La ricostruzione dell’Aquila sia occasione di sviluppo e modernizzazione
24 Aprile 2013
È impossibile dimenticare le immagini del disastro causato dal terremoto che nel 2009, insieme a tante vite, si è portato via anche la speranza di un territorio e di una popolazione.
L’Aquila, ha fatto fronte in questi anni con forza e dignità a un momento drammatico della propria storia. Prima nella gestione dell’emergenza, poi nella fase commissariale affidata al presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi e, adesso, in quella fase nella quale i riflettori si sono spenti ma ancora sono tanti i sacrifici e gli sforzi da fare per ricostruire i palazzi e, soprattutto, le vite di chi nella tragedia ha perso tutto.
In quel tragico aprile del 2009, e nei mesi a seguire, l’allora presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ha preso un impegno con la popolazione abruzzese promettendo che si sarebbe fatto di tutto per riportare la gente nelle proprie case in tempi rapidissimi, privilegiando l’obiettivo di un ritorno alla "normalità" con la ripresa veloce di scuole e servizi
E tanto è stato fatto, scongiurando così il rischio terribile della diaspora che avrebbe condannato molte zone colpite dal terremoto, specialmente L’Aquila, a un declino senza speranza.
E il governo Berlusconi ha anche stanziato le risorse necessarie (circa 10,5 miliardi di euro), ad oggi le uniche messe a disposizione per la ricostruzione dell’Aquila.
Il 1 febbraio 2010 è poi iniziata l’attività del Commissario delegato Gianni Chiodi, terminata il 31 agosto 2012. Il Commissario è stato oggetto di attacchi ingiustificati dal primo all’ultimo giorno del suo mandato. Attacchi ingenerosi e strumentali da parte degli amministratori locali che hanno dato l’illusione agli aquilani che in tempi rapidi si sarebbe potuta avviare e concludere la ricostruzione, inclusa quella di un centro storico di grande consistenza monumentale come quello aquilano.
Gli amministratori locali , in particolare il sindaco dell’Aquila e la sua giunta, invece di avviare per tempo la predisposizione dei necessari strumenti di pianificazione , previsti dalla legge 77/2009 e di competenza dei comuni, hanno cavalcato una forma di protesta sterile e dannosa.
Il commissario delegato Gianni Chiodi, nel frattempo, invece, portava a termine le fasi della gestione commissariale i cui risultati vanno sottolineati:
– 45mila persone sulle circa 100mila sfollate sono rientrate a casa di cui 22mila nel progetto CASE e nei MAP; il resto gode del contributo per la cosiddetta “autonoma sistemazione”.
– Sono stati chiusi 11mila cantieri su 11mila per gli edifici privati danneggiati in modo lieve e medio; 2000 cantieri su 9000 per gli edifici privati gravemente danneggiati.
– 634 milioni di euro sono stati impegnati per diversi interventi di ricostruzione pubblica.
– Sono stati finanziati 323 interventi pubblici, molti dei quali hanno riguardato edifici scolastici ed universitari e oggi 17.000 ragazzi sono in edifici scolastici antisismici.
– E’ stato programmato il finanziamento per 124 interventi pubblici sui beni culturali.
– Sono stati effettuati interventi a sostegno delle imprese danneggiate per circa 200 milioni di euro.
– E’ stato ottenuto l’abbattimento al 40 per cento dell’ammontare dei contributi e delle tasse sospesi in occasione del sisma e da restituire.
Terminata la fase commissariale, il 31 agosto 2012 , le attività per la ricostruzione hanno però subito un rallentamento. L’eliminazione della figura commissariale sembra essere avvenuta più nelle enunciazioni che nei fatti: gli Uffici speciali per la ricostruzione sono ancora oggi non funzionanti con il rischio che si trasformino in inutili carrozzoni. Molti procedimenti in itinere alla data del 31 agosto 2012 sono stati sospesi.
Sono state eliminate forme di contributo già sperimentate, funzionali e rapide, come quelle derivanti dal circuito della Cassa Depositi e Prestiti. Ma soprattutto, è mancata la previsione di nuove risorse oltre a quelle stanziate durante il Governo Berlusconi con il decreto “Abruzzo”.
Dov’è finito il ritorno alla ordinarietà che decretava la Legge Barca? Fare promesse che non possono essere mantenute è il torto più grande che si possa infliggere agli aquilani in un momento come questo. Per l’Aquila e per i suoi cittadini occorrono ora fatti ed impegno concreti. E oggi la concretezza di cui ha bisogno L’Aquila è rappresentata da nuove risorse per continuare nella sua ricostruzione. E da impegni per il lavoro.
Chi conosce gli aquilani sa che hanno voglia e capacità per camminare con le proprie gambe. E’ compito delle istituzioni dare loro la possibilità di esercitare questo diritto. Dalle categorie produttive, è arrivata una richiesta precisa: chiedono strumenti per ripartire ma soprattutto certezze. Certezze sulle restituzioni delle tasse, sull’entità delle risorse finanziarie, sui pagamenti.
I terremoti e in genere le catastrofi possono essere (e nella storia lo sono stati) elemento di depressione e distruzione definitiva, oppure occasione di rilancio e progettualità. Oggi, dopo le ferite, bisogna vedere la ricostruzione come un’occasione di sviluppo e modernizzazione.
Solo una leale e totale collaborazione tra le istituzioni locali e nazionali, ripulita da strumentalizzazioni e partigianerie, può consentire a L’Aquila, di portare a termine la ricostruzione.
(*Senatore della Repubblica)