Cosa non permette la creazione degli “Stati Uniti d’Europa”
12 Novembre 2012
Oggigiorno si parla spesso del ruolo dell’Unione europea in politica estera, rivolgendo a essa numerosissime critiche a seguito del mancato decollo come un’entità compiuta e unita di stati europei. L’Unione europea di oggi è divenuta un’alleanza estremamente complessa e problematica, ma ha soprattutto cominciato a perdere il senso iniziale per cui fu creata.
Il cammino verso un identità comune di tipo statunitense è sicuramente un sogno irrealizzabile che si allontana sempre più velocemente, mentre i conflitti interni tra gli stati membri (per niente banali) stanno assumendo un carattere assai preoccupante.
L’Unione europea che doveva avere una politica estera forte e coesa, e che doveva essere la prima economia mondiale, non si è mai verificata e le basi che avrebbero dovuto garantire la convivenza pacifica tra tutti gli stati membri hanno iniziato a cedere.
Ovviamente, ci sono numerosi e continui tentativi della politica comunitaria di mantenere la coesione politica dell’alleanza, ma con metodi decisamente sbagliati. La lotta per il controllo e per la supremazia politico-economica all’interno dell’Ue si fa sempre più aspra. Alcune grandi potenze europee hanno relazioni di partenariato più importanti addirittura al di fuori del cerchio Ue e percepiscono molti dei suoi "alleati" dell’Unione come dei veri e propri rivali politici. Un esempio lampante potrebbe essere la oramai nota rivalità politica tra la Germania e il Regno Unito o tra il Regno Unito e la Francia. Inoltre, le differenze ancora assai marcate tra i paesi della vecchia Europa, prima dell’allargamento, e i 12 "nuovi arrivati" hanno ulteriormente accelerato la lotta interna per il dominio.
In un ambiente così variegato, dove le potenzialità politico-economiche e militari dei paesi membri si differenziano fortemente, la nascita della lotta per la supremazia diventa inevitabile. Considerando il fatto che le relazioni internazionali si basano soprattutto sulla "legge del più forte", lo sfruttamento dello spazio comunitario per la propria affermazione e per il proprio dominio diventa un comportamento naturale degli stati sovrani più forti come la Francia, la Germania e il Regno Unito. Mentre l’Italia, stranamente, non ha mai voluto esporsi per il raggiungimento del dominio politico regionale (eccetto in alcuni brevissimi periodi), e ha sempre condotto una politica estera molto neutrale, anche all’interno dello spazio comunitario, quasi alla stregua di paese debole. Si è discusso più volte sulle ragioni di tale comportamento, ma rimane il fatto che il nostro paese ha sempre agito molto al di sotto delle proprie reali capacità politico-economico-militari.
Tornando all’Europa, è ormai chiaro che nessuno di questi tre paesi (la Francia, la Germania e il Regno Unito) intenda cedere la propria sovranità a favore dell’Unione ma, al contrario, ognuno di essi cerca di rafforzare le proprie posizioni. La maggioranza dei paesi membri deboli agisce da "gregario" a ruota delle posizioni del più forte. Per esempio, la Germania ha numerosi "seguaci" tra i nuovi paesi membri che ne condividono le proposte perché non sono in grado di obiettare e quindi di controbilanciare le intenzioni di Berlino.
La realtà è che all’interno dell’Ue, le posizioni della Francia, della Germania e dell’Italia pesano più di molti altri paesi membri messi insieme. Tali circostanze, pertanto, sminuiscono ulteriormente il ruolo decisionale dei paesi membri "secondari" (i quali, neanche messi insieme riescono a controbilanciare i singoli paesi leader ) e lasciano unicamente tre o quattro super-potenze europee "in lotta" tra loro.
Qualsiasi problema ci sia da affrontare all’interno dell’Ue, viene affrontato unicamente in una lotta tra giganti, dove ognuno tenta di far passare l’accordo più conveniente per i propri interessi politici ed economici.
La situazione si complica quando solo uno di queste potenze rimane insoddisfatta. Questa è la situazione attuale. La contrapposizione tra il Regno Unito e il resto dell’Unione, guidata dal duo franco-tedesco, mostra chiaramente i veri limiti dell’Unione europea di oggi. La Gran Bretagna ha potuto decodificare il piano d’azione della Germania e ha cominciato ad agire di conseguenza in difesa dei suoi interessi nazionali. Infatti, Londra promette di voler riprendere alcuni poteri decisionali su talune materie di competenza di Bruxelles e non è disposta ad accettare il diktat assoluto di Berlino all’interno dell’Unione.
Senza entrare nel merito delle discussioni sul budget e sulla politica economica in generale, di cui si dibatte in Europa, rimane comunque chiaro che il potere decisionale di Bruxelles è solitamente nelle mani dei quattro paesi più forti. Quando gli interessi di tutti coincidono, le decisioni vengono prese con facilità, ma ciò accade assai raramente. Principalmente, la realtà è ben diversa. Mentre i cosiddetti paesi membri secondari, deboli e in cerca di garanzie di protezione, hanno potuto cedere parte della loro sovranità alla comunità europea, le grandi potenze europee non possono fare altrettanto.
Le differenze di idee e di vedute tra le super potenze europee non permettono la creazione degli "Stati Uniti d’Europa". Il partenariato tra i paesi europei è un fenomeno facilmente raggiungibile, mentre la fusione della politica economica e della politica estera è pressoché impossibile. Ed è difficile da credere che la maggiore integrazione forzata possa essere una ricetta giusta. Soprattutto se tale processo debba essere guidato interamente (o anche in parte) da un paese come la Germania.
Berlino, durante tutta la sua storia, ha avuto una morbosa propensione verso l’egemonia e verso il dominio regionale, utilizzando sempre il proprio potenziale, prima militare e poi politico-economico, per raggiungere il suo scopo primario. E se i paesi deboli possono vedere il "pacifico dominio" politico-economico della Germania come un vantaggio, noi che rappresentiamo i paesi forti non possiamo che contrastare tale espansione.
Data la situazione particolare in cui viviamo oggi, forse sarebbe meglio non chiedere l’impossibile all’Europa e accontentarsi di meno. Per esempio, mentre la proposta tedesca che riguarda la maggior integrazione economica e politica fra gli stati, dovrebbe essere irricevibile per i paesi forti come l’Italia, la Francia o il Regno Unito, l’esistenza dell’Europol o del "mandato di cattura europeo" sono elementi, per l’Europa medesima, di vitale importanza.
Dunque, l’Ue ci porta certamente i suoi vantaggi quando agevola la collaborazione tra gli stati membri nel campo della giustizia, della ricerca, della sanità o quando permette e prevede il libero commercio tra i paesi membri e così via. Qualsiasi altra forzatura, invece, andrebbe ben oltre la naturale capacità dell’Ue.