Via l’Imu sulla prima casa: ecco dove trovare 6 miliardi

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Via l’Imu sulla prima casa: ecco dove trovare 6 miliardi

Via l’Imu sulla prima casa: ecco dove trovare 6 miliardi

07 Agosto 2012

L’Italia ha ormai una pressione anomala sui fabbricati che, considerando le sole imposte patrimoniali, raggiunge il 2,7%. Con la manovra Monti le imposte patrimoniali sulla casa, che erano 9 miliardi, sono aumentate a 20 miliardi. Ciò è stato fatto con la sostituzione dell’Imu all’Ici che ne dava 9, infatti 4 sono stati presi sulla prima casa e altri 7 sul resto, che si è così visto aumentare la tassazione patrimoniale del 73%. In totale un aumento del 105%: un’operazione inaudita. Andrebbe ridotta al 45%, cioè diminuita di 6 miliardi. Quattro dall’abrogazione dell’Imu sulla prima casa e 2 dall’attenuazione degli altri aumenti.

Attualmente il mercato edilizio è fermo e le imprese di costruzione non riescono a vendere gli alloggi, dati i nuovi oneri che hanno spaventato le famiglie. Con lo sgravio, il mercato potrebbe riprendere e, smaltendo l’invenduto, riprenderebbe anche l’edilizia. Le famiglie vedrebbero rialzarsi il valore delle loro proprietà, si accrescerebbe quindi la ricchezza e la capacità di consumo. Questo sgravio, pari a 0,38% del pil, potrebbe comportare una crescita dello stesso pil di 0,5, pari a 7,9 miliardi perché così si rimuove un effetto negativo sulla ricchezza e sull’edilizia. Il gettito fiscale, in seguito, potrebbe così restituire il 43% di tale aumento. Ma ora va assicurata la copertura totale, con adeguati tagli altrove.

Per giustificare l’enorme inasprimento sui fabbricati, il premier ha affermato che in Italia la tassazione degli immobili prima era inferiore a quella nei maggior partner comunitari, il che è errato. Infatti, anche limitandosi alle imposte sulla proprietà dei fabbricati, prima degli aumenti, in Italia era, tra tassazione con Ici (0,6% del pil) e imposte di registro sui trasferimenti (0,74%), 1,34% del pil come nella media dei paesi Ocse dell’Eurozona. Ma vanno considerate anche le altre imposte sui fabbricati. E l’Italia tassa il reddito dei fabbricati nell’Irpef di più che gli altri Stati, perché da noi la progressività è maggiore. Qui la pressione dell’imposta personale sul reddito è il 14,36% del reddito disponibile, mentre nella media dell’Eurozona è il 9,80%. E in Italia si tassa anche il reddito in natura delle seconde case abitate dai proprietari, mentre ciò normalmente non accade negli altri Stati.

Inoltre, gli aumenti di coefficienti catastali applicati all’Imu valgono anche per l’Irpef. Ancora maggiore l’aumento per i beni storici e artistici per i quali è stata abolita la precedente agevolazione, consistente nel riferimento al valore catastale più basso della zona, generando maggiorazioni anche del 200-300%. Infine, per gli immobili in affitto è stata ridotta di 10 punti al 5% contro il precedente 15% la riduzione forfettaria per le spese.

Come coprire lo sgravio di 6 miliardi? Con azioni strutturali, come una massiccia cessione di beni pubblici per ridurre il debito e i suoi oneri per interessi, e per dare all’economia una ricchezza che potrebbe esser meglio utilizzata e potrebbe generare maggior crescita. Ma poiché ciò rende nel futuro, mentre occorre trovare coperture immediate, penso si potrebbe ricorrere a un’operazione distribuita in tre parti.

Una quota di 3 miliardi andrebbe presa con una limatura degli esoneri fiscali, che ammontano attualmente a 142 miliardi, tra quelli nell’Irpef, nell’Iva, nelle accise e nella tassazione delle società. Un’altra di 2 la si dovrebbe recuperare nelle 320 voci di spesa riguardanti i contributi alle imprese, che ammontano a 30 miliardi, trasformando in prestiti a tasso basso i generosi contributi alle imprese pubbliche, per servizi, che in seguito andrebbero liberalizzati a passati a privati. Qui da tagliare c’è molto di più, ma vi è anche una proposta di tagli del professor Giavazzi per conto del governo in corso di elaborazione. Un altro miliardo andrebbe tagliato all’acquisto di beni e servizi, il cui totale ammonta attualmente a 136 miliardi, di cui però 100 riguardano Regioni, Comuni e Asl, difficili da eliminare, in quanto detentori di poteri politico elettorali.

Tratto da Il Giornale