paese, sfigurate e distorte dal precedente regime, ci dovrà essere una strada nuova per rinvigorire e reindirizzare la politica estera dello Stato. Rimane imperativo che la Georgia tenti di ritrovare un nuovo approccio politico anche nei confronti della Federazione Russa che tuttora continua l’occupazione militare delle due regioni di questo piccolo paese caucasico.
Negli ultimi anni, in Georgia ha "regnato" una politica estera estremamente radicalizzata nei confronti del Cremlino.
La Georgia sotto Saakashvili ha sempre mantenuto un’atteggiamento assai negativo nei confronti della Federazione Russa, dimenticando il fatto che la Russia e la Georgia condividono centinai e centinai chilometri di frontiera terrestre. Per gli aspetti geografici, storico e culturali, per Tbilisi è impossibile ignorare l’esistenza del Cremlino alle sue porte e guardare solo verso l’Occidente. Ci vuole una politica assai più equilibrata per poter sopravvivere in un ambiente così complesso come il Caucaso. È molto difficile trovare un punto d’incontro perfetto che permetta questo tipo di equilibrio, ma non è impossibile.
Con i metodi della politica passata, gli antagonismi sfrenati e gli scontri frontali contro una delle potenze nucleari più potenti del mondo come la Russia, Tbilisi non ha mai potuto e non potrà mai assicurarsi quel tipo di sicurezza ed intoccabilità che cerca di perseguire da dopo il crollo dell’URSS.
La Russia si sta rivelando un paese estremamente complesso e difficile da gestire addirittura per noi occidentali, figurarsi per la Georgia o l’Ucraina. La mania di grandezza regna sovrana all’interno del Cremlino e le ambizioni di Mosca sono assai ben manifestate ovunque nel mondo. Inoltre, sappiamo bene che la Russia è spesso propensa ad usare la forza militare per difendere i propri interessi nazionali e questa sua "particolarità" rende l’intera regione dell’Europa Orientale e del Caucaso molto insicura.
Nonostante l’aggressione russa nei confronti della Georgia nel 2008 e la successiva occupazione dei territori, la Georgia dovrebbe cercare di negoziare con il Cremlino più attivamente. Come si evince dalle dichiarazioni recenti del nuovo governo, per i georgiani l’integrità territoriale rimane un punto importante. Visto che noi occidentali non siamo in grado di contribuire in questa complicata vicenda, Tbilisi deve contare solamente sulle proprie forze. La Georgia, in quanto paese debole, non può sceglie la politica di violenta contrapposizione contro il suo "aggressore". Inoltre, non può nemmeno fingere di ignorare Mosca e di guardare solo verso l’Ue e gli Usa in cerca di qualche aiuto politico, tra l’altro poco probabile. Tale approccio rischierebbe di alienare ulteriormente la Federazione Russa.
Quindi, l’unica strada praticabile rimane la politica di equilibrio che nelle relazioni internazionali non sempre è una cosa positiva, ma in questo caso specifico, rimane la sola opzione da scegliere.
La futura politica della Georgia nei confronti della Federazione Russa interessa molto noi occidentali. La possibilità delle future sinergie tra Mosca e Tbilisi ci obbligherà a condurre la nostra politica estera con la dovuta attenzione. La stabilità della regione del Caucaso è sicuramente negli interessi dell’Unione Europea, soprattutto, per la nostra politica energetica e per i nostri piani futuri che dovranno renderci sempre meno legati alle risorse russe.