C’è chi vorrebbe che le consultazioni le facesse Junker
04 Aprile 2018
A Largo Fochetti vorrebbero che le consultazioni le facesse Jean-Claude Juncker. “Posizioni che senza dubbio possono piacere ai suoi elettori, ma sono poche gradite in Europa”. Così Stefano Folli scrive di Matteo Salvini, mentre Claudio Tito, sempre sulla Repubblica del 4 aprile, così ammonisce le forze politiche italiane: “Il precedente di Brexit, sta spingendo i vertici Ue a non transigere più”.
Internet, con annessi vari social, non scomparirà e la politica se ne deve fare una ragione. “Dice il figlio di Gianroberto: la democrazia rappresentativa, che funziona per delega, è morta. Il futuro della democrazia è la Rete. Attenzione, Casaleggio non vuole surrogare i limiti delle nostre democrazie parlamentari con una iniezione di partecipazione. No, dice proprio che la Rete sostituirà la democrazia delegata e naturalmente ne trae motivo di esultanza”. Stefano Cappellini sullla Repubblica del 21 marzo manifesta ragionevoli perplessità sullo straparlare di Davide Casaleggio in merito alla fine della democrazia parlamentare sostituita da quella della rete. Ma mentre è giusto stigmatizzare certe fesserie, sarebbe utile anche ragionare su come la dialettica mezzo-messaggio influenzerà anche la prossima comunicazione politica. I sublimi ragionamenti oppositivi di Platone non fermarono il procedere della parola scritta, le raffinate mosse del cardinal Gian Pietro Carafa poi Paolo IV non bloccarono l’invenzione di Johannes Gutenberg e la stampa della Bibbia in lingua tedesca. Difficilmente le deprecazioni dei vari Stefano Cappellini fermeranno la comunicazione politica via Internet.
Quei due malandrini che vogliono far decidere i cittadini. “Sono una coppia di fatto” scrive su Formiche del 4 aprile Veronica Sansonetti prendendosela con Matteo Salvini e Luigi Di Maio che sotto sotto vorrebbero che si tornasse a votare. Veramente una bella pretesa. La cervellotica legge studiata da Ettore Rosato per inventarsi una maggioranza pro Renzusconi, tende a consegnare all’ingovernabilità l’Italia. E in questo contesto, fatta una legge un po’ più civile e maggioritaria (il Mattarellum, un premio alla greca o simili) tornare a votare come recentemente hanno fatto spagnoli, greci e britannici, sarebbe un reato?
La grande proposta del Pd: facciano un po’ loro. “Fa bene al Paese una minoranza ricca di proposte”. Così dice Graziano Delrio a Monica Guerzoni sul Corriere della Sera del 31 marzo. Con quell’aria pacata, con tutti quei figli, con quel sorriso un po’ triste un po’ solidale, Delrio non può non piacere, almeno un po’. Però questa idea che continuare a dire: “facciano loro” sia la dimostrazione di una ricchezza di proposte, appare obiettivamente bislacca.