Biotestamento, nel mondo cattolico si allarga il fronte del No

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Biotestamento, nel mondo cattolico si allarga il fronte del No

17 Dicembre 2017

Si allarga sempre più nel mondo cattolico il fronte del “No” alla legge sul biotestamento varata in via definitiva la scorsa settimana al Senato. Il primo ad annunciare disobbedienza civile al provvedimento è stato il “ribelle” Don Carmine Arice, superiore generale del Cottolengo (“noi non applicheremo le Dat”, ha annunciato), a cui è immediatamente seguita una dichiarazione di “apprezzamento” dell’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia. “Le comunità religiose, le istituzioni, le associazioni e tutti i volontari che operano nel mondo sanitario e assistenziale – ha detto – devono avere il coraggio di fare scelte di coerenza morale e di testimonianza anche andando controcorrente, quando si tratta di salvaguardare e promuovere la vita sempre dal suo primo istante al suo naturale tramonto”.

C’è qualcosa di più di un semplice “apprezzamento” nelle parole affatto scontate di Nosiglia. Quell’”andare controcorrente” chiesto così a gran voce di fatto stende un manto protettivo su quanti, come don Arice, disattenderanno la legge rifiutandosi di applicarla, cosa che probabilmente non ci si aspetta da un vescovo, in quanto rappresentante istituzionale della Chiesa.

“In questo momento difficile e delicato – ha aggiunto – si tratta di sostenere una cultura della vita che sia davvero tale. E’ un dovere questo proprio di ogni persona, in quanto fedele e cittadino chiamato ad assumersi le proprie responsabilità, e a prendere l’iniziativa affinché i valori della vita abbiano pieno riconoscimento anche nella cultura e nelle scelte politiche del nostro Paese”.

Tra le altre voci di un certo “peso” si distingue senza dubbio anche quella del cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei, che dopo aver bollato questa legge come “ipocrita” (“apre le porte all’eutanasia senza nominarla”, dice) punta il dito contro uno dei suoi difetti più ingombranti, quello che forse ne accentua il carattere illiberale, ovvero l’assenza di un articolo sull’obiezione di coscienza. “Il medico, cattolico o anche non cattolico, conserva il diritto di non agire contro la propria coscienza – sottolinea il porporato – quindi di non operare per porre fine alla vita di quel paziente. Può fare dunque obiezione di coscienza, anche se la legge ora approvata non lo prevede”.