Torna Renzi e si iscrive al partito dello sfascio

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Torna Renzi e si iscrive al partito dello sfascio

02 Settembre 2013

La torrida estate italiana volge ormai al termine, ed un sistema politico già attraversato da fin troppe tensioni avrebbe bisogno, in questo tornante decisivo, del senso di responsabilità di tutti. Purtroppo, però, ci tocca fare i conti con la smania di rottamare il mondo tipica di Matteo Renzi, ormai determinato a giocarsi la propria partita personale sulla pelle del paese.

Rigenerato dalla breve vacanza negli States, il giovane sindaco di Firenze si è rituffato sul proscenio nazionale, rompendo il silenzio che si era imposto prima del break estivo, quando sembrava opportunamente deciso a sgombrare il terreno dai sospetti, messi in circolo dai soliti maligni, che egli puntasse in realtà alla destabilizzazione dell’esecutivo guidato dal suo compagno di partito Enrico Letta, non a caso bollato come il “governo del rinvio”.

Rientrato in Italia, il Rottamatore ha con tutta evidenza fiutato il pericolo: come se non bastassero gli ultimi impietosi sondaggi, che rivelano un crescente gradimento degli italiani per l’attuale premier, ad allarmarlo è stata l’approvazione di un pacchetto di misure dal forte impatto sociale, attente alle famiglie e alle condizioni difficili dei cassintegrati e degli esodati, nonché l’impegno, ribadito dallo stesso Letta, ad intervenire con energia sul fronte degli stimoli alla crescita, del taglio alla spesa pubblica improduttiva, dell’ammodernamento dell’architettura costituzionale dello Stato.

Segnali evidenti che, pur costretto a muoversi ogni giorno alla difficile ricerca di soluzioni condivise, il “governo di servizio” è la sola opzione in grado di fornire verosimilmente una prospettiva di ripresa al paese. Ovvio che questo scenario sia distante anni luce dai reali intendimenti del sindaco di Firenze, il quale ha un’unica possibilità per uscire dall’angolo: solleticare la pancia dell’elettorato progressista richiamando temi e valori “di sinistra” e soprattutto brandendo con forza l’arma impropria dell’antiberlusconismo.

Il che fa tutt’uno con la denuncia di quella retorica dell’inciucio che informa la linea editoriale del partito dello sfascio, sempre pronto a stigmatizzare a caratteri cubitali ogni presunto cedimento degli attuali vertici democratici alle ragioni dello storico nemico. L’Italia potrà finalmente divenire un paese normale se il sentiero delle riforme condivise tra i due partiti che si sono demonizzati negli ultimi vent’anni verrà percorso fino in fondo; ma piuttosto che guardare alla pacificazione, qualcuno continuerà ad ispirare la propria azione seguendo il principio del tanto peggio tanto meglio.

Il film è solo alle battute iniziali, ma non è difficile prevederne la trama: i maggiori scossoni alla tenuta dell’esecutivo giungeranno nelle prossime settimane proprio da Palazzo Vecchio, ovviamente e debitamente amplificati dalle lenzuolate domenicali di Eugenio Scalfari e dalle solite vestali di “Repubblica”.