L’arringa di Bondi non è poetica come una volta

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L’arringa di Bondi non è poetica come una volta

13 Dicembre 2013

Il senatore Sandro Bondi ha annunciato che la prossima settimana porrà in Parlamento alcune questioni delicate riguardanti il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e il titolare del dicastero per le Riforme Costituzionali, Gaetano Quagliariello. L’ex coordinatore del Pdl che fu rimprovera ad Alfano una sorta di eccesso di potere: non puoi mica continuare ad occuparti dell’ordine pubblico nazionale, in un momento di così gravi tensioni sociali, se hai da pensare anche alla strutturazione del tuo nuovo movimento politico.

Argomento certo pretestuoso, ma tant’è. Magari Bondi, che degli incarichi doppi e tripli se ne intende, si richiama alla propria esperienza personale. Probabilmente lui stesso ha acquisito consapevolezza dei danni arrecati alla cultura italiana quando guidava il ministero dei Beni culturali e contemporaneamente figurava come uno dei coordinatori nazionali del Popolo della Libertà.  Ancor più dura è la critica rivolta al ministro Quagliariello, reo di interpretare la propria funzione istituzionale «come arma di pressione nei confronti di alcuni parlamentari».

L’accusa è solo apparentemente incomprensibile. In realtà finisce per svelare quel che è a tutti evidente: Bondi freme per un rapido ritorno alle urne, del tutto incurante dei reali interessi del Paese, e dunque non può che vivere con fastidio i continui appelli al senso di responsabilità delle forze politiche che Quagliariello lancia con insistenza, ben consapevole delle criticità che l’attuale assetto istituzionale italiano produce soprattutto in un momento di grave crisi economica. Le questioni che riguardano Angelino Alfano e Gaetano Quagliariello hanno a che fare, a giudizio del senatore Bondi, «con il rispetto delle nostre istituzioni democratiche e del corretto confronto politico».

Peccato sia proprio lui a dar prova quotidianamente di scarsa sensibilità istituzionale, tentando di delegittimare un giorno sì e l’altro pure il presidente della Repubblica; peccato sia proprio lui a deformare quotidianamente il corretto confronto politico, utilizzando a mò di clava le categorie del tradimento nei confronti dei suoi ex compagni di partito. La settimana prossima ascolteremo con attenzione l’arringa di Sandro Bondi in Parlamento. Ma confessiamo anche di avere nostalgia del poeta mite e gentile che un tempo scaldava i cuori!