Se l’asse Usa-Russia è (sempre) indispensabile per gli equilibri mondiali

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Se l’asse Usa-Russia è (sempre) indispensabile per gli equilibri mondiali

13 Febbraio 2018

Ma c’è uno scenario politico al mondo che sia realmente affrontabile senza una qualche convergenza tra Russia e Stati Uniti? The administration chose instead to invite the directors of the three Russian intelligence services—the very agencies responsible for carrying out an attack on our election—for an unprecedented joint visit to Washington. To repeat: This is something that has never happened before in American history”. Michael Carpenter su Politico del 3 febbraio attacca l’amministrazione Trump per aver consentito un incontro a Washington dei vertici del Fsb, i servizi segreti russi, con quelli della Cia. In realtà non c’è uno scenario al mondo, a iniziare dal confine della Sira con una Turchia che bombarda i curdi in una zona d’influenza americana mentre il gruppo al Nusra, che ha avuto ambigui rapporti con Ankara, abbatte un jet russo in un’area lì vicina; non c’è una questione dalla Corea del Nord all’Iran, alle forzature che la Cina compie nel centro dell’Asia, nel mare del Sud della Cina, a Taiwan, nell’Artico; non ci sono soluzioni realistiche che, senza una qualche intesa almeno parzialmente strategica tra Stati Uniti e Russia, siano veramente perseguibili. Con buona pace dei Carpenter. E sperando che presto o tardi lo special counsel Robert Mueller consenta alla Casa Bianca di avere una vera politica estera.

La Repubblica in stile Le Monde Diplomatique non sa più come tenere antifascisticamente insieme i propri lettori. “È il giorno della piazza che divide e disorienta la sinistra in tutta Italia” scrive Alessandra Longo sulla Repubblica dell’11 febbario con di fianco un articolo di Guido Crainz che scrive: “Non dobbiamo solo impegnarci e indignarci per gli orrendi cori sulle foibe intonati  a Macerata”. Interessante notare come il titolo a otto colonne a inquadramento di questi due articoli sia “Le piazze della sinistra: no ai nuovi fascismi”. Dall’insieme di titoli e articoli parrebbe che una parte delle sinistre in piazza ce l’abbia molto anche con quello che Marco Pannella chiamava il fascismo degli antifascisti. Scrivo parrebbe perché lo sforzo titanico in corso in Largo Fochetti per tenere insieme lettori che se ne vanno in due opposte direzione, è meritevole di lode per l’abnegazione, ma non per la chiarezza del risultato.

Gentiloni sceglie la postura adatta per trattare con l’asse franco-tedesco. “E’ importante che in Italia ci sia un risultato improntato alla stabilità e all’Europa” dice Paolo Gentiloni alla Repubblica dell’8 febbraio. Il presidente del Consiglio in carica ha scelto a che cosa ispirarsi nei suoi rapporti con l’asse franco-tedesco, trattasi della antica canzone di Gianni Morandi “In ginocchio da te”.

Il prossimo Tsipras sarà tedesco. “Kevin Kühnert, head of the SPD youth organisation, nailed it when he said it was horrifying that the SPD was talking about its own government jobs and not about policy”  Con la sua abituale maestria  Wolfgang Münchau sul Financial Times dell’11 febbraio spiega come Kühnert, capo dei giovani socialdemocratici tedeschi possa addirittura vincere il referendum di partito sull’aderire o no alla grande coalizione. La forza del messaggio di Kühnert  è quella descritta dalla frase del Financial Times riportata: La Spd invece di mettere al centro la discussione sulle politiche, si è concentrata sui posti di governo. Sono ormai molti i partiti socialisti che con questa impostazione, privilegiare le dinamiche da ceto politico invece del legame con le basi sociali, si sono auto liquidati, dal Pasok al Psf. Forse questa sorte sarà risparmiata alla Germania dal leader degli Iusos.